Sanità pubblica e liste d’attesa infinite, disagi per 9 pazienti su 10

Sanità pubblica e liste d’attesa infinite, disagi per 9 pazienti su 10

Nove pazienti su dieci lamentano difficoltà nell’accesso alle prestazioni della Sanità pubblica in Italia. Il dato è frutto di un sondaggio effettuato da Altroconsumo. L’indagine è stata condotta su oltre 1.100 cittadini aderenti adACmakers, la community che collabora alle ricerche dell’Organizzazione, efocalizzata sulla problematica delle liste d’attesa. Tra questi 950 hanno avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame con il Servizio Sanitario Nazionale nel corso dell’ultimo anno. Leggi anche –Sanità, le cure costano sempre di più alle famiglie. E 1 su 4 al Sud rinuncia I dati raccolti da Altroconsumo non fanno altro che confermare quanto denunciato negli scorsi mesi da organizzazioni comeSvimezeGimbe, ma anche dagli stessi dati ufficiali diAgenas(Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali). Risultato: un paziente su 4 al Sud arriva a rimandare o rinunciare del tutto alle cure, nonostante unaspesa sanitaria privata aumentata, nella sola Sicilia, dell’8 per cento, superando 1.200 euro annuali per famiglia. Ma quali sono più nello specifico i problemi riscontrati da Altroconsumo? Innanzitutto, perben  2/3 degli intervistati, leattese troppo lunghe, spesso oltre le urgenze indicate sulla ricetta (problema segnalato da 117 intervistati), ma per tanti anche lestrutture ospedaliere troppo lontane(in 268 casi). Oppure appuntamenti che non sono proprio disponibili, per via delleagende di prenotazione chiuse(263 casi). E in tutto questo i Centri unici prenotazione (Cup) sono difficili da contattareper 198 persone su 1.100 che hanno partecipato al sondaggio. Nel dettaglio le visite con “difficoltà di prenotazione” più citate sono quellaoculistica (circa 180 segnalazioni) e dermatologica(circa 100, per lo più riguardanti il controllo dei nei).Tra gli esami più segnalati abbiamoecografiesoprattutto dell’addome, della tiroide, della mammella e della spalla(circa 150),risonanze magnetiche, Tac (circa 100) e gastroscopia (circa 25).La situazione non migliora sul fronte ricoveri. Dei 1.100 intervistati, in circa 300 hanno detto di essere stati inseriti in lista d’attesa per un ricovero negli ultimi due anni. Poco più dellametà dei cittadini è stata ricoverata nei tempi previsti; circa 100 persone invece non sono state così fortunate e circa 50 sono ancora in attesadi sapere quando verranno chiamate. Fra i motivi dei ritardi riscontrati: la mancanza di medici, di letti, l’assenza dell’agenda dei prossimi mesi. In tutte le testimonianze traspare comunquel’impotenza dell’attesa senza informazioni: è difficile essere ricontattati anche quando promesso, avere prospettive chiare rispetto al ricovero, spesso non si viene più ricontattati e si rimane in sospeso. Secondo l’ultimorapporto Bes dell’Istat, nel 2023 sonocirca 4,5 milioni i cittadiniche hannodovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnosticiper problemi economici, di liste di attesa o difficoltà di accesso. E questo inregioni a basso reddito come la Siciliaha concrete conseguenze sulla salute dei cittadini. La Regione, è ultima per speranza di vita senza limitazioni dopo i 65 anni (8,7 anni) e penultima per speranza di vita alla nascita (81,8 anni). A livello nazionale le difficoltà riguardano “il 7,6% della popolazione: in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019”, ricordaFederico Cavallo,Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo. Di “grave stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale” parla inveceNino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe. “L’impatto dell’indebolimento della Sanità pubblica sulla salute individuale e collettiva – spiega Cartabellotta – deve considerare anche il livello socio-economico della popolazione. L’aumento del numero di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, se da un lato ‘argina’ la spesaout-of-pocket– quella che si paga di tasca propria – dall’altro aumenterà la rinuncia alle cure, peggiorando la salute e sino a ridurre l’aspettativa di vita proprio di quegli ‘indigenti’ chel’articolo 32 della Costituzioneindica come persone a cui fornire cure gratuite”. Secondo il presidente di Gimbe quello delle liste d’attesa “è un problema che da sempre affligge il nostro SSN, ma che negli ultimi anni si è aggravato per l’enorme quantità di prestazioni non erogate durante lapandemia Covid-19. Tuttavia, le misure per l’abbattimento delle liste di attesa previste nell’ultima Manovra sono state guidate da una logica ‘prestazionistica’, senza alcun provvedimento mirato a monitorare e ridurre l’inappropriatezza delle prestazioni. Inoltre, il potenziamento dell’offerta è stato “scaricato” di fatto sul tempo, sempre più esiguo, dei professionisti sanitari. Infine, l’aggiornamento del nuovo Piano Nazionale Governo Liste di Attesa, scaduto nel 2021, è ancora in progress”, conclude Nino Cartabellotta. Leggi anche –Sanità, l’Asp di Catania ha “azzerato le liste d’attesa”. Erano quelle del 2022