Siccità, 95 milioni di mc in meno nelle dighe siciliane. “Ma non è emergenza”

Oltre 95 milioni di metri cubi. È la quantità d’acqua che manca dagliinvasi in Siciliarispetto all’anno scorso,quando le scorte avevano superato i 592 milioni di metri cubi. Sono i dati forniti dall’Autorità di bacino regionale,aggiornati al primo maggio scorso. “Quanta acqua viene accumulata negli invasi dipende da madre natura, l’efficienza e la manutenzione delle reti idriche invece dipendono da noi”, spiega aFocuSiciliaRosario Marchese Ragona, presidente regionale di Confagricoltura. Quest’anno le scorte si fermano a 497 milioni di metri cubi, ma al momento non si parla di emergenza. “C’è la possibilità che gli agricoltori abbiano bisogno di meno irrigazione, perché grazie alleultime pioggei terreni sono già bagnati.Tuttavia non sappiamo cosa avverrà nei prossimi mesi, quindi la prudenza è d’obbligo”, precisa Marchese Ragona. Tra le variabili da valutare, quella delle temperature. Secondo l’ultimo rapporto Onu sul clima (Ipcc), leestatinel Mediterraneo saranno“sempre più lunghe e calde, con valoriestremi inediti“,e per la Sicilia ciò potrebbe comportare aumenti di “2.1 gradi centigradi in estate e 1.6/1.7 gradi centigradi nelle altre stagioni”. Di fronte a questo rischio, l’ideale sarebbe avere una gestione idrica efficiente. Leggi anche –Sicilia e siccità: piogge devastanti ma rade e invasi vuoti. Rischio razionamenti Nel dettaglio,la quantità d’acqua presente negliinvasi siciliania maggio è cresciuta del tre per cento rispetto al mese precedente.Uno scarto di quasi 13 milioni di litri d’acqua, frutto anche delle forti piogge verificatesi ad aprile in tutta l’Isola, che però non basta per raggiungere i livelli dell’anno precedente. Su ventinove invasi censiti dall’Autorità di bacino, soltanto undici hanno un saldo positivo nel livello d’acqua. Quelli più consistenti riguardanole dighe Ancipa, nell’ennese (più 8,76 milioni di metri cubi), Lentini, nel catanese (più 5,11 mmc), Pozzillo, sempre nel catanese (più 4,95 mmc) e Arancio, nell’agrigentino (più 1,4 mmc).Nel conteggio rientrano anche gli invasi in cui il livello d’acqua è rimasto stabile. Parliamo delle dighe Olivo, nell’ennese, Gorgo Lago, nell’agrigentino, e Rubino, nel trapanese. Ben 18 invasi mostrano un saldo negativo nel livello d’acqua. La perdita più consistente è quella delladiga Garcia, nel palermitano, che stiva 4,43 milioni di metri cubi in meno rispetto al mese precedente.Quanto alle altre dighe, i cali d’acqua sono per lo più modesti, e solo Rosamarina, sempre nel palermitano, sfiorauna perdita di quasi un milione di metri cubi. Leggi anche –Siccità, in Sicilia invasi pieni solo al 39%. “Mancano strategia e manutenzione” I dati, precisano dalla Regione, sono stati raccolti attraverso “strumenti di misura o da comunicazioni dei gestori”, e sono ancora“in attesa di conferma ufficiale, al lordo dell’interrimento“,cioè del volume degli invasi occupato da scorie e detriti. I numeri, in altre parole, potrebbero essere ancora più bassi di quelli citati. Secondo le stime di Aii, Associazione idrotecnica italiana,il fenomeno dell’interrimento mette a rischio circa il 12 per cento dellacapacità idricadella Sicilia. Calcolatrice alla mano, circa 134 milioni di litriche potrebbero essere recuperati effettuando la manutenzione. La pulizia delle dighe, in Sicilia come altrove, è prevista dalla legge. Il Decreto legislativo 152/2006, meglio noto come Testo unico dell’ambiente, fa riferimento a “operazioni di svaso, sghiaiamento e sfangamento delle dighe […] sulla base di un progetto di gestione”. Come spiegato dagli esperti si tratta di interventi non semplici, mauna possibilità èofferta dal Pnnr.Anche attraverso quest’ultimo, infatti,sono stati finanziati 30 interventi di pulizia per circa 153 milioni di euro. Per pulire tutte le dighe, tuttavia, servirebbero circa 254 milioni. Leggi anche –Desertificazione: le cause del fenomeno e l’impattosull’economia siciliana La manutenzione delle dighe è tra gli obiettivi dellaCabina di regia per la crisi idrica, voluta dal governo Meloni.Durante la prima riunione, che si è tenuta lo scorso cinque maggio,“sono stati individuati iprimi interventiin cinque regioni – Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio – per un investimento complessivo di 102.030.000 euro messi a disposizione dal Ministero dei Trasporti”.Nessun provvedimento al momento per la Sicilia, che tuttavia, secondo Marchese Ragona, non resta con le mani in mano. “Proprio oggi saranno consegnati i lavori della diga Trinità, nel trapanese, grazie ai quali gli agricoltori della zona potranno ricevere l’acqua necessaria”. Altra nota positiva, dice il presidente regionale di Confagricoltura,“lo stanziamento di 150 milioni per ilaghetti artificiali, finanziati attraverso fondi comunitari, che la Regione è riuscita a non perdere”.La noma dei bacini artificiali è stata “copiata” a livello nazionale attraverso il decreto Siccità. “Unica nota negativa, l’eccesso di burocrazia,con diversi livelli che si sovrappongono e non di rado portano gli agricoltori a rinunciare al finanziamento. Su questo fronte,chiediamo alla Regione uno snellimento delle procedure“, conclude Marchese Ragona.