Siccità: l’agricoltura in Sicilia chiede le acque depurate, ma le buttiamo a mare

Una scorta d’acqua potenziale daquasi 500 milioni di metri cubi l’anno,con cui dissetare l’agricoltura della Sicilia stremata dalla siccità.Si tratta delle acque reflue depurate, che però nell’Isola vengono scaricate nei “corpi idrici superficiali”, cioè laghi, fiumi e torrenti, quindi a mare. A fornire i dati èUtilitalia,federazione che riunisce le aziende speciali operanti neiservizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas.Solo una parte delle acque depurate, al momento, rispetta irequisiti per essere utilizzata in agricoltura.“Per poterlo fare bisogna migliorare il livello di depurazione, rispetto a quello attuale”, dice aFocuSiciliailCommissario nazionale Fabio Fatuzzo.Per agevolare questo processo, la Regione nei mesi scorsi ha recepito ladirettiva Ue sul riuso delle acque depurate.Gli agricoltori chiedono di fare presto. “L’utilizzo per fini irrigui è una priorità, anche per dare corpo a un concetto come quello dell’economia circolareche altrimenti resterebbe vuoto”, dice ilvicepresidente nazionale di Confagricoltura Sandro Gambuzza. Leggi anche –Acque reflue per l’agricoltura, ok della Regione. ‘Soluzione contro siccità’ Il problema, insomma, sono idepuratori. A scendere nel dettaglio è ancora ilreport di Utilitalia.La maggior parte delle acque reflue della Sicilia, circa 420 milioni di metri cubi (mmc) l’anno, passa attraversodepuratori che offrono trattamenti “primari” o “secondari”.Senza scendere nel linguaggio tecnico, si tratta di “impianti di trattamento di bassa potenzialità”, che garantiscono la depurazione necessaria perscaricare l’acqua nei “corpi idrici recettori”.Una parte minore, poco meno di 70 mmc l’anno, passa da depuratori che effettuano trattamenti “superiori”, quali ad esempio “rimozione di azoto e fosforo,filtrazione su sabbia o membrane,ozonizzazione o disinfezione“. In parole povere, fornisce “una maggiore garanzia della qualità delle acque reflue trattate”. Complessivamente si arriva a circa 490 mmc di acque depurate, che sulla carta coprono il71% del fabbisogno idrico della Regione,stimato in 690 mmc l’anno. Al momento, come detto, la maggior parte vienescaricata in mare,non rispettando i requisiti per l’utilizzo in agricoltura. Leggi anche –Depurazione, in Sicilia 22 cantieri aperti e 13 finiti. Fatuzzo: basta sprechi La scelta sull’utilizzo delleacque depurate in agricoltura,si conferma nel rapporto, dipende da molti fattori. “Una valutazione delle effettivevolumetrie riutilizzabilinon può prescindere davalutazioni sito specifiche di fattibilità,sia tecnica che economica”. I numeri forniti, insomma, “vanno interpretati comevalori indicativi“. Secondo gli esperti, tuttavia, non c’è dubbio che le acque depurate potrebbero portare dei benefici. “L’implementazione di pratiche diriutilizzo di effluenti depuratipuò dare un contributo al contrasto di episodi di scarsità idrica e sostenere ladomanda civile“. Come detto il comparto più interessato è l’agricoltura, essendo “caratterizzato da un’elevata idro-esigenza e stagionalità d’usocon un rilevante incremento della domanda durante la stagione irrigua”. E se in regioni come laSiciliae laBasilicata“le percentuali di soddisfacimento vanno dal 10% a circa il 50%”, ci sono anche territori come “Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Marche, Toscana e Trentino-Alto Adigein cui si avrebbe il pieno soddisfacimento dellarichiesta di acque“. Leggi anche –In Sicilia dighe vuote: come e quali. Cercasi acqua per salvare l’agricoltura Nella situazione disiccità attuale– con gli invasi della Sicilia che al primo giugno stivano il 4% in meno di acqua rispetto al mese precedente e il45% in meno rispetto allo scorso anno– l’utilizzo delleacque depurate in agricolturaè una priorità. La Regione, come detto, ha approvato la normativa europea sul riuso delle acque depurate. “Al momento l’acqua viene depurata per essere immessa neicorpi idrici superficiali.Per utilizzarlanell’agricoltura e nell’industria,abbiamo bisogno di una depurazione ancora più efficace, che può essere effettuata anche negliimpianti di depurazionegià esistenti”, dice Fatuzzo. Il commissario nazionale alla depurazione assicura che“si sta lavorando in questo senso”,anche se sulle tempistiche“non si può ancora dire nulla”.Se a livello generale la situazione è in stand-by, a livello locale qualcosa si muove. A inizio luglio, per esempio, un decreto deldipartimento regionale Acqua e rifiutiha autorizzato l’utilizzo delle acque reflue diCastelvetrano, nel trapanese,“per scopi irrigui nelleprovince di Agrigento e Trapani“