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Salario minimo, Cnel: non è necessario con i contratti collettivi ma vanno rivisti

Il Cnel, guidato dall'ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, boccia il salario minimo e chiede di ripartire dalla contrattazione collettiva. Nella relazione, tuttavia, mette nero su bianco i problemi del sistema, a partire dal rinnovo dei contratti esistenti

Sul salario minimo legale arriva la bocciatura del Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Il tema del lavoro povero “va ben oltre il salario” e dipende “dai tempi di lavoro, dalla composizione familiare e dall’azione redistributiva dello Stato”. Inoltre “non è dato sapere l’impatto di una eventuale legge in materia di salario minimo sul sistema economico e produttivo”. La soluzione proposta è quindi continuare con la contrattazione collettiva, anche se in essa “non mancano elementi di criticità e sofferenza, di cui si ha piena consapevolezza”. L’ente guidato dall’ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta era stato incaricato a fine agosto dal governo Meloni di valutare la questione del salario minimo. Sul tavolo dell’Esecutivo, la proposta delle opposizioni unite che chiedono “una soglia minima inderogabile di nove euro all’ora, per tutelare i più fragili e poveri”. A supportarla anche la Cgil, che contesta la pronuncia del Cnel. “Sul salario minimo non facciamo passi indietro“, dice a FocuSicilia il segretario regionale Alfio Mannino.

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Il lavoro povero e le richieste dell’Ue

Come spiegato da questo giornale in diversi articoli, il tema del lavoro povero in Italia riguarda 4,6 milioni di lavoratori, che secondo le stime di Istat non raggiungono la retribuzione di nove euro l’ora. Considerando anche la tredicesima e il Trattamento di fine rapporto, che vengono “spalmati” sul salario, la cifra scende a circa due milioni di lavoratori. Circa il 13 per cento degli impiegati nel settore privato, secondo i tecnici dell’Istituto nazionale di statistica. Va considerato poi il lavoro nero, che in Sicilia raggiunge il 18 per cento del valore aggiunto, su cui il salario minimo non ha alcun impatto. Numeri che allarmano anche l’Europa, intervenuta con la direttiva 2022/2041, che chiede l’introduzione di “salari minimi adeguati”, da recepire entro il 14 novembre 2024. Bruxelles, fanno notare dal Cnel, non impone una legge ad hoc, ma prevede che il salario minimo possa essere introdotto anche tramite la contrattazione. Una strada non priva di criticità, ammette l’ente.

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Le criticità della contrattazione collettiva

Nella relazione dell’organismo costituzionale, infatti, si legge che “la presenza di un esteso e consolidato sistema di contrattazione collettiva non è di per sé condizione sufficiente per raggiungere l’obiettivo indicato dalla direttiva europea di una retribuzione adeguata”. Da una parte, il tasso di copertura dei contratti collettivi “si avvicina al 100 per cento“, cioè copre quasi integralmente il mercato del lavoro. Dall’altra esistono difficoltà in alcuni settori, “lavoro agricolo, lavoro domestico, multiservizi e lavoro di attesa (servizi fiduciari)”. In questi ambiti si verificano forme di contrattazione “pirata”, cioè sottoscritte da organizzazioni non rappresentative e con retribuzioni molto basse. In generale, però, “il sistema di contrattazione collettiva supera più o meno ampiamente dette soglie”. Un dato significativo riguarda poi l’aggiornamento dei contratti collettivi. “Al primo settembre 2023 risulta che al 54 per cento dei lavoratori dipendenti del settore privato si applicano contratti nazionali tecnicamente scaduti“.

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Le contestazioni al Cnel di Cgil Sicilia

Secondo l’organismo costituzionale, più che il salario minimo serve “un piano di azione nazionale a sostegno di un ordinato e armonico sviluppo del sistema della contrattazione collettiva“. Una strada sbagliata secondo la Cgil, che come detto ha sottoscritto la proposta di salario minimo delle opposizioni. “Prima di tutto contestiamo la scelta di affidare il tema del salario minimo, che richiede una valutazione politica, a un organismo tecnico come il Cnel”, spiega il segretario regionale Alfio Mannino. Sulla contrattazione collettiva “pesa il problema degli accordi pirata“, sottoscritti da sindacati che “non hanno nessuna rappresentanza e non garantiscono salari adeguati ai lavoratori, e spesso scendono sotto i sei euro l’ora”. Il salario minimo legale, sottolinea il segretario, è solo un primo passo. “Serve una riforma della legge sulla rappresentanza sindacale, per fare in modo che contratti chi ha davvero titolo per farlo“, conclude il segretario di Cgil Sicilia.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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