Sanità, Cimo Sicilia: nei Pronto soccorso Villa Sofia e Cervello organici dimezzati

Sanità, Cimo Sicilia: nei Pronto soccorso Villa Sofia e Cervello organici dimezzati

“Porre in essere urgentemente ilavori di ristrutturazionenecessari per la riqualificazione dell’area di emergenza del presidio ospedaliero‘Vincenzo Cervello’e, nelle more, accorpare momentaneamente gli organici sul solo presidio ospedaliero diVilla Sofia“: lo scrive il segretario regionale dellaCimo SiciliaGiuseppe Bonsignore,in una lettera inviata all’assessore alla Salute della Regione SicilianaGiovanna Volo.La missiva è indirizzata anche al Dirigente Generale del Dipartimento per la pianificazione strategicaSalvatore Iacolino,al Dirigente Generale del Dasoe (Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico)Salvatore Requireze al Commissario Straordinario dell’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello”Roberto Colletti. Per Bonsignore l’azione consentirebbe di “ottenere unnumero adeguato di mediciper garantire turni di servizio completi, con personale numericamente adeguato a fronteggiare le esigenze dei pazienti, poter concedere i dovuti periodi di riposo e di congedo e successivamente avviare unanuova campagna di reclutamento,sfruttando le condizioni più favorevoli. Gli interventi sono necessari all’effettivo rilancio dell’offerta di salute che deve garantire una struttura, attualmente considerata strategica per la città metropolitana di Palermo, per tentare di restituire il giusto potenziale di attrazione nei confronti dei medici in cerca di impiego e cercare diporre un argine al fenomenodella ‘fuga’ del personale sanitario dalle aree di emergenza”. “I due Pronto Soccorso per adulti dell’Azienda Ospedaliera.Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello”, evidenzia il segretario regionale della Cimo Sicilia, “continuano a soffrire di una cronica carenza di personale medico che ha raggiunto livelli estremi negli ultimi anni. A fronte di unadotazione organicache dovrebbe prevedere complessivamente 59 dirigenti medici, come risulta dal piano triennale di fabbisogno 2023-2025, prestano servizio in atto solo 25 dirigenti medici, alcuni di essi soggetti a delle limitazioni che oggettivamente ne impediscono il pieno impiego, a questi numeri si devono aggiungeresei contratti libero-professionalial Presidio ospedaliero Villa Sofia. Di fatto manca oltre il 50% del personale medico previsto dalla dotazione organica. Tra i due presidi in questo momento la situazione peggiore la subisce il Pronto soccorso del presidio ospedaliero ‘Cervello’, con un numero effettivo di12 dirigenti medici, sui 26 previstida dotazione organica” “Alcuni dirigenti medici hanno di recenterinunciato al loro incarico“, continua Bonsignore, “per trovare impiego in altri Pronto Soccorso della stessa città, dove, con organici più pieni, si riescono a garantire condizioni di lavoro migliori, conturni più sostenibili e periodi di riposo adeguati,ma anche complessivamente la percezione di un minor rischio clinico. Nonostante la drastica riduzione del numero degli accessi al Pronto Soccorso del “Cervello”, passati dai quasi 28 mila del 2018 (era “pre-Covid”) ai circa 17 mila del 2023, ai cinquemila nei primi 4 mesi del 2024 che in proiezione indicano un’ulteriore decremento su base annua(stima prevista 15 mila accessi/anno), occorre evidenziare che il fattore maggiormente determinante per il rischio clinico in area di emergenza è il sovraffollamento, che è quasi del tutto causato dallo stazionamento dei pazienti in attesa di ricovero e daipochi medici pronti a gestirli. “Il risultato finale”, dice ancora il segretario regionale della Cimo Sicilia, “è che i medici che prestanoservizio in Pronto Soccorsohanno il compito di gestire, per di più in locali non idonei, non meno di 50 pazienti per turno, che restano in aera di emergenza in attesa di posto letto. Gli stessi medici inoltre devono garantire ilservizio di “front-line”per i nuovi accessi, servizio che viene in questo modo pesantemente penalizzato, con un inevitabile allungamento dei tempi di attesa in triage. Itempi di attesa dei pazientipotenzialmente critici, in codice giallo, che dovrebbero essere non superiori ai 20 minuti, hanno superato in certi casi anche le 10 ore. Gli infermieri del triage, deputati alle rivalutazioni delle condizioni cliniche dellefile interminabilidi pazienti, non riescono, dal canto loro, ad eseguire le rivalutazioni nei tempi previsti”. “I pazienti rischiano, in questo modo, di non essere presi in carico anche per molte ore”, conclude Bonsignore, “con il conseguenteincremento del fenomeno dell’abbandonodelle aree di emergenza, dopo il primo accesso in triage, che nel Pronto Soccorso del Presidio ospedaliero ‘Cervello’ ha raggiunto che il30% del totale degli accessi.È ovvio che questo sistema non consente di garantire un livello di assistenza neppure minimo e i pazienti rischiano disubire anche gravi ritardi diagnostico-terapeuticie non trovano risposta alla loro richiesta di salute. Si configura uno scenario estremamente critico, che né i medici che prestano servizio in sala visite, né gli infermieri riescono a fronteggiare efficacemente”.