Scuola, si riparte tra le solite differenze. Pnrr quasi inutile per Sicilia e Sud

SullascuolailPnrr è bocciato,almeno per il momento. Sì, perché malgrado lapioggia di fondi stanziati per il comparto,oltre 17 miliardi di euro, inSiciliae nelMezzogiorno“c’è il rischio che molte province continuino a rimanere indietro”. Inoltre, a dispetto della regola che impone di destinare alMeridionealmeno il 40% dei fondi delPiano nazionale di ripresa e resilienza,sul comparto scuola “alleregioni del Sud e Isoleè stato destinato il 38,1% delle risorse, sebbene queste risorse finanzino circa il 50% del totale dei progetti”. Sono le considerazioni messe nero su bianco daSave the Childrennelrapporto “Scuole diseguali”. IlMezzogiorno, si sottolinea nel documento, partiva svantaggiato. “Leregioni italiane del Sud e delle Isoleconoscono livelli di dispersione scolastica tra i più alti nel contesto europeo. La Sardegna registra un tasso diESL(Early School Leaving,abbandono prematuro della scuola, ndr) del 17,3%, laSiciliadel 17,1% e laCampaniadel 16%”. Proprio per questo, sfruttare il Pnrr è una necessità, percercare di rimettersi in pari. Leggi anche –“Cinema a scuola”, 293 istituti ammessi a finanziamento: 32 sono in Sicilia Il rapporto tiene conto ditre parametri principaliper esaminare la situazione delle scuole e l’impatto del Piano:mense, palestre e tempo pieno.Sulle prime, la situazione dellaSiciliaè particolarmente grave. A livello nazionale infatti usufruiscono della mensa “il 36,9% degli alunni e delle alunne delle scuole statali”, ma adAgrigento, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa,la copertura non arriva neppure al 10%”. L’unica provincia ad avere risultati simili èFoggia, in Puglia, ma in generale “nelleregioni meridionaliin larga parte vedono percentuali di alunni che usufruiscono delservizio di refezione inferiori alla media nazionale“. Viceversa, “le province con percentuali superiori al 50% di accesso al servizio si concentrano nelle regioni delCentroe delNord Italia“, con coperture che in alcuni casi “raggiungono il 70% o oltre (ad esempio le province diBiellaeMonzae dellaBrianza) e nel caso dellaProvincia Autonoma di Trentola copertura raggiunge ben il 91,3%”. E ciò malgrado le risorse messe sul tavolo con ilPiano nazionale di ripresa e resilienza. Leggi anche –Scuola, Ministero chiude 47 ‘diplomifici’. Anche la Sicilia interessata Le sei province concopertura mensainferiore al 10%,Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa,“hanno ricevuto finanziamenti per 49 progetti di costruzione, ristrutturazione o riqualificazione, per un valore di circa 21 milioni 500 mila euro”. Conti alla mano,”2,1 progetti ogni 10 mila studenti”. Le sei province con copertura superiore al 65%,Trento, Biella, Monza e della Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano,“beneficiano di unfinanziamento maggiore,di 30 milioni, per 34 progetti”. Una media di “1,8 progetti ogni 10 mila studenti”. Numeri quasi uguali, “che rischiamo dinon avere un impatto sulle disuguaglianze già esistenti“. Anche la distribuzione dei finanziamenti tra le province più bisognose appare sbilanciata. “Palermo, infatti, ha ricevuto fondi per circa due milioni di euro (sei interventi; ovvero meno di uno ogni 10 mila studenti), mentreFoggia, nonostante la percentuale di alunni che usufruiscono delservizio mensasia molto simile, ha ricevuto quasi 6,5 milioni per 18 interventi, ovvero 4,2 ogni 10 mila studenti”. Leggi anche –Tragitto casa-scuola. In Sicilia si va coi mezzi pubblici in percorsi “critici” Nelle spese per l’incremento delservizio mensarientrano anche gliinterventi sul tempo pieno.Nessuna sorpresa che la situazione sia più difficile nel Mezzogiorno. “Nelle province diPalermo, Catania e Siracusameno dell’8% delle classi offre il tempo pieno o prolungato, a Ragusa l’8,6%, ad Agrigento il 12,9% e a Foggia il 16,4%”. Numeri molto diversi al Nord, per esempio “nellaProvincia Autonoma di Trento, Milano, Monza e della Brianza“, dove il tempo pieno è offerto “in più del 65% delle classi”. Inferiore, ma pursempre molto maggiorerispetto al Sud e alle Isola, la percentuale di “Biella, Verbano-Cusio-Ossola e Udine,che oscillano tra il 35,6% e il 42,2%”. Anche a fronte di questi numeri le risorse per ilMezzogiornoappaiono sono modeste. Per questo nel rapportò si legge che “anche l’estensione del tempo pieno nelle scuole richiede un adeguamento delle risorse. Percoprire i costi del personale e la gestione delle strutture durante i pomeriggi.Una questione che apre riflessioni sull’effettivaimplementazione dei servizinel prossimo futuro”. Leggi anche –Scuola, altro che AI. Si fa informatica senza avere laboratori e computer Le cose sembrano andare diversamente per lepalestre. In questo caso le province con una percentuale di scuole con la palestra inferiore o uguale al 30%,Messina, Reggio Emilia, Ferrara, Palermo, Crotone, Catanzaro, Cosenza, Catania e Vibo Valentia,“hanno ricevuto risorse per circa 51 milioni e 330 mila euro per 72 progetti, ovvero tre ogni 100 scuole”. Le province con percentuale di palestre superiore al 65%,Prato, Barletta-Andria-Trani, Firenze, Savona, Genova, Lecce, Grosseto, Taranto e Siena,“catalizzano circa 17 milioni e 600 mila euro per 21 progetti, vale a dire 1,3 ogni 100 scuole”. Laproporzionesembra corretta, ma ancora una volta è la distribuzione a sorprendere. “Per esempioCrotoneda sola raccoglie circa 14 interventi (7,8 progetti ogni 100 scuole). MentrePalermo, dove maggiore è il numero di studenti e istituzioni scolastiche, sono solo sei gli interventi avviati (1,1 ogni 100 scuole)”. C’è anche chi sta peggio. “Province comeRimini o Gorizia,con meno di un terzo discuole con la palestra,non hanno ricevuto alcun finanziamento”.