Rapporto Bes, la Sicilia va male nel 70% degli indicatori. Ma migliora Internet
Bene per i miglioramenti nell’accesso a Internet, male per tutto il resto. Questa, in sintesi estrema, la situazione che emerge perla Sicilianell’undicesima edizione delRapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes)pubblicata oggi da Istat in riferimento all’anno 2023. L’Isola infatti spicca per un notevole miglioramento nella percentuale di famiglie servite da una connessione internet ad alta velocità, che è in crescita dal 2022 dell’8,1%, portando il totale al 45,4%, un balzo in avanti che non ha eguali in Italia. Dove però la media è del 59,6%. Le buone notizie, però, finiscono qui:la Sicilia, insieme alla Campania,ha il 70% dei 132 indicatori Bes utilizzati da Istat nelle classi di performance bassa e medio-bassa. Leggi anche –Il lavoro digitale chiama, in Sicilia la formazione professionale non risponde Tra leperformancepeggiori Istat segnala quella nell’Istruzione. Nel corso dell’anno scolastico 2022/23, la quota di ragazzi e ragazze che alterzo e ultimo anno delle scuole secondarie di primo gradonon hanno raggiunto la sufficienza è del 38,5% per l’Italiano e del 44,2% la Matematica.La Sicilia è la regione record, in negativo, per entrambe:per l’Italiano in Sicilia sono insufficienti il 50,2% degli studenti, contro il 49,4% della Calabria, e il 46,1% della Campania.Per la Matematica la Sicilia raggiunge il 61,4% di insufficienze, con la Calabria al 60,7%, e terza la Sardegna al 58,1%.La Sicilia è del resto anchela regione con la quota più bassa di persone tra 25-64 anni che hanno almeno una qualifica o un diploma secondario superiore: sonosolo il 54,9%. La media nazionale, nel 2023, era del 65,5% (68% tra le donne e del 62,9% tra gli uomini), peraltro in crescita di 2,5 punti percentuali rispetto al 2022. Ancora sotto il 60% Campania (56,8%), Puglia (55,7%) e Sardegna (55%). La Sicilia è tra le prime regioni in negativo anche per quanto riguarda i cosiddettiearly leavers, cioè igiovani di 18-24 anniche hanno conseguito al più il titolo di scuola secondaria di primo grado esono usciti dal sistema di istruzione e formazione: sono il18,6%.Peggiofanno laSardegna(abbandona precocemente il 23,4% dei maschi), e laCampania(19,3%). Lamedia italiana è però del 10,5%, comunque vicina al target indicato dall’Unione europea per il 2030, il 9%. Il dato negativo degliearly leaverssi accompagna non a caso a quello deicosiddetti NEET(Neither in Employment nor in Education and Training), ovvero coloro tra i 15 e i 29 anni che sono inattivi lavorativamente e anche nella formazione.In Sicilia sono oltre il 20%, così come in Campania, Calabria e Puglia. Questo nonostante il dato nazionale sia in calo: nel 2023, sul totale dei 15-29enni la quota di Neet è del 16,1%, icontro il 19% del 2022. Leggi anche –Piccoli Neet crescono. Siciliani impreparati già dalle elementari A spiccare in negativo non sono però in Sicilia solo i dati relativi all’istruzione.L’Isola nel 2022è ancora la regione con lapercentuale più alta di incendi boschivi,seppure in calo rispetto al 2021, con un territorio reginale colpito dairoghi pari al 9,8‰ (9,8 per mille, lo 0,98%), comunque in netto miglioramento rispetto al 23,2‰ del 2021. Anche a livello italiano nel 2022 l’impatto degli incendi boschivi è stato minore dell’anno precedente, dopo una fase triennale di crescita.In tutta Italiasi sono registrati circa 6.500 incendi per un’estensione complessiva di 725,7 km2,pari al 2,4‰ del territorio nazionale(circa la metà del 2021, nonostante un incremento del 9% del numero di incendi). Nel Centro-nord l’incidenza delle superfici percorse dal fuoco, benché più limitata, è in aumento rispetto al 2021 (dallo 0,3 all’1‰ nel Nord-ovest, dallo 0,1 allo 0,5‰ nel Nord-est e dall’1,6 al 2‰ nel Centro). NelMezzogiorno, invece, dove i valori sono più elevati, il 2022 segna un netto miglioramento rispetto all’anno precedente, con incidenze in calodal 7,4 al 2,3‰nel Sud edal 17,2 al 7‰ nelle Isole. Nel 2023 in Sicilia solo il 7,2%delle persone dai 14 anni di età ha utilizzato assiduamente iservizi pubblici di mobilità, controil 12,9% nazionale(era il 11,8% nel 2022 e superava il 15% nel 2019). Si trattadel secondo dato peggiore in Italiadopo quello della Calabria (7,5%), entrambe con utenza stazionaria o leggermente in calo rispetto al passato. Sul territorio, l’utenza più ampia risiede nelle regioni del Nord (14,7%), e in particolare in Liguria, che, con il 23,2% di utenti assidui, mostra la ripresa più netta rispetto allo scorso anno (19,7%) insieme al Molise, dove si è passati dal 6,5% al 10,8%. Rimanestabile la quota di quanti si dichiarano soddisfatti dei servizi di mobilità (il 23,3%). In netto peggioramento rispetto al 2022 la performance del Centro (dal 21,0% al 18,3%) e soprattutto delle Isole (dal 29,2% al 22,8%).