Rifiuti, energia, acqua. Le sfide ambientali del futuro in Sicilia

Termovalorizzatori, depuratori, pannelli fotovoltaici, dighe e invasi. Temi fondamentali per lo sviluppo presente e futuro della Sicilia. Se ne parla in questi giorni a “Catania 2030”, evento contenitore che si svolge nei locali del centro fieristico “Le Ciminiere”, in tre giorni fitti di incontri e approfondimenti con aziende e con istituzioni, prima fra tutte la Regione Siciliana che ha organizzato un focus sull’energia. Catania 2030 è dunque un punto di riferimento per tematiche quali la transizione energetica, la sostenibilità, la resilienza, la valorizzazione dell’ambiente. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Mancini, presidente dell’associazione ingegneri per l’ambiente e il territorio (Aiat) e coordinatore dei lavori dei comitati organizzatori dell’evento. “Catania 2030 è il nostro tradizionale appuntamento su temi quali la gestione sostenibile dei rifiuti, la rigenerazione delle aree urbane e tante altre tematiche strategiche” conferma Mancini. Guarda il video Tanti i punti dolenti di cui abbiamo parlato con Mancini, primo fra tutti i rifiuti: “Purtroppo nel nostro territorio una parte molto alta dei rifiuti, il 60 -65 per cento finisce in discarica, mentre andrebbe sviluppato un mercato delle materie prime e seconde in Sicilia per favorire lo sviluppo del riciclo”. Mentre la parte di rifiuti non riciclabili, secondo Mancini, va avviata ai termovalorizzatori, abbandonando una volta per tutte il conferimento in discarica. Un percorso su cui per altro sembra essere avviata la Regione Siciliana. L’ingegnere Mancini argomenta la sua posizione: “Anche se la differenziata crescesse molto, ci sarebbe comunque una parte di rifiuti residuale” da gestire. Quindi il “recupero energetico” del rifiuto sarebbe preferibile alla discarica. In Sicilia le discariche sono in buona parte satura, e allora lo spettro potrebbe essere quello dell’invio all’estero: “Certo – dice Mancini – dobbiamo gestire in loco i rifiuti. Se non riusciamo a chiudere questo ciclo virtuoso saremo costretti a metterli su un treno o su una nave, e i relativi costi saranno inevitabilmente a carico dei cittadini”. Leggi anche –Rifiuti, Musumeci rilancia l’inceneritore. “Unica soluzione contro le discariche” A proposito di costi, la Sicilia paga già multe saltate a causa delle infrazioni europee su rifiuti e depuratori: “Siamo molto indietro anche sui depuratori – ammette Mancini – ma è iniziato un percorso virtuoso, finalmente si è partiti”. Sicuramente è un grave danno anche di immagine scaricare reflui in mare davanti ai turisti stranieri. “Certo, il nostro territorio non può permettersi queste cose, semmai dovrebbe recuperare i reflui per impiegarli in agricoltura magari nella zona a rischio desertificazione”. Leggi anche –Depurazione in Sicilia, 1,8 miliardi per l’adeguamento. “Fine lavori nel 2026” Il problema dell’acqua, anche in agricoltura, è cruciale e in questo periodo di siccità anche molto sentito, ma spesso le dighe sono intasate e non riescono a raccogliere e distribuire l’acqua in maniera ottimale. Mancini non nasconde il problema, ma sostiene che anche qui la Regione stia facendo “grandi passi per la manutenzione e il ripristino della capacità massima”. Dobbiamo richiedere con forza che chi amministra proceda con le azioni corrette, dice, “semplicemente copiando le buone pratiche da realtà vicine, non c’è bisogno di inventarsi nulla”. Leggi anche –Agricoltura, il problema dell’acqua. Intervista a Corrado Vigo, agronomo L’energia rinnovabile è certamente al centro dell’interesse, ma in Sicilia c’è già una polemica per i tanti progetti privati che prevedono l’installazione di enormi campi di pannelli fotovoltaici in terreni agricoli. “La transizione energetica è importante, ma da programmare”. L’energia che viene dal sole va utilizzata, dice Mancini, ma cercando di rispettare l’ambiente e l’agricoltura, “magari utilizzando aree degradate dove non è possibile coltivare nulla. Bisogna trovare un equilibrio tra le esigenze imprenditoriali e quelle della comunità”. Leggi anche –Impianti fotovoltaici, la Cgil dice “no” al territorio ceduto alle multinazionali In conclusione Mancini inviata a essere positivi, ottimisti: “Serve cambiare approccio culturale. La Sicilia ha potenzialità immense”. Secondo Il presidente dell’Aiat è necessario “coinvolgere anche scuole e università per formare giovani che poi possano andare nelle amministrazioni pubbliche ed essere capaci con la loro competenza di accelerare i processi. Basti pensare che per una autorizzazione da noi servono tre o quattro anni, mentre altrove basta un anno o un anno e mezzo”. I cittadini, con la loro consapevolezza, “possono spingere i politici a fare scelte positive, e poi quando andranno a votare potranno scegliere i migliori”.