Scuole: Catania potrebbe perdere 18 istituti. Cgil: “Nuove incertezze”

Scuole, Catania potrebbe perdere ben 18 istituti tra città e provincia. Il taglio è probabile con il nuovodimensionamento scolasticoe avrebbe conseguenze su altrettanti dirigenti e direttori amministrativi che diventerebbero così dei “perdenti posto“. In Sicilia, infatti,  le autonomie scolastiche dovranno essere710, ben92 in menorispetto alle attuali 802. Il numero è ancoraapprossimativo, e stando alle previsioni della Flc Cgil catanese, risulterà  probabilmente minore di quello previsto secondo i calcoli eseguiti sulla base dei coefficienti nazionali. Ma saranno comunque ben oltre una decina gli istituti chesoccomberannosotto la scure della riorganizzazione gestita dalla Regione Siciliana. Un taglio che preoccupa moltissimo laCgil. Il Piano di dimensionamento della rete scolastica è lo strumento attraverso il quale gliEnti Localipropongono, con cadenza annuale, l’istituzione, l’aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole. Il fine è avere istituzioni scolasticheadeguate alla reale popolazionedi studenti sul territorio. L’iter degliincontri ufficialitra le parti, e cioè tra provveditorato, assessorato regionale, scuole, sindaci e sindacati, è già stato avviato. Ancora non sono state deliberate scelte definitive. LaFlc Cgil, il sindacato della scuola, e la Camera del Lavoro di Catania, si dichiarano “in disaccordo sulla formulache prevede la cancellazione di autonomie scolastiche sotto un tetto numericonon troppo ristrettodi studenti. “Seguendo realmente questo schema, sarebbero ben poche lescuole sicilianeche rimarrebbero attive sul territorio”. Lo dicono la segretaria generale della Flc Cgil, CettinaBrunettoe la dirigente provinciale Flc AntonellaDistefano, con il segretario generale della Cgil di Catania, CarmeloDe Caudo. “Tutto questo – proseguono – cozza fortemente con i proclami del Governo nazionale che spaccia i dati dellenuove immissioni in ruolo, peraltro insufficienti, come risolutivi di un problema che non accenna a risolversi. Invece la verità sotto i nostri occhi risulta ben altra”. “I fatti ci parlano di nuove incertezze – continuanoBrunetto,Di StefanoeDe Caudo– per dirigenti  e direttori amministrativi, e cioè lavoratrici e lavoratori  che a causa del dimensionamento saranno quasi certamentecostretti ad allontanarsidi molti chilometri da casa pur di lavorare. In caso di taglio infatti, un comune o un quartiere perderanno  una scuola. Questo si traduce inperdita di identità per il territorio, visto che le scuole da sempre rappresentano importanti spazi sociali  di riferimento per le famiglie e per le comunità, diattenzione alla sicurezzae alla manutenzione dei plessi periferici che sostituiranno per forza di cose i plessi centrali, e purtroppo rimane forte il rischio che in alcuni casi si ritorni alle cosiddette ‘pluriclassi‘. In parole povere alle classi diverse di studenti concentrati nella stessa aula. Unritorno al passatopiù nero della nostra Repubblica che interesserebbe le aree interne e i piccoli comuni. Quelle che già pagano i primi prezzi dellospopolamento“.