Pnrr e sanità, “scadenze rispettate” ma Sud e Sicilia faticano. Il punto di Gimbe

Sulla carta lescadenzedellaMissione Salute del Pnrr“sono state tutterispettate“, ma sulla messa a terra dei 15,6 miliardi disponibili pesano “le criticità di attuazione nei 21sistemi sanitari regionali,legate alla carenza di personale infermieristico, alle differenze in termini diperformanceecapacità organizzativee alla dotazione iniziale distrutture“. Alcune regioni faticano più di altre. Compresa la Sicilia, indietro su diversi indicatori, dall’Assistenza domiciliane integrataal numero diinfermieri,dallestrutturesanitarie alFascicolo elettronico digitale.A fare il punto sullaspesa dei fondi destinati alla sanità dal Piano nazionale di ripresa e resilienzaè il report sull’autonomia differenziata realizzato daGimbe,Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze. Proprio l’autonomia differenziata, secondo i tecnici, potrebberallentare ulteriormente la spesa delle risorse.“L’intero impianto contrasta il fine ultimo del Pnrr, ovvero perseguire il riequilibrio territoriale e ilrilancio del Sud“. L’autonomia differenziata va “in direzione ostinata e contraria”, e le differenze tra regioni “rischiano di essere amplificate” dalla norma. Leggi anche –Personale, organizzazione e autonomia finanziaria: l’Istat boccia i Comuni Uno deitarget monitorati da Gimberiguarda l’Assistenza domiciliare integrata(Adi). “Il Pnrr si pone l’obiettivo di aumentare il numero delle persone prese in carico, passando dagli oltre 640 mila di dicembre 2019 a poco meno di 1,5 milioni nel 2026. Per un totale di oltre 808 mila persone in più”. LaSicilia, per raggiungere l’obiettivo, deveincrementare i pazienti in Adidel 131 per cento. Sei punti in più rispetto alla media nazionale, che si attesta al 125 per cento. In Italiac’è chi fa meglio,“comeEmilia-Romagna, ToscanaeVeneto,che devono aumentare rispettivamente del 35, del 42 e del 50 per cento”. Altreregioni del Centro-Sudfanno molto peggio. “LaCampaniadeve incrementare i pazienti del 294 per cento, ilLaziodel 317 per cento, laPugliadel 329 per cento e laCalabriaaddirittura del 416 per cento”. Secondo i tecnici, malgrado questi dati, il raggiungimento dell’obiettivo nazionale “è realistico”. Intanto peròla prima scadenza – non vincolante – è saltata.“Entro marzo 2023 avrebbero dovuto essere assistiti in Adi 296 mila pazienti over 65, scadenza slittata di 12 mesi per leenormi differenze regionalinella capacità dierogare l’assistenza“. Leggi anche –Autonomia differenziata, Landini: “Pronti a contrastarla con ogni mezzo” Altri indicatori monitorati da Gimbe per l’attuazione del Pnrr sono lacarenza di personale infermieristicoe la dotazione di strutture. Sul primo fronte laSiciliaconta 3,77 infermieri ogni mille abitanti, contro una media nazionale di 5,06 (dati aggiornati al 2021). Fa peggio solo laCampania(3,59 infermieri ogni mille abitanti), mentre ai vertici della classifica vi sonoFriuli Venezia Giulia(6,72),Emilia Romagna(6,68) eLiguria(6,65). Per raggiungere gli obiettivi nazionali servono “da 19.450 a 26.850 infermieri di famiglia e di comunità”. Quanto alle strutture, i tecnici ricordano che “secondo ilpiano di rimodulazione del Pnrrè prevista una riduzione:Case della Comunità(-312),Centrali Operative Territoriali(-120) eOspedali di Comunità(-93)”. I criteri dei tagli sono “al momento non noti”, ma se fossero escluse le strutture da realizzare ex novo “a essere penalizzate sarebbero le Regioni del Centro-Sud”. La Sicilia dovrebberinunciare a 20 presidi.Andrebbe peggio aCampania(79),Lombardia(68) eLazio(60), mentre sarebbero meno danneggiateProvincia autonoma di Trento(nove),Liguria(sette),MoliseeValle d’Aosta(uno). Leggi anche –Autonomia differenziata per tutti, ok del Senato. Il testo passa alla Camera Ultimo criterio valutato da Gimbe in merito all’attuazione del Pnrr, non meno importante rispetto agli altri, è l’adeguamento tecnologico dei sistemi sanitari regionali.Su questo fronte si rilevano “differenze rilevanti sulle performance”, per esempio per quanto riguarda “l’attuazione delFascicolo sanitario elettronico(Fse)”. Alcune regioni vanno molto meglio di altre. “La percentuale di alimentazione del Fse varia da più del 50 per cento inEmilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Piemontea meno del cinque per cento inCampania, Liguria, SiciliaeCalabria“. In particolare, scrivono i tecnici, “l’implementazione è disomogenea nelle Regioni in termini di contenuti e di standard”. In diverse zone d’Italia, infatti, non risulta caricato nemmeno “ilnucleo minimo dei documenti clinici“. Pnrr a parte, i tecnici ricordano le “enormi diseguaglianze regionali in termini di adempimenti aiLivelli essenziali di assistenza, aspettativa di vita alla nascitaemobilità sanitaria“. In questa situazione l’autonomia differenziata potrebbe avere “imprevedibili conseguenze”, che rischiano di peggiorare “lagrave crisi delSistema sanitario nazionale“.