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Pnrr, Governo taglia i poteri della Corte dei conti: controlli solo a progetti finiti

Via il "controllo concomitante" da parte dei giudici contabili, "scudo erariale" prolungato di un anno per chi è chiamato a gestire i fondi. L'Esecutivo modifica le regole sui controlli sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, e mette la fiducia sul nuovo testo sfidando Bruxelles

Sul Pnrr il controllato, cioè il governo Meloni, taglia i poteri del controllore, ovvero la Corte dei conti. È quanto prevedono alcuni emendamenti al Dl Pubblica amministrazione, approvati nei giorni scorsi dalla commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati. La conversione in legge del decreto è fissata per oggi pomeriggio a Montecitorio, e il Governo ha posto la questione di fiducia. Il testo che verrà messo in votazione prevede che il “controllo concomitante” della Corte, che vigila “sui principali piani, programmi e progetti di rilancio dell’economia nazionale”, non si applichi ai 220 miliardi “previsti o finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza o dal Piano nazionale per gli investimenti complementari”. Fuori dal burocratese, i giudici contabili non potranno più verificare “in fieri” la spesa dei fondi del Pnrr, come avvenuto sinora, ma soltanto a cose fatte. Un altro emendamento proroga di un anno lo “scudo erariale” per funzionari e dirigenti pubblici chiamati a spendere le risorse, dal 30 giugno 2023 al 30 giugno 2024. Una misura che risale al governo Draghi, volta a scongiurare la cosiddetta “paura della firma”. Modifiche che nei giorni scorsi hanno innescato vivaci polemiche tra il Governo italiano, la Corte dei conti e la Commissione europea.

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Le ultime osservazioni della Corte

Il “controllo concomitante” della Corte dei conti è stato introdotto dalla Legge 15/2009, e “rilanciato” pochi anni fa dalla Legge 120/2020, meglio nota come decreto Semplificazioni. La norma varata dal governo Conte II delega ai giudici contabili “l’eventuale accertamento di gravi irregolarità gestionali”, ma anche di “rilevanti e ingiustificati ritardi nell’erogazione di contributi secondo le vigenti procedure amministrative e contabili”. Una volta rilevate, le criticità sono “immediatamente trasmesse all’amministrazione competente ai fini della responsabilità dirigenziale”. Proprio ciò che è avveniva fino a oggi con i fondi del Pnrr. Lo scorso marzo, come raccontato da FocuSicilia, la Corte dei conti ha pubblicato due delibere riguardanti le stazioni di rifornimento per i veicoli a idrogeno e le colonnine per le ricariche elettriche. Per quanto riguarda le prime, i giudici contabili contestano il mancato rispetto del 40 per cento di spesa delle risorse del Recovery fund nel Mezzogiorno. Per le seconde, la mancata pubblicazione dell’avviso per 2.500 installazioni da realizzare entro il 30 giugno di quest’anno. Criticità che secondo la Corte implicano un “concreto rischio di riduzione del contributo finanziario” per la quarta rata.

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La replica del Governo

Da parte sua l’Esecutivo ha fatto sapere che gli emendamenti al decreto Pa “non modificano quanto già concordato tra Commissione europea e Governo italiano”. Il riferimento è a un altro decreto, il numero 77/2021, che fissa la “Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Palazzo Chigi sottolinea come in questo testo non sia presente nessun riferimento al “controllo concomitante”. Il decreto Governance infatti “affida alla Corte dei conti il controllo sui fondi Pnrr nella modalità del controllo successivo sulla gestione e non del controllo concomitante, con criteri di cooperazione e coordinamento con la Corte dei conti europea”. Questa norma, osserva il Governo, “non solo non viene in alcun modo modificata, ma è proprio la sua corretta attuazione che il governo vuol realizzare”. Il “controllo concomitante” come detto è previsto in un’altra norma, ma a contare ai fini del Pnrr, sostiene l’Esecutivo, è solo il decreto Governance. Quest’ultimo infatti “rappresentava una specifica milestone” ed è stato “rendicontato positivamente dalla Commissione”. Niente da rimproverarsi sul tema dell’efficienza dei controlli, dunque.

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Il dialogo con la Corte dei Conti

A esprimere perplessità sulle scelte del governo Meloni, nei giorni scorsi, era stata la Commissione Ue. Per quest’ultima “il Recovery necessita di un quadro di controlli che siano adatti e proporzionati alla sua natura unica e in modo che i programmi di spesa si basino sull’efficienza”, cosa che potrebbe essere messa a rischio dalle ultime modifiche. Valutazioni rispedite al mittente da palazzo Chigi, che ha accusato la Commissione di alimentare “polemiche politiche strumentali che non corrispondono alla realtà”. Quanto ai rapporti interni con la magistratura contabile, per il Governo non esiste nessuno scontro tra poteri. Nei giorni scorsi infatti “si è svolto un lungo, cordiale e proficuo incontro tra il Governo e la Corte dei conti”, nel corso del quale “è stata decisa all’unanimità l’apertura di un tavolo di lavoro per revisionare e definire meglio alcuni istituti relativi ai controlli sul Pnrr”. Che lo scontro sia chiuso è tutt’altro che chiaro. Ieri, mentre il governo annunciava la questione di fiducia sul decreto Pubblica amministrazione, l’associazione dei giudici contabili si è riunita per una “Discussione su iniziative conseguenti agli emendamenti sulle limitazioni delle funzioni della Corte dei conti”. Le conclusioni non sono state ancora diffuse.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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