Protesta dei trattori, il manifesto siciliano: “Politica non cavalchi l’onda”

Laprotesta dei trattoriha ora anche unmanifesto, si chiama “La Sicilia alza la voce“. E gli agricoltori non vogliono “chepolitici e associazioni di categoria tentino di cavalcare questa onda“. Il gruppo eterogeneo di agricoltori siciliani promotori ha esposto le motivazioni della protesta in corso ormai un mese in Sicilia e nell’intera Europa in un incontro online il 13 febbraio. Sono parte delle associazioniSimenza- Cumpagnìa Siciliana Sementi Contadine,Coordinamento Agroecologia SiciliaeUnione Allevatori Sicilia. Ilmanifesto è diventato anche una petizione onlineche dallo scorso 5 febbraio ha raccolto oltre 1.200 sottoscrizioni. All’interno le richieste sono le più variegate. I primi sono quelliambientali come la siccità, che a sua volta porta a unagravecarenza di foraggio, per il quale chiedono interventi immediati dellaProtezione civile. Il documento contiene anche richieste prettamente fiscali come l’abolizione di Irpef e Imu. Ma secondo gli agricoltori urgono anche interventi in materia di liquidità, come “lo sblocco di fondi Agea” (Agenzia europea per l’erogazione dei fondi per l’agricoltura), e “risolvere le compensazioni dei crediti in modo automatico”, così da consentire alle aziende di avere i documenti di regolarità contributiva (Durc). “Se iltrattoreun secolo fa è quello che ha distrutto il senso della terra, oggi viene utilizzato per protestare contro questa agricoltura.E’ il karma, tutto torna“, spiegaGiuseppe Li Rosi, agricoltore che del recupero dell’agricoltura di un tempo ha fatto una bandiera anche attraversoSimenza, che raccoglie in Sicilia una settantina di produttori. Esperto in grani antichi, è portavoce del gruppo insieme all’avvocatoMariangela Cirrincione. “Lanarrazione di questa protesta, infiltrata e dominata da altri, deve tornare agli agricoltori. Da qui il senso di questo incontro”, spiega. E nel manifesto è chiara unasfiducia nel sistema di gestione agricolo europeo, nonostante molte delle aziende presenti vadano nella direzione delbiologico e del basso impatto ambientale. L’Unione, a detta di Cirrincione, lo fa nel modo sbagliato. “Ad esempio – ha spiegato –le rinnovabili portano a una predazione del suolo agricolo. In teoria per ottime ragioni, in pratica arricchendo le multinazionali. Non solo per l’eolico che è ovunque, ma si diffonde senza criterio anche l’agrivoltaico. Se continua così non ci sarà più produzione locale e il costo della pasta e degli alimenti principali sarà un lusso”. Leggi anche –I trattori hanno vinto: Von der Leyen ritirerà le nuove norme sui pesticidi Secondo Cirrincione molti dei problemi lamentati dagli agricoltori “nascono dalla politica agricola europea”. Ma proporre tra i temi “l’uscita dall’Unione è improponibile come idea, e non sarebbe capita”. Un concetto che approfondisceGuido Bissanti del Coordinamento Agroecologia: “Il sistema mondo non funziona come l’Unione europea, al di fuori c’è la massima condivisione e commistione.La protesta è solo la punta di un iceberg di un modello al capolinea“. Secondo Bissanti “questa protesta dei trattori nasce da un malumore, un incontro spirituale che ci dice che in questa direzione non posso camminare più. non vogliamo però fare rivoluzione, ma progettualità. Il nostro gruppo serve a dare un vestito, una rivoluzione delle idee. Nel documento ci sono aspetti di immediatezza. Ma non possiamo mancare di visione”. Per arrivare ai risultati, serve però “non perdere la spinta propulsiva e spontanea“, come ha spiegato Li Rosi. In Sicilia il primo presidio della protesta dei “trattori” è stato organizzato aBolognetta il 17 gennaio. “Eravamo conquasi 800 agricoltori all’interno di un hotel. Un caos totale, ma era la germogliazione di un seme. Dal 17 gennaio fino a oggi ci sono statiuna ventina di presidi in quasi tutta la Sicilia, tranne che nel catanese“. Il problema resta però non locale, ma nazionale ed europeo. E secondo il gruppo “La Sicilia alza la testa”, il tentaivo più macroscopico di orientare da una parte politica le proteste è stato fatto in occasione dellamanifestazione in programma per il 15 febbraio a Roma. “Di fatto sono due manifestazioni, organizzati da due coordinamenti con lo stessa sigla, Cra, una la mattina al Campidoglio e una il pomeriggio al Circo Massimo”. Secondo Li Rosi si tratta di un chiaro tentativo di far vedere gli agricoltori spaccati. Ma la speranza è quella di far rientrare i due eventi su un unico grande movimento. “Abbiamo avuto un incontro con referenti dei due presidi, chiedendo di utilizzare un documento unico e a far sì che quelli del Circo Massimo vadano al Campidoglio per far vedere che tutti gli agricoltori nei due presidi saranno presenti nell’uno e nell’altro”, conclude.