Quanto potrebbe costare il Covid-19 alle imprese siciliane

Le imprese italiane potrebbero perdere tra i 270 e i 650 miliardi di fatturato nel biennio 2020-21 a causa del Covid-19. Per quelle siciliane il coronavirus costerebbe tra i 5,9 e i 14,5 miliardi. Vorrebbe dire perdere, nel 2020, il 7,8 per cento dei propri ricavi in quello che pare essere il migliore dei casi. In quello peggiore la sforbiciata sarebbe del 18,3 per cento. Il futuro che si prospetta davanti ad alcuni settori (a partire dal turismo) oscilla tra il nero e l’apocalittico. I dati emergono dalCerved Industry Forecast. Lo studio ha dipinto due scenari. Nel
primo, definito “base”, l’emergenza terminerebbe a maggio. Ci
sarebbero “impatti molto importanti sulle economie mondiali e
quindi sulle attività di import-export”. Nel secondo,
“pessimistico”, l’epidemia si prolungherebbe fino alla fine del
2020. Servirebbe più tempo per recuperare e ci sarebbe un “completo
isolamento dell’economia italiana”. In entrambi i casi, ci
sarebbe una “contrazione particolarmente violenta nell’anno in
corso, con conseguenze senza precedenti per alcuni settori”. Nel
2021 si prevede invece “un rimbalzo, che riporterebbe i ricavi
vicini e, in alcuni casi, al di sopra dei livelli del 2019”. Questo
non significa che basterebbero due anni per assorbire le
ripercussioni negative. Vuol dire che ci si rimetterebbe in pari: in
pratica, sarebbero due anni persi. Se l’emergenza dovesse rientrare in tempi relativamente brevi, secondo il Cerved Industry Forecast, nel 2020 i fatturati delle imprese italiane perderebbero il 7,4 per cento rispetto al 2019. Il terreno perso sarebbe recuperato nel 2021, con una crescita vicina al 10 per cento. Rispetto a uno scenario senza epidemia, la perdita sarebbe comunque “molto rilevante”: di 220 miliardi nel 2020 e a di 55 miliardi nel 2021. In questo scenario base, la Sicilia sarebbe in linea con la media del Paese: caduta del 7,8 per cento quest’anno, rimbalzo oltre l’11 per cento nel 2021. E saldo totale negativo per quasi 6 miliardi, 5 dei quali evaporati nel 2020. Nel caso di “durata prolungata
dell’emergenza”, lo scenario sarebbe ben più severo: nel 2020 i
fatturati crollerebbero del 17,8 per cento e le imprese perderebbero
470 miliardi. Il rimbalzo dell’anno successivo, pur generoso (17,5
per cento) non sarebbe sufficiente per recuperare le perdite.
Risultato: nel 2021 i fatturati saranno ancora del 3,3 per cento più
bassi rispetto al 2019, per una perdita di 640-650 miliardi. Anche
nel caso di scenario pessimistico, la Sicilia segue l’andamento del
Paese: i fatturati delle imprese regionali registrerebbero quest’anno
una picchiata verticale (-18,3 per cento), che equivarrebbe a 10,5
miliardi. Cui si sommerebbero i 4 miliardi bruciati nel 2021. Leggi anche–Covid-19, cassa in deroga e 600 euro agli autonomi: il decreto Visto l’incedere della crisi, sembra poco ragionevole – al momento – ipotizzare un’evoluzione migliore dello scenario base. Già in questo quadro, l’impatto su alcuni settori sarebbe devastante. Nel 2020, alberghi, agenzie viaggi e altre strutture ricettive perderebbero circa un terzo del proprio fatturato. Attorno a un calo del 25 per cento ci sono trasporto aereo, fiere, rimorchi e allestimento veicoli, concessionari auto e moto, parrucchieri e istituti di bellezza. Nello scenario pessimistico, spiega lo studio, i settori più colpiti “sarebbero sostanzialmente gli stessi, ma con impatti in alcuni casi drammatici”: gli alberghi perderebbero quasi tre quarti dei propri ricavi. Le agenzie di viaggi e le strutture extra-alberghiere quasi due terzi. Sarebbe dimezzato il giro d’affari di automotive e trasporti. Le prospettive non sono cupe per tutti i settori. Il rapporto stima una crescita dell’e-commerce superiore al 26 per cento. Incremento a doppia cifra anche per distribuzione alimentare e apparecchi biomedicali. Positiva la performance del settore farmaceutico, cantieristica, produzione ortofrutta e lavanderie industriali. Nello scenario estremo, “per alcuni settori anticiclici – come l’e-commerce, la distribuzione alimentare moderna, la farmaceutica e gli apparecchi medicali – le previsioni sono anche più positive rispetto allo scenario base”. Nel caso del commercio elettronico, i ricavi crescerebbero del 55 per cento.