“Venerdì all’incontro con il governo è emersa solo la volontà di affrontare il tema, a differenza dei mesi scorsi in cui sembrava esserci un disinteresse totale”. Così Alfio Mannino, segretario Cgil Sicilia, sulla vicenda della Isab Lukoil di Priolo. L’azienda, con sede legale in Sicilia ma di proprietà russa tramite una controllata svizzera del colosso Lukoil, è la maggiore raffineria d’Italia e soprattutto la maggiore società di capitali della Sicilia per fatturato, e vive da mesi nell’incertezza a causa delle sanzioni alla Russia dopo l’invasione in Ucraina.
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Per le banche la garanzia Sace non basta
In particolare dal 5 dicembre l’approvvigionamento di petrolio da raffinare dalla Russia sarà vietato, e questo creerà problemi di approvvigionamento per una azienda che in questi mesi, come più volte denunciato da sindacati e associazioni datoriali, ha grosse difficoltà nel reperire risorse finanziarie. “Dall’incontro non sono arrivate risposte che cercavamo, nelle ore precedente si ipotizzava che con le garanzie di Sace le banche avrebbero finanziato l’approvvigionamento del petrolio. Nonostante questo gli istituti bancari hanno fatto sapere che questa è insufficiente, con motivazioni che a noi sfuggono. Ipotizziamo che il 70 per cento di garanzia fosse per loro insufficiente, oppure la motivazione reputazionale che avrebbero comunque finanziato una azienda a proprietà russa”.
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Il depuratore potrebbe bloccare l’intera area industriale
La tematica che tiene banco in queste ore in relazione non solo alla Lukoil, ma a tutto il polo industriale siracusano che fra diretti e indotto conta circa 10 mila lavoratori, è però quella del depuratore. “La questione non è stata affrontata, a gironi partirà un incidente probatorio da parte della magistratura, e se viene chiuso c’è a rischi l’intera area”. Inoltre, sottolinea Mannino, resta la questione “non affrontata in queste ore perché sopravanzata dall’emergenza”, della transizione energetica, ovvero “cambiare la qualità dei prodotti che lì vengono lavorati”. Una quesitone “di prospettiva” secondo Mannino, per il quale “manca l’idea di come l’area verrà rilanciata. Nelle prossime ore ci saranno nuovi contatti con gli istituti di credito. Si valuta la soluzione della vendita, o della nazionalizzazione, ma ci sembrano soluzioni che però in questo momento non hanno una base solida. La vertenza è delicata, e da come la chiuderemo dipende l’intero futuro industriale della nostra regione”, conclude il segretario di Cgil Sicilia.