L’8 giugno 2021 la Quinta commissione lavoro dell’Assemblea regionale siciliana ha convocato le parti sociali, e tra questi lo Snalv-Confsal, per rendere noto lo stato dei lavori in merito al concorso per il potenziamento dei Centri per l’impiego della Regione siciliana. La posizione espressa dal segretario Giuseppe Milazzo e dalla delegata al Direttivo regionale per la Formazione professionale dottoressa Rosalia Megna è stata dura e intransigente.
La storia della vertenza
La vertenza è cominciata nel 2013, quando gli operatori degli ex sportelli – che fino a quel momento lavoravano a pieno regime a supporto dei Cpi – sono stati tutti licenziati perché la Regione non ha più finanziato il loro servizio, senza curarsi di sostituirlo con un piano di recupero del personale licenziato e comunque riqualificato nel 1998 dalla stessa Pubblica amministrazione. Ben 15 anni prima, con fondi ministeriali ed europei. Da allora due Legislature del governo regionale, quella di Crocetta e quella attuale, sono intervenute votando all’unanimità per risolvere la grave situazione degli operatori delle Politiche attive del lavoro, detti ex sportellisti.
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Gli interventi legislativi
La Legislatura precedente del governatore Crocetta ha legiferato tre leggi regionali al fine di recuperare le professionalità formate e permettere altrettanto una continuità del servizio offerto ai cittadini. La Legislatura attuale del governatore Musumeci ha fatto altrettanto, introducendo un comma all’ultima delle tre leggi precedenti, la Legge siciliana numero 8 /2016 articolo 13, con la Legge regionale numero 10/2018 art. 19, grazie al quale si davano alla P.a., 180 giorni dall’entrata in vigore della stessa per la ricognizione del fabbisogno dei Cpi e la ricollocazione degli ex operatori delle politiche attive del lavoro.
Le novità della Legge Brunetta
Nulla è accaduto fino ad oggi. La nostra Organizzazione sindacale è stata convocata per l’ennesima volta e abbiamo dovuto ascoltare ancora le giustificazioni di non colpevolezza da parte della P.a., sulla mancata risoluzione della vertenza, questa volta a causa dell’art. 10 legge 44/2021 (Legge Brunetta), che modifica l’impianto dei concorsi pubblici rispetto alle prove pre-selettive e alla valutazione dei titoli di servizio, che valgono un terzi nella graduatoria finale e solo a fine espletamento di tutta la procedura concorsuale. Quindi gli ex-sportellisti vanno al macello.
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Il paradosso degli ex sportellisti
Secondo la Pubblica amministrazione, questi ex lavoratori che sono stati riqualificati con Fondi ministeriali ed europei nel 1998 e durante i 15 anni successivi hanno sostenuto continui aggiornamenti intanto che erano di fatto l’anima dei Centri per l’impiego, ora si devono confrontare con il resto del mondo parimenti, senza ricevere preventivamente il riconoscimento dei titoli di servizio maturati.
La posizione di Snalv, Confsal
Il segretario nazionale per la formazione professionale dello Snalv-Confsal, Giuseppe Milazzo, e la delegata del direttivo regionale, Rosalia Megna, indignati per l’offesa subita all’intelligenza di cui ogni essere umano è dotato, chiedono a gran voce di potere andare in deroga alla legge 44/2021, in considerazione del fatto che ben quattro leggi regionali precedenti sono state promulgate dall’Ars all’unanimità, con il coinvolgimento trasversale dell’intera politica di due Legislature e ben otto anni dal 2013 sono trascorsi sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie.
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“Sconfitta per la politica”
A questo punto se la situazione non dovesse mutare, a nulla servirebbe lo Statuto Speciale o avere un Parlamento, che promulga leggi a tutela di categorie di lavoratori e poi se ne dimentica. Tutto questo sarebbe la sconfitta di due intere classi politiche che hanno difeso i diritti acquisiti di una comunità di lavoratori riconosciuti da un Contratto collettivo nazionale di categoria.