La Sicilia è la regione meno inclusiva per donne e bambini in Italia. Lo dice il nuovo rapporto “Mai più invisibili: donne, bambine e bambini ai tempi del Covid-19 in Italia” di Weworld, un’organizzazione non governativa italiana che opera per i diritti delle comunità più vulnerabili a partire da donne, bambine e bambini. E in Sicilia, secondo l’indice 2021 elaborato dalla Ong, le donne e la popolazione under 18 soffre particolarmente l’esclusione in 40 aspetti della vita, gli stessi che costituiscono gli indicatori. Due sono specificamente legati alla pandemia, mentre gli altri a salute, educazione, economia, società. Si analizza dal tasso di occupazione, all’incidenza degli inattivi (Neet), fino ad aspetti relativi alla salute mentale e alla mortalità per i bambini, che si aggiungono a una povertà educativa in aumento.
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Dati peggiorati con la pandemia
Il punteggio italiano, 55 punti, per Weworld vale il 29esimo posto su 172 nazioni. La Sicilia ha 9,4 punti in meno rispetto alla media italiana. Un dato ben peggiore rispetto al 2020 quando l’indice, alla sua prima edizione, era formato da 38 indicatori (esclusi i due specifici per la pandemia quindi). Il ritardo, all’ora, si fermava a meno 4,3 punti. Si trattava comunque del penultimo dato nazionale, con la sola Calabria a fare peggio con meno 4,5 punti su una media italiana di 57. Nell’indice 2021 il penultimo posto è occupato invece dalla Campania (meno 8,5), seguita dalla Calabria (meno 7,8), e dalla Puglia (meno 5,9 punti). I dati per le regioni del Sud sono tutti nettamente in calo rispetto a quelli dello scorso anno, un crollo che si spiega con il peggioramento generale di situazioni di marginalizzazione già sistemiche e acuite dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Un arretramento evidente anche in alcune regioni del Nord. Lo scorso anno in testa all’indicatore c’erano Trentino-Alto Adige (più 4,8 punti rispetto alla media italiana), seguito dalla Lombardia (più 3,4 punti). Quest’ultima, nella nuova edizione è al quinto posto, con un più 3,5 punti. In testa per il 2021 abbiamo quindi Friuli-Venezia Giulia (7,8 punti oltre la media), mentre il Trentino Alto Adige scende al secondo insieme all’Emilia Romagna, entrambe a più 5,5 punti.

In Sicilia indice di povertà al 24 per cento
L’impegno di Weworld è svolto in 27 Paesi, con progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario. La situazione italiana, sottolinea l’organizzazione, con un divario di oltre 17 punti tra prima e ultima classificata, evidenzia problematiche sociali incancrenite che peggiorano la posizione a livello globale. L’Italia perde ben 11 posizioni rispetto al diciottesimo posto del 2015. Particolarmente allarmante è l’indice di povertà, che è del 4,2 per cento in Emilia Romagna e arriva al 24,3 in Sicilia. I minori a rischio di povertà ed esclusione sociale sono invece il 60 per cento in Calabria, contro il 15 per cento del Friuli-Venezia Giulia. Per le donne invece il maggior rischio di esclusione sociale e di povertà si ha in Campania, con sette donne su dieci, a cui fanno da contraltare i risultati, ancora una volta, dell’Emilia-Romagna, dove il dato si ferma a due su dieci. Dati peggiorati nel corso della pandemia che, sempre secondo le previsioni di Weworld, valgono tra i sette e i nove miliardi di euro di prodotto interno lordo nel Sud Italia.