Palazzo Steri (Wikimedia Commons) Focusicilia.it
All’Università di Palermo nasce un progetto unico: ricreare l’acustica dei teatri antichi per far risuonare le voci del mondo classico.
Com’era ascoltare una tragedia greca duemila anni fa? Come si diffondeva la voce di un attore in un teatro antico?
Palermo si prepara a rispondere a queste domande grazie a una ricerca che unisce scienza, archeologia e tecnologia.
L’Università degli Studi di Palermo guida un progetto ambizioso finanziato dal Fondo Italiano per la Scienza (FIS) con 2,3 milioni di euro.
L’obiettivo: far rivivere l’esperienza sonora dei teatri antichi, dove voce e spazio diventavano arte.
Il progetto, dal titolo “Voicing Spaces: Towards an Aural Architecture in the Past”, è coordinato dalla professoressa Angela Bellia, esperta internazionale di archeoacustica e studiosa del rapporto tra suono e patrimonio culturale. L’iniziativa rientra nel programma Advanced Grant del Fondo Italiano per la Scienza (FIS), promosso dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per sostenere progetti di eccellenza.
Con un finanziamento di quasi 2,3 milioni di euro, l’Università di Palermo diventa così il cuore di un’impresa scientifica senza precedenti in Italia: esplorare il modo in cui la voce risuonava negli edifici teatrali del mondo antico. Si studieranno teatri greci e romani, dagli spazi all’aperto come Siracusa e Segesta fino alle strutture più chiuse, per comprendere come la forma, i materiali e la posizione influenzassero l’esperienza acustica del pubblico.
Il team multidisciplinare, composto da ricercatori di UniPa e studiosi internazionali, unirà competenze di soundscape archaeology, ingegneria acustica, heritage acoustics e digital heritage. Attraverso modelli virtuali 3D e simulazioni acustiche, sarà possibile ricreare la propagazione del suono e capire come la voce si combinava con strumenti musicali e maschere teatrali. La ricerca punta a costruire un vero e proprio archivio del paesaggio sonoro antico, restituendo alla storia un patrimonio intangibile spesso dimenticato: il suono.
Un’operazione che non è solo scientifica ma anche culturale, perché ridà vita a un modo di ascoltare che apparteneva al cuore del Mediterraneo. Con “Voicing Spaces”, Palermo si afferma come capitale europea dello studio del Sonic Heritage, aprendo nuove prospettive per la valorizzazione del patrimonio culturale e per la formazione delle nuove generazioni di ricercatori. La voce del passato, silenziosa per secoli, torna così a farsi sentire. Il progetto apre la strada a nuove ricerche sull’archeoacustica, favorendo collaborazioni internazionali, tecnologie immersive e una valorizzazione innovativa del patrimonio culturale sonoro italiano nel panorama scientifico globale.
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