Scuola, la mossa della Regione siciliana: rinvio dell’apertura a giovedì 13

Scuola, la mossa della Regione siciliana: rinvio dell’apertura a giovedì 13

La ripresa della scuola in presenza in Sicilia slitterà a giovedì 13, rispetto all’apertura di giorno 10, fissata dal governo Draghi. Non per una generica decisione della Regione – che l’esecutivo potrebbe decidere di impugnare, come avvenuto per la Campania – ma per “aggiustamenti” sul calendario scolastico. Sarebbe questa, a quanto risulta a FocuSicilia, l’ipotesi portata dall’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla al tavolo convocato stamattina con i rappresentanti del mondo della scuola. Con lo slittamento confermato poche ore dopo dalla stessa Regione siciliana. Nelle scorse ore da studenti insegnanti, presidi e sindaci – guidati dal presidente dell’Anci Sicilia Leoluca Orlando – era arrivata la richiesta di rinviare l’apertura per fronteggiare al meglio la pandemia da Covid-19. Una volontà condivisa dal governo Musumeci, ma difficile da attuare per via della zona gialla, che non “attiverebbe” i poteri autonomi della Regione. Da qui l’escamotage proposto da Lagalla, in costante contatto con i propri uffici legislativi, che avrebbe buone possibilità di “passare” senza incorrere in tagliole. Leggi anche –Scuola, Anci Sicilia chiede di rinviare l’apertura: “Regione sia responsabile” Nel dettaglio, l’ipotesi della Regione si basa sulle giornate del calendario scolastico. A norma di legge, perché il ciclo scolastico si considerato valido, esse devono essere non meno di 200. Il calendario fissato dalla Regione siciliana per quest’anno, in allegato, ne prevedeva per quest’anno 206 o 207 (se la festa del Santo Patrono locale ricade durante l’anno scolastico). Sei o sette giorni di differenza la cui gestione ricadrebbe sotto autonomia del governo regionale, che potrebbe decidere di impiegarne tre per portare l’inizio delle lezioni in presenza a giovedì. Dando in questo modo a insegnati e presidi giorni preziosi per verificare la composizione delle classi e l’eventuale attivazione dei protocolli Covid. Un altro problema emerso nel corso della riunione, infatti, sarebbe che i dirigenti scolastici non sono tuttora in possesso dei dati sulle vaccinazioni degli studenti. Dato che renderebbe di fatto impossibile stabilire quale protocollo adottare tra quelli previsti dal decreto del cinque gennaio scorso. Leggi anche –Covid e istruzione, Sinod: “La scuola non è sicura come dice il ministro” Il decreto prevede infatti azioni differenziate a seconda dello status vaccinale dei singoli studenti. Per la scuola dell’infanzia, già con un solo caso di positività vengono sospese le lezioni per dieci giorni. Per la scuola elementare, con un caso di positività le lezioni proseguono in presenza, effettuando subito un test antigenico rapido o molecolare e ripetendolo dopo cinque giorni. In presenza di due o più positivi è prevista invece la didattica a distanza per tutta la classe, per dieci giorni. Per la scuola media e superiore, con un caso di positività scatta l’autosorveglianza, con la prosecuzione delle attività e l’uso delle mascherine FFP2. Con due casi è prevista la didattica a distanza per gli alunni che non hanno avuto la dose di richiamo e hanno completato il ciclo vaccinale da più di 120 giorni e per coloro che sono guariti da più di 120 giorni. Per tutti gli altri proseguono le lezioni in presenza, con l’autosorveglianza e l’utilizzo di mascherine FFP2. Con tre casi nella stessa classe, infine, è prevista la didattica a distanza per dieci giorni per tutti.