“Combattere le inefficienze della Pubblica amministrazione, che troppo spesso decide di non decidere, con grave danno per il tessuto economico locale”. Una carenza tanto più grave con l’arrivo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, “che permetteranno di disegnare la Sicilia di domani, e saranno essenziali per evitare di perdere il treno della ripresa, come avvenuto in passato con i fondi europei”. Sono i temi messi sul piatto dal presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco, durante la 95esima assemblea di Confindustria Catania, tenutasi stamattina all’hotel Villa Itria di Viagrande. Presenti anche il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e il sindaco di Catania Salvo Pogliese, oltre al presidente di Confindustria Sicilia Alessandro Albanese.
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“Piano di ripresa scritto a Roma”
A delineare gli effetti del Pnrr sul territorio siciliano è il presidente Musumeci. Un intervento lampo, a causa della visita in Sicilia del Commissario nazionale all’emergenza Covid Figliuolo. Il governatore attacca la cattiva burocrazia, “che affonda le sue radici nel Sessantotto, e che è un mostro spesso più potente della stessa politica”. Quanto al Piano di ripresa, Musumeci non nasconde la sua insofferenza “per scelte fatte a Roma e apprese dai giornali”. Sugli effetti positivi per la mobilità siciliana, a cominciare dalla riduzione dei tempi della tratta ferroviaria Catania-Palermo, il presidente è netto: “Non mi fido”. Il Pnrr rimane comunque un’ottima opportunità. Lo dice il presidente dei confindustriali siciliani, Alessandro Albanese: “Ci sono i fondi, ci sono le imprese che non si sono mai fermate, ci sono le idee. Occorre però che la politica crei le condizioni affinché tutto questo si trasformi in investimenti e quindi in crescita economica e sociale”.
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Il ruolo della Sicilia nel Mediterraneo
Non manca un richiamo al Ponte sullo Stretto, che per Musumeci “non è un capriccio, ma la necessità di far camminare velocemente uomini e merci”. Sul tema, il governatore annuncia di aver sollecitato risposte dal ministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini, dopo aver affrontato il dossier negli anni passati con gli ex ministri Toninelli e De Micheli. La mobilità siciliana passa poi “dalla realizzazione di treni veloci, di un moderno porto hub, di un anello autostradale completo”. Opere necessarie per porre l’isola al centro del Mediterraneo. “Noi siamo periferia d’Europa, ma possiamo essere la base logistica di questo mare, ricevendo, lavorando e movimentando merci”. Lo conferma l’assessore al ramo Marco Falcone, che punta ancora una volta il dito contro la burocrazia, ma al contempo esalta l’azione del governo Musumeci: “Non è rimasto fermo, aprendo una stagione di grandi opere che nella nostra Regione non si vedeva dal 2006”.
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I numeri dell’industria catanese
A scendere nel dettaglio del territorio etneo il presidente Biriaco. Catania, spiega, può contare su piccole e medie imprese di valore, “che stanno realizzando importanti investimenti malgrado i lunghi mesi di crisi dovuti alla pandemia”. Attualmente nel catanese operano “oltre 80 mila aziende, con 164 mila addetti, 18 mila dei quali soltanto nella manifattura”. Una squadra capace di produrre un fatturato “di quasi due miliardi di euro, un terzo del totale siciliano”. Questo il contesto in cui si inserisce il Pnrr. Per Biriaco il piano è un’occasione da non perdere, e dovrà innescare “un processo di svolta per il futuro della nostra Regione e di tutto il Sud Italia”.
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Le richieste degli industriali
Il presidente degli industriali etnei sottolinea “la disponibilità mai così ampia di risorse, 231 miliardi tra Piano nazionale di ripresa, fondi nazionali e strutturali”. L’impatto previsto è di 16 punti di Pil a livello nazionale entro il 2026, “che diventano 24 nel Mezzogiorno”. Una “enorme finestra di opportunità”, ribadisce Biriaco, ma soprattutto l’occasione “per ricucire la ferita aperta tra nord e sud del Paese”. Per il presidente Biriaco la priorità è “trasformare i progetti in cantieri e occupazione”, a patto di semplificare le procedure e confermare alcune misure “come la decontribuzione al Sud, che ha permesso di risparmiare già un miliardo di euro”. Per questo la richiesta è di prorogarla anche dopo il 2021.
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Boccata d’ossigeno dal Pnrr
A ribadire l’impatto della pandemia sul tessuto economico siciliano, il sindaco di Catania Salvo Pogliese. “A giugno 2021 la Banca d’Italia ha certificato una perdita di Pil superiore all’otto per cento, con oltre l’un per cento in meno di occupati, pari a 15 mila posti di lavoro persi”, ricorda il primo cittadino. Una situazione che ha portato a una forte riduzione degli investimenti. Per questo, secondo il sindaco di Catania, il Piano di ripresa rappresenta “una boccata d’ossigeno vitale per le imprese”, che richiederà “impegno unanime e trasversale, da parte delle associazioni e delle Istituzioni, soprattutto sul tema delle infrastrutture”.
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Amministrazioni senza organici
Per questo Pogliese punta il dito su alcune opere pubbliche, già finanziate con fondi nazionali e poi definanziate per essere inserite nel Piano. Un tema sollevato nei mesi scorsi da diversi rappresentanti istituzionali, guidati dall’eurodeputato Raffaele Stancanelli. “Serve un impegno trasversale perché il saldo finale non sia zero. Sarebbe paradossale se le risorse europee venissero usate per finanziare opere già finanziate con fondi nazionali”. Il sindaco ha toccato poi il tema degli organici delle pubbliche amministrazioni. “Il Comune di Catania dispone al momento di due ingegneri, due architetti e 20 geometri”, denuncia Pogliese. Forze amministrative insufficienti per affrontare la sfida del Recovery plan.