Sanità: liste d’attesa infinite, vaccini per i bimbi a rischio. Gimbe: pesanti disagi

Sanità: liste d’attesa infinite, vaccini per i bimbi a rischio. Gimbe: pesanti disagi

Sulla sanità le regioni faticano,perché la coperta è corta e non riesce a coprire lespeseper tutta la cittadinanza,vaccini per bambinicompresi. Le liste d’attesa continuano a essere lunghe, creando “pesanti disagi per i pazienti, peggiorando gli esiti di salute e facendo lievitare laspesa privata,che impoverisce le famiglie e può portare anche a rinunciare alle cure”. A dirlo è un’analisiGimbe, Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze.Il problema è diffuso in tutta Italia, eppure “non esiste unarendicontazione pubblicacompleta e trasparente sui tempi di attesa”. Su questo fronte “solo sei regioni svettano per trasparenza,Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Puglia, Umbria e Veneto“. NelMezzogiorno“laPugliaè l’unica promossa”, mentre molte altre regioni,Siciliacompresa, sono “senza voto”. Un decreto appena approvato dal governo Meloni prevede di realizzare unapiattaforma di monitoraggio.Per il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta, tuttavia, il processo è frenato “dall’eterogeneità delle piattaforme regionali e dalla pubblicazione dilinee guida nazionali“. Leggi anche –Sanità in Sicilia, Rete civica della salute fa il punto sull’attuazione del Pnrr Intanto lecure per le famigliesono a rischio. L’ultimo caso, come accennato, è quello del vaccino contro la bronchiolite, patologia respiratoria dei bambini particolarmente diffusa nella brutta stagione. L’anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus,utilizzato per la cura delle infezioni, è “extra Lea”, cioè non è incluso nel vigente Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. Dunque, secondo una nota del dipartimento prevenzione del ministero della Salute, “le regioni in piano di rientro daldisavanzo sanitario(Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia), non possono, ad oggi, garantire la somministrazione”. Fuori dal linguaggio burocratico, niente soldi, niente vaccino. Un’indicazione che avrebbe avuto conseguenze gravi per centinaia di migliaia di famiglie, tanto daspingere il ministero a un passo indietro.Nelle scorse ore il Dipartimento prevenzione ha chiesto all’Aifa, Agenzia nazionale del farmaco, di riclassificare il vaccino “garantendo a tutte le Regioni la somministrazione dell’anticorpo monoclonalesenzaoneri per i pazienti“. Leggi anche –Asp Catania, una rete di comunità per la salute mentale: due nuovi hub Un sospiro di sollievo permilioni di famiglie,che subiscono da anni leinefficienze della sanità regionale.Secondo Gimbe la strada per uscirne è ancora molto lunga. L’iter per il monitoraggio delle liste d’attesa, in realtà, è iniziato da qualche tempo. “Il Piano Nazionale diGestione delle Liste di Attesa (PNGLA) 2019-2021aveva già previsto che i siti web regionali e aziendali pubblicassero informazioni sui tempi di attesa”, scrivono infatti dall’associazione. L’accordo Stato-Regioni sullelinee di indirizzotuttavia “è stato firmato solo il 25 gennaio 2024”, mettendo nero su bianco “le modalità per rendere queste informazioni accessibili ai cittadini”. Quanto allanuova piattaformaprevista nelle scorse settimane dalgoverno Meloni,le linee guida “devono ancora essere definite da un decreto attuativo”, quindi ci sarà ancora da aspettare. Nell’attesa, l’associazione ha analizzato le informazionigià condivise dalle regioni.Dati che sono molto frammentari, al punto che perdiversi sistemi sanitarinon è ancora possibile la valutazione. Leggi anche –Salute: in Sicilia “si curi chi può”. Famiglie dell’Isola sempre più povere Tre regioni,Basilicata, Campania e Lombardia,“non dispongono di unportale unico con i datidel monitoraggio ex-ante, ma rimandano ai siti delle singole Aziende sanitarie”, scrivono i tecnici di Gimbe. Altre quattro,Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento e Sicilia,“pur avendo un portale regionale unico, per il monitoraggio ex-ante riportano solo il dato storico”. Troppo poco per scattare una fotografia efficace, insomma. Come detto sono sei le regioni che condividono “sia idati aggregatia livello regionale che i valori per le singole Aziende sanitarie,Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Puglia, Umbria e Veneto“. Quanto alle altre,Calabria, Piemonte e Toscana“riportano i dati solo per le singole Aziende sanitarie senza i valori aggregati regionali”, mentre Marche e Sardegna “riportano i dati solo come aggregati regionali senza riportare quelli delle singole Aziende sanitarie”. Nella ProvinciaAutonoma di Bolzano, in Molise e in Valle d’Aosta,infine, “non è applicabile ilcriterio di valutazionein quanto è presente una sola Azienda sanitaria”.