Povertà e disuguaglianze: il benessere è ancora lontano in Sicilia
I datiIstat2023 sulbenessere economiconon sorridono affatto allaSiciliadove sono più forti ledisuguaglianze, più marcato è ilrischio di povertàe le famiglie faticano ancora di più rispetto a quelle del resto del Paese ad arrivare afine mese.Ad eccezione dell’emergenza abitativache, stando al report dell’Istituto nazionale di Statistica, colpisce anche il Nord, la Siciliaresta indietropraticamente in tutti gli indicatori presi in esame. Leggi anche –Al Sud è allarme “povertà sanitaria”. Ma la Sicilia fa meglio del Piemonte Perreddito lordo pro capite: Bolzano ‘batte’ la Sicilia 28.453 € a 15.830 €. Cominciamo dal reddito. Con 15.830 euro, la nostra Isola si colloca alterz’ultimo posto, dopoCalabria(14.991 euro) eCampania(15.428 euro) per reddito lordo pro capite. Cifre, quelle registrate dall’Istat e relative al 2022, che sono ben lontane dallamedia italiana(21.089 euro). E ancor più distanti da quelle dellaProvincia Autonoma di Bolzano(28.453 euro) e delTrentino Alto Adige(26.163 euro). Leggi anche –Disuguaglianza e povertà: seminario Unict sull’ultimo rapporto dell’Istat Se guardiamo allaricchezza netta media pro capite, la distanza tra Nord e Sud del Paese si fa ancora piùsiderale: ilNordregistra un valore pari a 120.340 euro, per ilMezzogiornoinvece valori più chedimezzati(53.369 euro). In mezzo c’è ilCentrocon 93.886 euro. Complessivamente, nel 2023, ilreddito disponibilelordo pro capite è aumentato del 14,9% rispetto al 2019, superando i livelli precedenti la crisi pandemica. Leggi anche –Ad Enna più povertà a fine 2023. L’allarme lanciato da Cisl Profonde differenze territoriali sono messe in evidenza anche dall’indicatore dirischio di povertà, calcolato sui redditi del 2021: “A fronte del 20,1% – si legge nel Rapporto Bes – di persone con un reddito netto equivalente inferiore o pari al 60% delreddito equivalentemediano osservato a livello nazionale, inSiciliaeCampaniail fenomeno arriva a interessare circa il36,8% della popolazione. Nelle regioni del Mezzogiorno – osserva ancora l’Istat – il rischio di povertà più elevato si associa anche a valori più altidell’indice di disuguaglianza, ossia il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione (S80) e il 20% più povero (S20), che supera il valore medio dell’Italia (5,6) inCalabriaeCampania(5,9) e inSicilia(6,0)”. Leggi anche –Sicilia in povertà alimentare. In 478 mila non possono comprare un pasto Complessivamente, spiega il report, le stime preliminari per il 2023 confermano che lefamiglie numerosepresentano i valori più elevati dipovertà assoluta(quelle con cinque e più componenti si attestano al 20,3%, tornando ai valori del 2021), mentre il livello più basso si osserva tra lefamiglie con due componenti: “La presenza di figli minori – si legge nel documento – continua a essere un fattore cheespone maggiormentele famiglie al disagio: l’incidenza di povertà assoluta si conferma elevata per le famiglie conalmeno un figlio minore(al 12,0%, era l’11,8% nel 2022 e l’11,0% nel 2021); la diffusione di tale fenomeno aumenta al crescere del numero di figli minori presenti in famiglia ed è importante tra lefamiglie monogenitorecon minori. Nel 2023, l’incidenza di povertà assoluta individuale per i minori si attesta al 14,0%, il valore più alto della serie storica dal 2014; gliover65, invece, restano la fascia di popolazione a minoredisagio economicocon un valore pari al 6,3%”. Leggi anche –Italia “in ripresa”, ma “con più povertà”: lo scontro (apparente) tra Inps e Istat Lafiammata inflazionisticaè la vera “protagonista in negativo” dellafase post pandemica. Ma ricostruiamo passo dopo passo tutte le fasi. Ad attutire “il colpo” inflitto all’economia dall’emergenza sanitaria ed economica causata dal Covid-19 ha contribuito certamente ilReddito di cittadinanzadi cui a partire dal secondo trimestre del 2019 avevano beneficiato circaun milione di famiglie. Neanche il tempo di uscire dalla crisi (che ha inciso sul calo dei consumi e sui comportamenti di spesa nei mesi più difficili del lockdown) che le famiglie si sono ritrovate di fronte una nuova “bestia nera”. Leggi anche –Contrasto alla povertà, dalla Regione stanziamenti per un totale di 15 milioni Se nel 2020 l’incidenza individuale della povertà assoluta era balzata al9,1%, per poi mantenersi stabile nel 2021, nel 2022 è tornata a crescere arrivando al9,7%, in larga misura a causa della forte accelerazione dell’inflazione che ha colpito in maniera più dura lefamiglie meno abbienti. Le spese di queste ultime non sono riuscite, infatti, a tenere il passo conl’aumento dei prezzi, incluso quello dei beni e servizi essenziali considerati nel paniere della povertà assoluta. Nel 2023 a fronte di unvalore medio nazionaledel 9,8%, il Nord registra un dato in leggero calo (9%). Ancora più basso quello registrato al Centro (8%). Male, come al solito, il Mezzogiorno, dove il valore schizza al 12,1%. Leggi anche –Librino, 15 scuole insieme contro la povertà educativa Nel 2022 il 6,1% dellapopolazione sicilianasi è trovata in una situazione digrave deprivazione materiale e sociale. La media italiana si attesta al4,5%, un dato che in Campania sale drammaticamente al 14% e inCalabriaall’11,8% ma che scende drasticamente all’1,5% inLombardiae addirittura all’1% inEmilia Romagna. L’8,8% della popolazione siciliana, ancora, dichiara di aver avuto nel 2022 grandi difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Anche per questo indicatore si rilevano marcate differenze territoriali: si parte dal 6,9% della media nazionale, valore che scende al 2,5% dellaToscanae addirittura all’1,4% dell’Emilia Romagnama che sale al 18,7% dellaCalabriafino al 24,3% dellaCampania. Leggi anche –Rapporto Bes, la Sicilia va male nel 70% degli indicatori. Ma migliora Internet L’emergenza abitativa fa “saltare” la consueta contrapposizioneNord-Sud: se guardiamo all’indicatore relativo allagrave deprivazione abitativa, infatti, il Piemonte registra addirittura valori più che doppi rispetto alla media italiana (rispettivamente 10,8% e 5,2%). Numeri sopra la media ma non così drammatici inSicilia(5,5%),Puglia(7,6%) eSardegna(7,3%).Toscanaregione italiana con il valore più contenuto (2,7%). Rispetto agli anni precedenti, diminuisce su tutto il territorio nazionale anche l’indicatore di sovraccarico delcosto dell’abitazione, che risulta difficilmente sostenibile per il 6,6% della popolazione italiana (si attestava a 7,2% nel 2021 e a 8,7% nel 2019). In Sicilia sale e si attesta addirittura all’8,2%.