Prelievi dell’ex senza consenso: la banca non può fermarlo | Ti ritrovi il conto svuotato e non puoi riavere nemmeno un centesimo

Prelievi dell’ex senza consenso: la banca non può fermarlo | Ti ritrovi il conto svuotato e non puoi riavere nemmeno un centesimo

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In caso di conto corrente cointestato, anche dopo la separazione, uno dei due ex può prelevare l’intero saldo senza che l’istituto bancario possa intervenire: una realtà che molti scoprono troppo tardi.

La questione dei conti cointestati torna ciclicamente al centro dell’attenzione, soprattutto quando una separazione o un divorzio trasformano una scelta pratica in una fonte di rischio. La legge stabilisce regole precise che spesso i correntisti ignorano, convinti che la banca possa bloccare operazioni sospette o tutelare il partner più vulnerabile. Non è così.

La giurisprudenza e le normative sui rapporti bancari chiariscono infatti che, in presenza di firme disgiunte, ciascun intestatario può agire in piena autonomia. Anche operazioni drastiche, come il prelievo totale del saldo, rientrano tra i poteri riconosciuti al singolo titolare. E le conseguenze, purtroppo, possono essere molto pesanti.

Perché la banca non può impedirlo: cosa dice la legge sui conti cointestati

Il conto cointestato a firme disgiunte funziona come se ogni titolare fosse, a tutti gli effetti, proprietario dell’intera somma. Questo significa che la banca non ha strumenti per impedire un prelievo eseguito da uno dei due, nemmeno se l’altro contesta l’operazione o se la relazione è terminata da tempo.

In pratica, la banca è tenuta a dare esecuzione a ogni operazione richiesta dal singolo intestatario, salvo che sia pervenuta una revoca formale del potere di firma o un provvedimento giudiziario che imponga un blocco. Senza uno di questi elementi, nessun istituto può intervenire per limitare i movimenti, nemmeno se visibilmente pregiudizievoli per l’altro cointestatario.

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Cosa può fare chi si ritrova il conto svuotato: i pochi rimedi possibili

Una volta eseguito il prelievo, recuperare le somme è molto difficile. Il titolare danneggiato può agire solo sul piano civile dimostrando che il denaro non apparteneva in tutto o in parte all’ex partner, richiesta che richiede prove solide e tempi lunghi. Senza documentazione chiara — ad esempio bonifici, buste paga o movimenti riconducibili unicamente al proprio reddito — la presunzione rimane quella della comunione delle somme.

È possibile chiedere un congelamento del conto o la revoca della firma disgiunta, ma solo in via preventiva: quando il denaro è ormai sparito, la tutela è minima e la banca non ha alcuna responsabilità. Per questo gli esperti consigliano, in caso di separazione o rapporti difficili, di intervenire subito e non lasciare attivi conti condivisi che possono diventare un punto debole.