Paul-Bricius, il microbirrificio nato in casa della nonna
Paul-Bricius è il più antico microbirrificio di Sicilia. Anche se ha solo quindici anni. “Nel corso degli anni i nostri concorrenti hanno chiuso”, spiega Luca Traina. Suo padre, Fabrizio, ha inaugurato Paul-Bricius nel 2004 insieme a Paolo Trainito e Luigi Carruba. Tutto è iniziato come un gioco, nell’appartamento lasciato vuoto dalla bisnonna di Luca nel centro di Vittoria, in una terra vocata al vino dove una bevande prodotta da migliaia di anni non ha storia. La storia di Paul-Bricius inizia come
un hobby nel garage di casa Traina. “Mio padre Fabrizio era un
dottore agrario. Paolo produceva pasta fresca in un pastificio che
esiste ancora, mentre Luigi era un impiegato postale, ora in
pensione”, spiega Traina. Quando la bisnonna va a vivere con sua
figlia, la grande casa in centro a Vittoria diventa il quartier
generale degli aspiranti mastri birrai. “Abbiamo costruito le
macchine da soli, i tini di cottura ce li siamo fatti da soli, perché
in fondo tutto è partito per gioco, con le cose che avevamo”,
spiega Traina figlio, che all’epoca aveva tredici anni. “Quando le
cose si sono fatte più serie, abbiamo investito circa 7 mila euro”.
Il marchio nasce dalla trasformazione dei nomi di Paolo Trainito
(Paul) e Fabrizio Traina (Bricius, come abbreviazione del latino
Fabricius). Pian piano sono arrivate l’imbottigliatrice e
l’etichettatrice meccanica, e ora il birrificio si prepara ad uscire
dalla casa della bisnonna e dal centro di Vittoria. “I locali
verranno trasferiti in contrada Sughero Torto, in locali più idonei
alla lavorazione, in aperta campagna. Qui avremo più spazio per
organizzare eventi e degustazioni, oltre a far vivere l’esperienza
della visita in birrificio”. Oggi Paul-Bricius produce circa 200
mila bottiglie all’anno, anche se sul fatturato Luca Traina non si
sbottona. Dopo aver studiato giurisprudenza e aver conseguito
l’abilitazione di avvocato, ha deciso di dedicarsi all’attività di
famiglia, prendendo in mano la parte commerciale del microbirrificio.
L’evoluzione da hobby ad azienda non è stata facile. “Abbiamo
superato molte difficoltà, tra cui quelle burocratiche. Dato che non
è una zona che ha familiarità con la birra, anche gli impiegati
hanno dovuto studiare quali concessioni e licenze dovevano
concederci. L’altra difficoltà era legata alla produzione di grandi
quantitativi con gli strumenti che c’erano. In più c’era la
difficoltà di commercializzare la birra artigianale, che non
conosceva nessuno, facendone accettare il prezzo”. In un territorio
vocato al vino come l’Italia e la Sicilia, fino a quindici anni fa
c’era poca tradizione sulla birra. A Vittoria hanno sede cantine
vitivinicole importanti, come Romolo Buccellato o Feudo di Santa
Teresa. Fare birra qui significava sfidare la mentalità locale. “Il
punto cruciale è che, mancando la tradizione, non c’è il legame
storico con la birra”, sottolinea Traina. “Ci sentiamo anche un
po’ dei pionieri e ne siamo orgogliosi”. Oggi Paul-Bricius non è
più una rarità: i microbirrifici in Sicilia sono ormai 57. Paul-Bricius ha creato il suo
birrificio acquistando materiali e macchinari da rivenditori locali.
La squadra di rappresentanti commerciali è fatta da siciliani. Il
microbirrificio coltiva l’orzo che finisce nelle sette birre prodotte
e ha svolto diversi progetti con l’Ente di sviluppo agricolo di Enna
per comprendere che effetti produce un certo tipo di orzo e la sua
maltazione nella birra. “Lo abbiamo coltivato, maltato e realizzato
la stessa ricetta con tre malti differenti: in questo modo abbiamo
capito la differenza della materia prima nella birra”. In Sicilia
la zona più vocata alla coltivazione dei cereali è quella di Enna e
Caltanissetta, dove i mastri birrai avevano dei terreni che hanno
dovuto abbandonare a causa della distanza. Ma all’inizio il malto
delle birre Paul-Bricius era lo stesso di quello usato dal Birrificio
Messina ai tempi dei Faranda. Un apparente esempio di sinergia
territoriale, che all’azienda non interessa. “Ma non potevamo usare
la stessa materia prima di un birrificio industriale. Per
differenziarci abbiamo cercato una materia prima di qualità più
elevata. Coltivando l’orzo, abbiamo chiuso la filiera. L’unica cosa
non italiana che introduciamo nella nostra birra sono i luppoli: una
parte è prodotta in Sicilia, l’altra no. Alcuni sono luppoli
esteri, altri coltivati in Italia”. Le radici sono pur sempre radici, anche
per la birra in terra di vino. Vittoria è nota per il suo Cerasuolo,
l’unico Docg di Sicilia. Il microbirrificio ha prodotto una birra
inserendo un terzo di mosto d’uva a bacca rossa e due terzi di
mosto d’orzo, coltivato in terreni siciliani. “Oggi le birre
artigianali Paul-Bricius sono presenti a Malta, in Svizzera, a
macchia di leopardo in Italia, in qualche base Nato in Italia, che
conta come suolo statunitense”, spiega Traina. L’aumento
dell’accisa negli anni ha dato qualche grattacapo alla società.
“Ma da luglio 2019 l’aliquota è tornata più o meno ai livelli
di quando abbiamo iniziato, con una decurtazione del 40 per cento per
i piccoli birrifici. Quindi, avendo una produzione che si
ferma sotto i 10 mila ettolitri, siamo soddisfatti”.