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Parco delle Terme di Santa Venera. Era un giardino inglese, oggi è una giungla

Fu voluto dal barone Agostino Pennisi di Floristella e aperto al pubblico nel maggio del 1873. Vari i tentativi di riaprilo al pubblico, ma sono andati tutti falliti. Di mezzo beghe politiche e burocratiche legate alla società Terme di Acireale SpA. Quinta puntata

C’era una volta il Parco delle Terme di Santa Venera. Un giardino inglese con larghi viali, statue e fontane conduceva il visitatore alla fruizione dell’omonimo stabilimento a quattro piani, voluto dal barone Agostino Pennisi di Floristella, aperto al pubblico nel maggio del 1873, un vanto per tutto il Mezzogiorno d’Italia. Oggi lo stabilimento termale è praticamente devastato, cade a pezzi, vandalizzato, ma nelle more della liquidazione in atto la Regione Siciliana non fa nulla o sostiene di non poter far nulla per evitarne il depauperamento. Il quale, dal punto di vista immobiliare equivale ad una perdita di valore, mentre sul piano della contabilità pubblica è a tutti gli effetti un danno erariale, dato che l’incuria della proprietà – cioè l’Assessorato all’Economia della Regione Siciliana – rischia di far deprezzare ulteriormente il valore commerciale dello stabilimento termale.

Rischio incendi

Il Parco è invece un po’ foresta, un po’ giungla. Ogni tanto c’è qualche intervento di manutenzione straordinaria, si decespugliano alcuni alberi, ma la decisione più sensata, ovvero quella di aprirlo alla fruizione di cittadini, visitatori e turisti, non è mai presa. Con l’arrivo della stagione più calda, si rinnovano pure i timori dei limitrofi di viale delle Terme che lamentano lo stato di incuria del meraviglioso giardino inglese e si preoccupano del rischio di possibili incendi per la presenza di sterpaglie al suo interno. Nel frattempo, in forza di una convenzione con una società di engineering a valere su fondi europei, il Parco è diventato il sito tecnico di un ambizioso progetto di efficientamento energetico.

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Perché non renderlo vivo?

La decisione più sensata sarebbe quella di riaprire il Parco, ma le vie della burocrazia palermitana, via Notarbartolo in particolare, non si incrociano quasi mai con le aspettative e i desiderata dei territori. D’accordo che il Parco fa parte dei cespiti della società Terme di Acireale SpA, dal 2010 in liquidazione, e come tutti i beni patrimoniali tornerà presto nella piena disponibilità della Regione, una volta liquidata la società di gestione. Come va bene pure che, solo quando il Parco sarà riannesso al patrimonio regionale, lo si potrà affidare ai privati insieme a tutte le altre strutture (stabilimenti termali ed albergo). Ma non avrebbe più senso, nel frattempo, aprire il Parco, pulirlo e restituirlo alla città, disciplinare in modo stabile la sua manutenzione, coinvolgere associazioni e privati di Acireale nella gestione di talune attività collaterali di fruizione, intrattenimento e culturali? Renderlo vivo, insomma?

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Il Comune se ne lava le mani

L’esperimento di un’apertura venne fatto alla fine del 2016 ma durò poco. Nel 2015 ci aveva provato il Lions Club, promotore del Forum permanente sulle Terme di Acireale, ma la proposta del sodalizio acese fu gentilmente declinata, anche perché provocatoriamente era stata rivolta all’amministrazione comunale per spingerla a farsi carico presso la Regione di un gesto simbolico per l’intera città. Il Comune, invitato a chiedere alla Regione la concessione del Parco, rispose che non aveva manutentori e giardinieri per farsi carico della manutenzione ordinaria. Chapeau!

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Associazioni tratte in inganno

L’anno appresso fu l’associazione Costarelli invece a trovare sponda nel liquidatore in carica, l’avvocato Gianfranco Todaro, che concesse il Parco ad un nutrito gruppo di movimenti, associazioni e privati che per un certo tempo animarono il giardino inglese di Santa Venera, gli restituirono dignità e decoro, gli diedero contenuti culturali e di intrattenimento. Ma come tutte le cose belle durò poco. Nonostante una inaugurazione della riapertura in pompa magna, le associazioni cittadine furono tratte in inganno.

Lotta tra politici

Era in atto allora una lotta intestina nelle file catanesi della sinistra, all’epoca del governo Crocetta per intenderci, e la fuga in avanti di qualche politico non fu apprezzata da altri colleghi che fecero fuoco incrociato. Il liquidatore Todaro, da sempre in rotta con l’allora dirigente dell’ufficio speciale per le Liquidazioni, Grazia Terranova, fu costretto a fare marcia indietro perché, a dire della proprietà, avrebbe autorizzato operazioni, tra cui la stessa riapertura, senza le necessarie autorizzazioni regionali. Strano per un avvocato conoscitore delle leggi, ma tant’è che il Parco venne chiuso coi lucchetti. Un mistero irrisolto!

Restituirlo ai cittadini

Di riaprirlo nuovamente non se ne parla affatto. La partita liquidatoria oggi non è ancora chiusa, i creditori vanno integralmente soddisfatti prima dello scioglimento della società; fra questi ci sono la Sogip, la partecipata del Comune di Acireale, e lo stesso Comune. A compensazione dei crediti che vantano, potrebbero ricevere in cambio pezzi del patrimonio immobiliare delle Terme, ma certamente non il Parco che dovrebbe semmai esser dato in concessione. E qui torna la domanda d’apertura. Ma nelle more di affidarlo ad un privato, chissà quando e chissà a chi, non si potrebbe restituire il Parco di Santa Venera ai cittadini di Acireale che almeno hanno dimostrato di saperlo custodire con amore e tanto impegno?

continua

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Rosario Faraci
Rosario Faraci
Rosario Faraci è Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università degli Studi di Catania e tiene gli insegnamenti di Principi di Management, Marketing, Innovation and Business Models. È delegato del Rettore aIl’Incubatore di Ateneo, Start-up e Spin-off, presidente del comitato scientifico di Start Cup Catania e consigliere nazionale dell’associazione PNI Cube. E’ stato Visiting Professor di Strategic Management alla University of Florida. È giornalista pubblicista dal 1987.

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