Rischio finanziario, in quattro province debiti non sostenibili
Poveri e indebitati. Per i cittadini di quattro province siciliane i prestiti sottoscritti vanno oltre i livelli che i redditi consentirebbero. Almeno secondo il parametro scelto dalSole24Ore per analizzare l’indice di rischio finanziario. Il quotidiano di Confindustria definisce non sostenibile il debito se il reddito di chi lo ha contratto è inferiore al triplo della rata media annua. Sotto la soglia del “tre” ci sono appena nove province, tra le quali Agrigento, Ragusa, Caltanissetta e Catania. Le altre siciliane non hanno molto da festeggiare, perché si muovono sul filo: a Enna il reddito è esattamente tre volte la rata. Sulla linea di galleggiamento anche Trapani, Palermo, Siracusa e Messina. Per avere un quadro più chiaro: la migliore, la città dello Stretto, ha un rapporto debito/reddito di 3,2 ed è 85esima tra le 107 province italiane. L’indagine prova ad andare oltre il
concetto di ricchezza, che spesso si esprime attraverso reddito e
patrimonio, per analizzare il rischio finanziario. Si può infatti
essere più “ricchi” guadagnando meno. Ad esempio, se – pur con
uno stipendio più basso – non si devono pagare mutuo o prestiti
personali. Osservando le tasche dei siciliani da questo punto di
vista, la peggiore è Agrigento. Il rapporto tra il reddito medio dei
maggiorenni che hanno finanziamenti attivi e quanto versano per
imborsarli è 2,8. Solo Barletta-Andria-Trani e Crotone sono messe
peggio. Per avere un confronto: nelle tre province sul podio
(Trieste, Aosta e Parma) il reddito è più di cinque volte la rata.
Ad Agrigento “l’esposizione media residua” (cioè la cifra che
resta da rimborsare) è tra le più basse d’Italia (meno di 20 mila
euro). E contenute sono anche la quota di cittadini che ha una
qualche forma di debito (meno di uno su tre) e la rata mensile media
(290 euro al mese). Il problema (comune alle altre province
siciliane, seppur con alcune sfumature) è che anche somme ridotte
pesano molto se si guadagna poco. E Agrigento è la seconda peggior
provincia per reddito dichiarato: 8020 euro l’anno. Per di più senza
il paracadute dei risparmi: il deposito medio è sotto i 12 mila
euro, cioè il 102esimo su 107. È chiaro quindi che il rischio
finanziario abbiano un male originario: un reddito basso (al netto di
alcune distorsioni dovute a quello non dichiarato). Osservare la
Sicilia attraverso la lente della sostenibilità finanziaria privata,
però, offre anche altri spunti. Tra le bocciate ci sono Ragusa,
Caltanissetta e Catania. Ragusa è praticamente agli stessi livelli
di Agrigento (103esima), pur partendo da un reddito medio leggermente
più elevato (8.860 euro). Sono però più alti anche tutti i
parametri che fanno riferimento al debito: il 38 per cento dei
cittadini ne ha uno, che supera in media i 25.500 euro, per una rata
mensile di 319 euro. Risultato: l’indebitamento salta e, a Ragusa
come ad Agrigento, i depositi medi hanno livelli simili.
Caltanissetta e Catania sono le altre due “non sostenibili”,
entrambe con un rapporto debito/reddito del 2,9. Il quadro della
prima è molto simile a quello di Agrigento: la relativa
morigeratezza deve fare i conti con il terzultimo reddito medio
d’Italia. Catania si discosta leggermente. È l’unica tra le quattro
bocciate siciliane ad avere un reddito medio annuo superiore ai 9
mila euro. Ma lievitano il numero di cittadini che fanno ricorso al
debito (il 40 per cento) e l’esposizione residua (27.719 euro),
probabilmente a causa di mutui pesanti (con 869 euro, è 25esima tra
le città dove si paga di più). In una classifica dove le province
siciliane vanno dall’85esima in giù, parlare di promosse è un po’
troppo. Ma ce ne sono cinque che hanno ottenuto (seppur di poco)
l’etichetta di sostenibili. Il 37 per cento dei messinesi ha un
debito. E per estinguerlo deve pagare in media circa 26.500 euro.
Cifre e rata media (316 euro) sono tutto sommato in linea con le
bocciate. A fare la differenza è quindi soprattutto il reddito di
10.262 euro, il più alto della regione. Siracusa raggiunge livelli
di sostenibilità simili a quelli di Messina, pur partendo da un
reddito medio annuo più basso di circa 800 euro. Merito di rate tra
le più caute d’Italia sia nel complesso (297 euro al mese) sia alla
voce mutui (728 euro). Anche Trapani (91esima) ed Enna (97esima) si
salvano grazie alla parsimonia. Con 288 e 282 euro, sono tra le dici
province con rate mensili medie più basse. Mentre a Palermo
(89esima) condiziona soprattutto la rata media del mutuo, che sfiora
i 900 euro.