Circa 10 mila pensionati siciliani sono sottoposti a pignoramento dell’assegno mensile. Per debiti dovuti a contese familiari, imposte non pagate ma soprattutto prestiti non restituiti. A fornire i dati è Giovanni Pastore, socio fondatore dell’associazione “Favor debitoris”, che si occupa della tutela dell’interesse del debitore nei confronti di banche e creditori. “Si tratta di stime sulla base delle segnalazioni che ci arrivano dal territorio, in attesa di dati ufficiali che dovrebbero essere forniti dall’Inps”, precisa l’esperto. Grazie all’input fornito dalla sua associazione, una norma che vieta di pignorare le pensioni fino a mille euro è stata inserita nell’articolo 21 del decreto Aiuti Bis. Per Pastore “si tratta di un passo avanti”, ma molto resta da fare “per tutelare davvero i debitori”. Infatti la legge viene applicata dai creditori soltanto alle nuove procedure. “Chi ne ha una già in corso continua a pagare quanto prima, anche se il pignoramento intacca la soglia minima”, denuncia l’esperto.
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I numeri dei pignoramenti
In assenza di dati ufficiali sulle pensioni pignorate, spiega Pastore, una fotografia della situazione siciliana si può ricavare dal numero delle esecuzioni immobiliari, cioè della vendita all’asta di case e altre proprietà per saldare dei debiti. Nel 2019, secondo un report realizzato dal network specializzato Astasy, “la Sicilia è la seconda Regione per numero esecuzioni immobiliari, con l’8,40 per cento di popolazione nazionale e il 9,38 per cento di esecuzioni”. Le aste sono state poco più di 19 mila, in calo rispetto all’anno precedente, e si concentrano per lo più nelle tre Città metropolitane, Catania (4.829), Palermo (4.033) e Messina (2.923), seguite da Ragusa (1.952), Siracusa (1.506) e Agrigento (1.373). Chiudono la classifica Trapani (1.337), Caltanissetta (916) ed Enna (333). “In attesa dei dati del 2022, quelli del 2019 sono i più significativi perché sono gli ultimi a non essere stati influenzati dalla pandemia da Covid-19, che ha inciso sul mercato”, precisa Pastore.
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Dagli immobili alle pensioni
Chi vede la propria abitazione andare all’asta per pagare i debiti, prosegue l’esperto, spesso non risolve il problema. “Nove volte su dieci l’immobile viene venduto a prezzo stracciato, motivo per cui il ricavato non basta a saldare il debito”. Una casa dal valore di centomila euro, infatti, “può essere venduta anche a 20 o 30 mila euro, che non bastano a saldare il debito. Insomma si perde la casa e si resta indebitati”. Non tutti i cittadini sottoposti a pignoramento sono naturalmente dei pensionati, sottolinea Pastore, “ma va considerata la quota di coloro che, non riuscendo a pagare autonomamente i debiti, sono costretti a farsi aiutare dai genitori, o li hanno usati come garanti per ottenere un prestito”. In questo caso “viene aggredita la pensione”, un fenomeno unico in Europa, “che la legge non riesce ancora a frenare”.
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Gli interventi del Governo
Come detto anche la norma inserita nel decreto Aiuti Bis non è stata risolutiva. “Di fatto le pensioni minime in questo Paese non possono più essere pignorate, ma tutte le procedure già in essere andrebbero rinegoziate e spesso il debitore non ha i soldi e la possibilità di farlo”, spiega Pastore. A fronte di questa situazione, “la politica si occupa di argomenti di secondo piano, come il Pos o il tetto al contante”. Anche la rottamazione di alcune cartelle esattoriali inserita dal governo all’articolo 46 della Finanziaria 2023 – che prevede lo stralcio dei debiti fino a mille euro contratti dal 2000 al 2015 – rischia di essere un pannicello caldo. “Chi è sottoposto a pignoramento, di certo non lo è per queste cartelle. Gli interventi da mettere in campo sono ben altri, compresa una norma contro l’acquisto di debiti italiani da parte di finanziare estere, che approfittano delle difficoltà per operazioni predatorie nel nostro Paese”, conclude l’esperto.
Se una persona ha subito un furto riconosciuto dopo decenni dalla giustizia, e giusto il recupero del maltorto,