Pace impossibile, l’Europa è definitivamente sull’orlo del baratro | Ci si appresta alla guerra altro che tregua
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La trattativa di pace tra Russia e Ucraina, mediata dagli Stati Uniti, sta attraversando il momento più critico dall’inizio del negoziato. Il cosiddetto “piano Trump” in 28 punti, consegnato a Kiev il 20 novembre, si è rivelato profondamente sbilanciato a favore di Mosca, al punto da essere definito in Ucraina come un “piano di resa”. Le concessioni previste, considerate inaccettabili sia dal governo ucraino sia dall’Unione Europea, minano la stabilità dell’intero continente e fanno temere che la spirale diplomatica possa precipitare verso un nuovo livello di escalation.
Le richieste contenute nel documento americano includono la cessione alla Russia dell’intero Donbass – comprese le aree ancora sotto controllo ucraino – e delle parti occupate di Kherson e Zaporizhzhia, il riconoscimento dell’annessione della Crimea, il dimezzamento dell’esercito ucraino, la rinuncia formale alla NATO e perfino la promessa di fornire a Mosca metà dell’energia prodotta dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Tra i punti più contestati anche l’amnistia per tutti i crimini di guerra e l’esenzione russa da futuri risarcimenti. Una serie di condizioni che, secondo Kiev, ridurrebbero l’Ucraina a uno Stato privo di integrità territoriale, difese e autonomia economica.
La risposta di Kiev e il contrattacco diplomatico dell’Unione Europea
Il presidente Zelensky ha reagito con fermezza, parlando di un bivio storico in cui scegliere “tra la dignità e la perdita del nostro alleato chiave”, promettendo di non accettare mai un accordo che sacrifichi la sovranità del Paese. L’Europa si è immediatamente schierata al suo fianco. Durante il G20 di Johannesburg, i leader dell’Unione hanno elaborato un documento di osservazioni e proposte alternative, insistendo sulla necessità di preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina e il suo diritto di scegliere liberamente il proprio percorso geopolitico.
Nei successivi incontri a Ginevra con delegazioni USA, UE e ucraina, il piano Trump è stato ridotto da 28 a 19, poi 20 punti, sulla base dei contributi europei. Tra le modifiche principali proposte da Bruxelles figura l’eliminazione del divieto assoluto per l’Ucraina di entrare in futuro nella NATO, sostituito da un principio di valutazione caso per caso in base al consenso dell’Alleanza. L’Europa chiede anche garanzie di sicurezza paragonabili all’Articolo 5, pur senza formalizzare un’adesione immediata.
Uno dei punti più delicati riguarda la dimensione dell’esercito ucraino: mentre il piano americano proponeva una riduzione a 600 mila effettivi, l’UE ritiene indispensabile mantenere almeno 800 mila militari, ritenuti da Kiev il minimo necessario per evitare vulnerabilità future. Bruxelles respinge inoltre l’idea che l’Ucraina debba ritirarsi dalle porzioni di Donbass tuttora libere, opponendosi alle richieste statunitensi che avrebbero ceduto a Mosca anche aree non ancora conquistate.

L’Europa si oppone alla resa: confini, ricostruzione e sicurezza collettiva
Sul piano economico, l’Unione Europea propone che i beni russi congelati siano destinati interamente alla ricostruzione dell’Ucraina, escludendo l’ipotesi contenuta nel piano Trump che assegnava agli Stati Uniti il 50% dei profitti generati da un fondo basato sugli asset russi. Un punto giudicato inaccettabile, perché percepito come una forma di “ricompensa” indebita al mediatore americano.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ribadito in modo netto che “per una pace giusta e duratura i confini non possono essere cambiati con la forza, né possono esserci limitazioni alle forze armate ucraine che la renderebbero vulnerabile”. Una dichiarazione che sintetizza la posizione europea: evitare che il negoziato sancisca una capitolazione mascherata, capace di destabilizzare l’intero continente e creare un precedente pericoloso.
L’impressione, oggi, è che il piano Trump sia entrato in una fase di stallo profondo. Le parti restano lontane e la distanza tra le condizioni americane e le richieste ucraine rischia di far deragliare completamente la trattativa. Se non arriverà un compromesso più equilibrato, la scelta che attende Europa e Ucraina potrebbe davvero ridursi a un bivio drammatico: pace ingiusta o nuova escalation militare. E il tempo, mentre il fronte resta vivo, scorre sempre più veloce.
