Scuola, al Sud scarsi i servizi e i risultati degli studenti. Catania taglia sui disabili

Meno fondi, meno assistenza, meno diritti: nellaCittà metropolitana di Cataniamancano i soldi, e a farne le spese sono i più deboli, a partire dagli alunni che a scuola necessitano delServizio di Assistenza all’Autonomia e Comunicazione(Asacom). Per quest’ultimo, nell’anno scolastico in corso, l’Ente ha deciso “una riduzione del 15%, in considerazione della notevole insufficienza dellerisorse assegnate dalla Regione sicilianaper l’espletamento di tale funzione”. Decisione che comporta “una rimodulazione del monte orario settimanale” per alunno, “adesclusione dei disabili sensoriali“, per i quali il servizio resterà invariato. A metterlo nero su bianco è il decreto 199/2024 firmato dal sindaco metropolitanoEnrico Trantino,che ha suscitato non poche polemiche nei Comuni ai piedi dell’Etna. Il tema del trattamento dei ragazzi con disabilità nelle scuole siciliane, in realtà,non riguarda soltanto Catania.L’accessibilità delle scuole “per persone con disabilità motoria”, infatti, è uno degli indicatori utilizzati nelrapporto Bes 2024 di Istatper valutare lo stato delle risorse educative nelle Città metropolitane. E i risultati in Sicilia sonotutt’altro che positivi. Leggi anche –Scuola, si riparte tra le solite differenze. Pnrr quasi inutile per Sicilia e Sud Catania, Palermo e Messina,infatti, si trovano in“zona rossa”.Le tre Città metropolitane dell’Isola registrano i risultati peggiori sia sullacarenza delle risorse(che, oltre all’accessibilità per i disabili,si valuta attraverso indicatori come posti negli asili nido, disponibilità di palestre e presenza di aule informatiche), che sugliesiti(dispersione scolastica, tasso di non ammissione e pluri-ripetenze). Nel dettaglio,Messinava male “sulla quota di popolazione conalmeno il diploma(53,2%; 65,5% la media nazionale), sulla quota di laureati e altri titoli terziari (19,2%; 30% in media) e sulla partecipazione continua degli adulti (5,5% contro 11,6 in media)”. In difficoltà anchePalermo, “sulle competenze in italiano e matematica (62,9% e 51,9%; 44,2% e 38,5% i valori medi nazionali)”. Anche aCataniai risultati su molti indicatori non sono brillanti. Uno su tutti quello delle “persone con almeno il diploma” nella fascia d’età 25-64 anni. Nel 2022 erano il 56,6% (dato più basso in Italia) e nel 2023 addirittura il 55%, contro unamedia nazionaledel 65,5%. Leggi anche –Energia, nelle scuole italiane è pura teoria. Solo un quarto fornisce i dati Modesto anche il dato dellaformazione continua,inchiodato al 6,9% (penultimo dopo il 5,5% diMessina) contro una media nazionale del 24,5%. In “zona rossa”, insieme alle tre Città metropolitane dell’Isola, ci sono ancheReggio Calabria e Napoli.Non a caso si tratta di territori del Sud. Gli autori del rapporto registrano “un divario piuttosto diffuso tra le città metropolitane del Centro-Nord e quelle delMezzogiorno, con le prime in condizioni di miglior benessere”. ANapoli, in particolare, “circa il 90% dellescuole stataliè priva di mensa e ci sono poco più di 10 posti in asilo nido ogni 100 bambini 0-2 anni (a fronte di un target europeo di 45)”. Sul fronte degli esiti, “si registrano livelli elevati di dispersione implicita (27,3% al terzo anno della secondaria inferiore, contro una media delleCittà metropolitanepari al 14,8%; 20,2% al quinto anno di secondaria di secondo grado, contro una media del 5,5) e iltasso di abbandono più elevatotra le città metropolitane (17,5% contro una media del 12,2%)”. Una situazione“molto simile” a quella di Palermo. Leggi anche –Scuola, il Comune di Catania non paga i libri. Regione taglia i fondi Ma leCittà metropolitanedel Mezzogiorno riservano anche dellesorprese. Come il “rilevante miglioramento” diCatanianell’indicatore sul passaggio all’università, che con un tasso del 48,2% si avvicina a grandi centri comeVenezia(50,4%), nonché alla media nazionale del 51,7%. Non è l’unico dato curioso del rapporto. Per fare un altro esempio, sulla presenza a scuola dei bambini di 4-5 anni, “i livelli più elevati sono presenti a Napoli,Bari, Reggio Calabria e Cagliari,mentre i più bassi aMilano e Roma“, anche se gli esperti precisano che l’indicatore “non tiene conto dell’istruzione parentale alternativa”. Singolare, infine, un dato relativo allaCittà metropolitana di Cagliari.Se da una parte “si registrano valori particolarmente elevati nel tasso di pluri-ripetenze (7,7% contro una media del 3,3%) e dibocciatura nelle scuole secondarie(12% contro 7,1%)”, dall’altra “è l’unica in cui tutti i bambini e ragazzi tra 0 e 19 anni vivono in un comune in cui è presente sia una biblioteca sia un museo che offrono spazi e attivitàspecificamente rivolti a loro“.