Quanti italiani sanno cosa sono i tassi di interesse, l’inflazione e la diversificazione degli investimenti? Per scoprirlo dal 2020 il Comitato per l’Educazione finanziaria (in breve Edufin), ha elaborato le cosiddette “Big three”, tre domande “apparentemente semplici o banali. Ma dietro a queste c’è una metodologia che abbiamo inserito in tutte le survey nel mondo”, come spiega Annamaria Lusardi, tra i massimi esperti mondiali sull’Educazione finanziaria e presidente del Comitato interministeriale. Le “Big three” permettono di fare quindi una valutazione immediata, e confrontabile tra i vari Paesi, delle competenze finanziarie: chi risponde correttamente, ha una conoscenza elevata. E secondo il rapporto Edufin 2022 realizzato dal Comitato con Doxa, gli italiani a conoscenza di questi termini sono solo il 44,7 per cento. Un dato molto inferiore rispetto a quello degli altri Paesi industrializzati del G7 che hanno una media superiore al 50 per cento.

Al Sud e in Sicilia ci si ferma al 37,7 per cento
Il dato, come già anticipato da Lusardi in un recente incontro all’Università di Catania, ripropone però nuovamente due grandi problemi già riscontrati nelle rilevazioni del 2020 e 2021. Ovvero le differenze territoriali e di genere nella conoscenza finanziaria. Il Sud e le Isole (Sicila e Sardegna), con una media di risposte esatte alle “Big three” del 37,7 per cento, sono molto più indietro rispetto al Nord, che ha una media del 49,2 per cento. Discorso simile per quanto riguarda le differenze tra donne e uomini, con solo il 38 per cento di donne ad aver risposto correttamente, mentre per gli uomini la media nazionale sale al 48,2 per cento.

Differenze per fasce d’età e titolo di studio
Dal rapporto Edufin 2022 emerge anche una notevole differenziazione tra le varie fasce d’età. Tra i 18 e i 34 anni appena il 30,25 per cento conosce il significato sia di interesse che di inflazione e diversificazione, una percentuale che sale al 55,1 per cento tra gli over 65. Il gap è molto superiore a quello che si ha tra chi ha un titolo di studio da scuola dell’obbligo (licenza media o inferiore), e chi ha una laurea. Tra i “dottori” solo poco più della metà ha una competenza elevata sui temi finanziari (51 per cento), che scende al 47,5 per cento per i diplomati e al 39 per chi ha un titolo inferiore.

Assicurazioni poco conosciute
Il rapporto dedica inoltre ampio spazio alla conoscenza dei temi assicurativi, la cui diffusione è un altro compito cardine del Comitato. Il rapporto indica come “di livello basso” le conoscenze degli italiani, testate tramite alcune domande. Il concetto base di “capitale assicurato” ad esempio è conosciuto solo dal 56,9 per cento, e nuovamente con varie differenze sia territoriali che di genere, età e livello di istruzione. Nel Nord Italia il 62,4 per cento degli intervistati dichiara di “sapere di cosa si parla”, percentuale che scende al 50,4 per cento al Sud e nelle Isole. Tra gli uomini sono invece il 60,2 per cento a dichiarare una conoscenza del tema, percentuale che scende al 51,4 per le donne. La fascia d’età che sembra invece essere più addentro ala tematica assicurativa è quella tra i 55 e i 64 anni, con il 64,1 per cento. Percentuale che scende al 41,9 per i giovani tra i 18 e i 34 anni. Tra i laureati si dichiara infine addentro al concetto di “capitale assicurato” il 62,6 per cento, contro il 60,4 per cento dei laureati e il 51,7 per cento di chi ha un titolo di studio inferiore.