Il governo Draghi ha deciso di impugnare di fronte alla Corte costituzionale la Legge di stabilità 2022-2024 della Regine siciliana. La decisone è arrivata nel Consiglio dei ministri di lunedì 21 luglio, il primo dopo le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi e lo scioglimento anticipato delle Camere da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Durante il Consiglio è stata fissata la data delle elezioni politiche anticipate, il prossimo 25 settembre. All’ordine del giorno, però, c’era anche l’esame di 14 leggi regionali, di cui tre relative alla Sicilia. A finire al vaglio della Suprema Corte, come detto, sono alcune norme della Legge di stabilità, mentre la scure del Governo ha risparmiato il Bilancio di previsione per il triennio 2022-2024. A gettare acqua sul fuoco l’assessore all’Economia e vicepresidente della Regione Gaetano Armao. “La gran parte delle norme impugnate non sono di iniziativa governativa e comunque non determinano alcun effetto sugli equilibri di bilancio della Regione”, scrive in una nota l’assessore.
Leggi anche – Regione, bocciate norme su forestali e precari. “Esercizio provvisorio salvo”
I dettagli dell’impugnativa
Nello specifico, il Governo ha deciso di impugnare Legge di stabilità “in quanto talune disposizioni in materia di beni culturali e paesaggio, tutela della salute, armonizzazione dei bilanci pubblici e ordinamento civile, eccedono dalle competenze attribuite alla Regione siciliana dallo Statuto di autonomia”. Una formula non nuova, visto che negli ultimi mesi sono state decine le norme regionali sui cui il Governo ha chiesto il giudizio di legittimità. In attesa dell’impugnativa ufficiale da parte dell’avvocatura dello Stato – a cui la Sicilia potrà eventualmente decidere di opporsi – il Consiglio dei ministri mette nero su bianco gli articoli della Costituzione con cui la norma regionale sarebbe in contrasto. Per Roma la Legge di stabilità viola “gli articoli 3, 9, 73, secondo comma, 97, primo e secondo comma, 117, primo comma, secondo comma, lett. e), l), m) e s), e terzo comma, 119, primo comma, e 121, secondo comma, nonché l’articolo 81, terzo comma, della Costituzione relativamente alla copertura finanziaria”.
Leggi anche – Regione, sul Rendiconto 2019 non basta l’ok di Roma. “Iter va avanti”
“Confronto serrato con il Governo”
Una mossa che non sembra preoccupare Palermo. Armao non chiarisce se la Regione deciderà di “resistere” all’impugnativa, ma sottolinea che il ricorso non mette a rischio la Legge di stabilità, “né tanto meno l’esame del disegno di legge di variazioni di bilancio che immette nuove risorse finanziarie per quasi 900 milioni di euro”. Le risorse economiche sarebbero dunque salve, ma lo scontro normativo tra Regione e Stato rimane. L’assessore ricorda che “il governo Musumeci ha condotto un serrato e proficuo confronto con il governo centrale, superando gran parte dei rilievi che erano stati posti su alcune delle disposizioni approvate”. Non tutti i problemi sono stati superati, ammette Armao. “Sono residuate talune questioni su norme non strutturali per la manovra, soprattutto di iniziativa non governativa”. Proprio quelle su cui il Consiglio dei ministri ha deciso di procedere con l’impugnativa, conclude il responsabile regionale dell’Economia, “sulle quali si pronuncerà definitivamente la Corte costituzionale”.