Pandittaino, fatturato verso gli 11 milioni: “La qualità paga”
Dal seme al grano, dal pane a tutti i prodotti legati a ciò che dai chicchi si produce: è questo il raggio di azione di Pandittaino, cooperativa agricola nata nella Valle del Dittaino, ad Assoro, in provincia di Enna. In questi giorni l’azienda è al Marca di Bologna (15-16 gennaio), dove presenta tre nuove linee “appena sfornate”, all’insegna della sostenibilità e del rispetto della materia prima, ilgrano di Sicilia. Ma l’innovazione inizia molto prima, circa quarant’anni fa, quando i conferitori, oggi corpo e anima della cooperativa, decidono di dire “no” al gioco al ribasso del grano siciliano per puntare alla qualità. “Perché conviene a tutti”, spiega Nino Grippaldi, presidente di Pandittaino. Nata nel 1976, oggi la realtà
Pandittaino è costituita da trenta conferitori e sessanta
dipendenti. Ha chiuso il 2019 con un fatturato di 9,5 milioni di euro
e stima per il 2020 di arrivare a 11 milioni. Il core business
dell’azienda è “valorizzare
la preziosa materia prima” e “gestire l’intero processo
produttivo: dal grano al suo stoccaggio, dalla macinazione fino alla
panificazione”.
Oggi dentro Pandittaino operano quattro linee, che arrivano a
produrre 200 quintali al giorno di pane e non solo. L’azienda infatti
immette sul mercato anche pagnotte in confezione salvafreschezza,
pane speciale
morbido per sandwiches, grissini, pangrattato (normale ed
aromatizzato), brioscine e snacks. Grazie al lavoro sulle
coltivazioni, oggi Pandittaino vanta alcune importanti certificazioni
internazionale sui processi: Biologica, IFS (alto livello), BRC (alto
livello), NOP, Kosher, Organic. In quarant’anni il mercato del grano è cambiato molto. Oggi, spiega Grippaldi, “è la commodity più scambiata al mondo dopo il petrolio, risente di tutti gli effetti delle transazioni, delle decisioni dei trader e dalle attività finanziarie. Quindi il suo prezzo è soggetto a una grande fluttuazione. Il concetto cooperativistico si basa proprio sulla salvaguardia del prezzo per i conferitori”. Già, il prezzo, la croce di una regione che produce 9-10 milioni di quintali di grano, ne consuma 5, ne esporta 4 e ne importa 6. “Sono numeri generici, ma il trend è quello: ne viene importato di più di quanto se ne esporta”, perché costa meno. Un paradosso. Leggianche–Filippo Drago, l’uomo dei grani antichi che oggi miete successi Ma
Pandittaino e i suoi uomini tirano dritto, seguendo le norme e i
disciplinari imposti dalle certificazioni. Nelle coltivazioni seguite
dalla cooperativa i costi sono alti per garantire la qualità delle
materie prime. “I nostri soci
sono pienamente consapevoli che il percorso di qualità li tutela.
Sanno che è la strada per guadagnare di più”, sottolinea
Grippaldi. Pandittaino non si fa bloccare nemmeno dalla burocrazia
(regionale, soprattutto, dato che “siamo in una regione a statuto
speciale”). “Da ex presidente di Confindustria e Confagricoltura
Enna – continua Grippaldi – posso dire che i tempi dell’impresa non
corrispondono a quelli della burocrazia. Abbiamo fatto a meno delle
misure regionali e abbiamo lavorato con i nostri soldi e quelli delle
banche perché abbiamo dimostrato di essere in grado di restituirli”. Durante il Marca di Bologna saranno presentate le nuove confezioni in sacchetto e barattolo del “Pangrattato” di grano duro, con la linea di grano tenero, le nuove confezioni “apri e chiudi” delle “pagnotte” di grano duro (bianco, scuro, olive e pomodoro) con la nuova linea multicereali, e la Linea Premium. “Il futuro è nei prodotti nutraceutici, con alto contenuto di fibre, ad alta digeribilità e soprattutto sicuri”, prevede Grippaldi. “Il grano che lavoriamo è privo di microtossine e rispetta tutti i protocolli, che in Italia per fortuna sono rigidi. Quindi garantiamo tradizione e tipicità ma anche salubrità e rispetto delle norme”.