Pa locale, Sicilia verso il digitale. Ma la carta “resiste” nell’85,5% dei Comuni
LaPa della Sicilia è avviata verso il digitale. Quasi il 60 per cento de Comuni ad esempio forniscepunti di accesso wi-fi gratuiti, e sono inoltre tra quelli chedi più sperimentano i vantaggi dell’Intelligenza artificiale, il 7,2 per cento per la precisione. Manell’85,5 per cento dei casi la Pubblica amministrazione utilizza ancora procedure analogiche di protocollazione. Ovvero:carta, timbri, firme e sigle. La strada verso ladematerializzazionedocumentale, cioè la capacità di un ente di sostituire ai metodi tradizionali ladigitalizzazionedei processi di organizzazione, archiviazione e tracciabilità dei documenti, è quindi ancora lunga. Ed è solo uno dei parametri attraverso cui l’Istatha provato a misurare il grado di informatizzazione della pubblica amministrazione locale italiana. Luci ed ombreemergono dall’indagineche l’Istituto nazionale di Statisticaha condottosu 6.537 comuni su 7.904 complessivi.In Sicilia, più nello specifico, a fornire le risposte sono stati285 Comuni su 391. I dati si riferiscono al2022. Partiamo dalledotazioni informatiche utilizzate: solo il36 per cento dei Comunidella nostra Isola utilizzadispositivi mobili che non siano il pc desktop o il pc portatile. Sul fronte relativo alcollegamento ad Internet, l’Istat accerta che il99,2 per centodegli enti siciliani usufruisce della tecnologia abanda larga.Tra i parametri presi in esame per capire il livello di offerta digitale della Pa in Sicilia c’è anche illivello di disponibilità dei servizi offerti onlineai cittadini. Appenaun Comune su due in Sicilia(52,9 per cento)avvia e conclude per via telematica l’intero iterrelativo ad almeno un servizio pubblico locale, contro il70,4 per centodellamedia italiana. Fanno ancorameglio la Lombardiacon l’80,7 per cento e il Veneto con l’87,9 per cento. Dato peggiore in assoluto si registra in Molise (36 per cento dei Comuni). Una riflessione a parte merita ilpersonale. Idipendenti Ict(cioè con competenze specifiche relative alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione) in Sicilia sono il4,2 per cento rispetto al totaledel personale. Un dato che ci collocasopra la media nazionale(3 per cento). Ma su tutti spicca quello della Provincia Autonoma diBolzano:10,6 per cento. Nella nostra Isola, ancora, solonel 18,5 per cento deiComuniil personale ha partecipato adattività formative Ict, contro il23,1 per cento della media in Italia. I dipendenti, ancora, che dispongono di un accesso a Internet sono il 78,2 per cento in Sicilia: un dato che ci pone al di sotto della media Italia (91,7 per cento) e ben lontani dalle performance di Lombardia (97 per cento) ed Emilia Romagna (96,65). La Pa locale sta dimostrando di muoversi con sempre maggiore dimestichezza nell’e-procurement: ci riferiamo all’acquisizione di beni e servizi per via telematica, attraverso Internet: il94 per cento dei Comuni siciliani, infatti, dichiara di avvalersi diConsip, che è la centrale di acquisti della pubblica amministrazione italiana. L’Abruzzo, ad esempio, si ferma all’80 per cento.La modalità di accesso ai servizi on line più utilizzata dall’utenza èmediante Spid. Un dato che riguardain Sicilia il 59,3 per centodei Comuni a fronte di unamedia italiana del 77 per cento. A seguire, il dato riguarda tutto il territorio nazionale, troviamo laCarta d’identità elettronica (Cie), laCarta Nazionale dei Servizi (Cns)e, infine,username e password. Nel 2022, si legge nel report, la quota diutenti di 18 anni e piùche si è recato allaASL, all’Anagrafe e alla Postaha subito unaprogressiva contrazionerispetto agli ultimi 20 anni (rispettivamente Asl -16 per cento, Anagrafe -28 per cento e Posta -14 per cento), ma è stabile rispetto al 2021. La frequentazione della ASL o della Posta aumenta al crescere dell’età degli utenti, mentre ai servizi anagrafici ricorrono più gli individui di 35-44 anni. Leggi l’articolo –Fare il bene della comunità e aumentare i profitti: ecco cos’è l’economia civile Questi numeri impongono una riflessione su un fenomeno che l’Istat non ha rilevato nel rapporto, ovvero ilDigital Divide. Parliamo cioè la capacità della pubblica amministrazione locale diguardare sì alla digitalizzazione ma senza dimenticare coloroi quali per definizione, pensiamo agli anziani, chefanno fatica ad approcciarsi alle nuove tecnologie. Icentri di assistenza fiscale (Caf), in qualche maniera, con la loro presenza capillare sul territorio, si stanno facendo carico della responsabilità di rendere quanto più indolore questa transizione verso la Pa digitale in Sicilia ma, come si osserva anche nel fenomeno della progressiva chiusura degli sportelli bancari, sarebbe bene stare attenti a che la digitalizzazione non finisca per tagliare fuori le fasce più deboli della società. Altro grande vulnus della cosa pubblica è lasicurezza informatica, da Nord a Sud: sette amministrazioni locali su dieci non hanno una gestione codificata degli eventi di sicurezza Ict.In Sicilia, rileva ancora l’Istituto,il 59,3 per cento dei Comuni fornisce punti di accesso wi-fi gratuiti. A sorpresa, èla Basilicata, con il 74 per cento ad esprimere la migliore performancedi tutto il Mezzogiorno e, se vogliamo dirla tutta, a surclassare anche il Lazio (per questa Regione un modesto 47,6 per cento) e la Lombardia (52,4 per cento). L’indagine condotta dall’Istat coglie un altro importante aspetto rappresentato dallacapacità di penetrazione dell’intelligenza artificiale nell’attivitàsvolta dagli enti locali. E qui,la Sicilia ci sorprende ancora una volta: il7,2 per cento dei Comunidichiara di aver introdottoinnovazioni di IA o analisi di big data. Un dato superiore alla media italiana del 4,9 per cento ma comunque lontano da quello di altre “insospettabili” Regioni come il Molise (11 per cento).