La sua attività parte oggi e sarà valida fino alla fine del 2026. Stiamo parlando del Tavolo regionale territoriale e di settore annunciato dalla Regione e composto dalla Regione stessa, sindacati e Comuni siciliani. Insieme hanno siglato un “Protocollo per la partecipazione e il confronto nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale per gli investimenti complementari” che tradotto significa che è stato istituito un gruppo che dovrà confrontarsi con le varie amministrazioni al fine di spendere bene e subito sia i soldi del Pnrr che degli altri capitoli come Fondi strutturali e di investimento europei e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Uno “strumento” voluto dallo stesso Pnrr che al fine di garantire la piena tutela dell’interesse generale, prevede espressamente la partecipazione degli attori economici e sociali a livello nazionale, regionale, locale.
Confronto e controllo
“La modalità di confronto dovrà essere volta a far sì che le amministrazioni titolari degli interventi riferiscano con regolarità sulla attuazione degli stessi, sulle riforme settoriali e sui progetti d’investimento, sulle ricadute economiche e sociali, sulle filiere produttive e industriali e riguarderà, in modo preventivo, i profili che hanno una ricaduta diretta o indiretta sulle condizioni di lavoro e sull’occupazione, fermo rimanendo il rispetto delle scadenze già previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza stesso per il raggiungimento degli obiettivi”, si legge sul documento. Parole d’ordine dunque: confronto e controllo.
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I settori chiave
“Particolare attenzione”, si legge inoltre , va data, da una parte al “monitoraggio del conseguimento delle priorità trasversali (transizione digitale, transizione ecologica, occupazione giovanile e femminile, Sud e coesione territoriale, inclusione sociale con specifico riferimento alle persone fragili, con disabilità e non autosufficienti)” dall’altra “all’utilizzo delle risorse”. Non mancano anche le “politiche necessarie per assicurare processi di riconversione (come automotive, energie rinnovabili, siderurgia, economia circolare, digitalizzazione e sistemi di reti di telecomunicazioni Pubblica amministrazione) con particolare riferimento alle politiche industriali; agli aspetti che hanno ricaduta diretta o indiretta sul lavoro, concessi in particolare alle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
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Soddisfatti i sindacati
Positivo il giudizio di Cgil, Cisl e Uil siciliane “perché si riconosce formalmente il contributo che forze sociali e istituzioni locali possono dare al conseguimento degli obiettivi di crescita”, sostengono Alfio Manino, Sebastiano Cappuccio e Luisella Lionti, segretari generali di Cgil Cisl e Uil siciliane. “Il dialogo sociale genera sempre fiducia, speranza, partecipazione” dicono i tre che non mancano di sottolineare quanto ancora ci sia da fare. “Tra Pnrr e vari fondi europei la montagna di risorse cui la Regione potrà attingere ammonta a qualcosa come 50-55 miliardi. Abbiamo davanti l’opportunità irripetibile di un grande rilancio, grazie al Pnrr, ai fondi strutturali, al ReactEu, al fondo di sviluppo e coesione e alla riprogrammazione dei fondi 2021-2027. E queste risorse, se bene indirizzate attraverso politiche coordinate e inclusive, possono cambiare il volto della Sicilia”. “Lavoratori, giovani, donne, pensionati, lotta alle disuguaglianze sociali. Queste sono le direttrici che vogliamo al centro delle politiche di transizione digitale ed ecologica e di riconversione produttiva che dovranno impegnare l’Isola da qui al 2026, anno in cui scadranno sia il Pnrr che il tavolo che ha visto la luce oggi”.