Siccità, Sicilia verso i razionamenti. Ogni cittadino usa 181 litri d’acqua al giorno

Ogni abitante della Siciliaconsuma in media181 litri d’acqua al giorno:meno della media italiana, che raggiunge i 215 litri, ma sempre troppo per lasiccità che sta colpendo l’Isola,e che rende sempre più probabile l’ipotesi razionamenti.Nel Paese c’è chi consuma molto di più, a partire daTrentino Alto Adige(291 litri al giorno),Calabria(277) eLombardia(262). Le regioni più virtuose sono invecePuglia(155 litri al giorno)Umbria(166) eToscana(171). I dati, aggiornati al 2020, sono contenuti nelLibro bianco 2024 “Valore acqua per l’Italia”realizzato daThe European House – Ambrosettiinsieme a Utilitalia e Fondazione Utilitatis. Numeri che preoccupano gli autori del rapporto. “Se si considera l’intensità deiprelievi a uso potabilein combinazione con il dato diconsumo di acqua in bottiglia(249 litri per abitante), doppio rispetto allamedia europea(91,4 litri per abitante), l’Italia ottiene unposizionamento preoccupantetra i Paesi più ‘idrovori’ d’Europa”.In generale in Italia c’è “scarsa consapevolezza rispetto al valore della risorsa”, anche se cresce il numero dei cittadini “sensibili al tema dellasostenibilità in ambito idrico“. Leggi anche –Siccità, sotto l’Etna tubi marci e perdite al 75%. Ipotesi rincari In Sicilia, per esempio, ilconsumo giornaliero d’acquanel 2020 è in calo rispetto al 2018, anche se solo di mezzo punto percentuale. La riduzione più consistente si registra inBasilicata,dove il consumo è sceso di quasi 23 punti, seguita daMolise(meno nove punti) eFriuli Venezia Giulia(meno quattro punti). C’è anche chi ha aumentato il consumo di acqua. “Tra le Regioni che stanno maggiormenteincrementando i propri consumispicca il Lazio, che registra una crescita del più 8,8% rispetto al 2018″, annotano i tecnici. Altro cherazionamenti.Parlando esclusivamente diacqua potabile,si legge nel documento, il consumo medio in Italia “ammonta a 8,1 miliardi di metri cubi annui diacqua immessa nelle reti“. Considerando anche quella in bottiglia si arriva a 156,5 litri al giorno. Come detto si tratta delterzo dato più alto in EuropadopoIrlanda(200,3) eGrecia(159,6), mentre i Paesi che consumano meno sonoMalta(27,4),Estonia(47) eLettonia(47,8). La media dell’Unione europea (incluso il Regno Unito) è di “appena” 82 litri. Leggi anche –Diga Trinità, acqua finita in mare. Uno spreco nell’anno della siccità A fronte di questa situazione, come spiegato daFocuSiciliain diversi articoli, ilsistema idrico regionalemostra diverse criticità. La Sicilia è laterza regione italiana perdispersione idrica(52,5 per cento), dietro soltanto all’Abruzzo(60 per cento) e allaBasilicata(62 per cento). Ai piedi dell’Etna, secondo le stime dellasocietà di gestione idrica Acoset,si raggiunge il 75%. Anche le dighe non sono nelle condizioni migliori. Lo studio di Ambrosetti fornisce alcuni dati. Gliinvasi della Siciliapossono ospitare complessivamente poco più di mille milioni di metri cubi (mmc). Devono fare i conti però con un34% diinterrimento,cioè diaccumulo di sedimento nei fondaliche riduce la capacità dell’invaso. Si tratta del secondo dato peggiore in Italia dopo lazona del Po.E ancora, lacapacità mediaè di 24 mmc, contro una media nazionale di quasi 26 mmc. L’età media degli invasiè di 51 anni. Il dato può sembrare elevato, invece ètra i più bassi del Paese.“L’età media delle grandi dighe in Italia raggiunge i 67 anni, con picchi di 92 anni inLiguriae 84 anni inValle d’Aosta“. Leggi anche –Acqua potabile, miraggio in molti Paesi. L’Ue vorrebbe usarla nei lidi LaRegioneha chiesto alGoverno nazionaledi dichiarare lostato d’emergenzaper la siccità. Rispondendo a Cia e Confagricoltura, che denunciano unasituazione drammatica.“Lastagione siccitosasembra non terminare mai,gli invasi sono quasi vuoti e la diga di Lentini(questo è il paradosso) con i suoi 80 mmc non sarà in grado metterla a disposizione delle superfici agricole, perchépriva del sistema di pompaggio”. Se anche il problema venisse risolto, la diga “potrà servire meno di un migliaio di ettari di superficie, molto poco rispetto a unastagione irriguache rischia di non iniziare”. Quanto allo stato d’emergenza, “darà un grande respiro ai produttori”, ma il problema di fondo rimane. “L’agricoltura paga duramentele responsabilità di una classe politicache per decenni non ha saputo mettere mano a unariforma organica dei Consorzi di bonifica,in modo da garantire la conservazione e l’utilizzo delle acque piovane e reflue,la lotta agli sprechi con una razionalità nella distribuzione, e lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e di qualità“.