In Sicilia nove Comuni su dieci pagano i fornitori in ritardo. Quasi la metà, il 46 per cento, sfora i 60 giorni per il saldo delle fatture. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia. Nei primi tre trimestri del 2020, su due miliardi di fatture emesse, i Comuni hanno pagato circa 1,3 miliardi, il 66 per cento del totale. La media dei pagamenti è a 47 giorni, ben oltre il limite dei 30 fissato dalla norma. A pagare nei termini previsti sono solo 44 Comuni su 389, poco più dell’11 per cento. Tutti gli altri, di fatto, sono al di fuori della legge. “Sicuramente ci sono dei limiti nell’azione di alcuni amministratori”, commenta Mario Emanuele Alvano, segretario generale di Anci Sicilia. “Non credo però che nove su dieci siano incapaci. Evidentemente alla base di questi numeri c’è un problema strutturale”.
La mappa dei ritardi
Secondo lo studio di Confartigianato, la provincia con la maggiore quota di Comuni che pagano puntualmente è Trapani (29 per cento) seguita da Caltanissetta (22 per cento). Le peggiori province fuorilegge che pagano oltre i 30 giorni previsti sono Enna (100 per cento), Agrigento (95 per cento), Messina (94 per cento) e Ragusa (92 per cento). La maggior parte dei Comuni che pagano oltre i 60 giorni si trovano nelle province di Messina (63 per cento), Siracusa (57 per cento), Catania (51 per cento) e Ragusa (50 per cento). Ritardi di particolare gravità nel pieno della crisi generata dalla pandemia, sottolinea Confartigianato Sicilia. Per questo l’associazione chiede la compensazione diretta e universale tra debiti e crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione. Sia a livello fiscale che contributivo.

Il peso del federalismo fiscale
Le difficoltà nei pagamenti dei Comuni, spiega Alvano, sono legate a vecchie sofferenze di liquidità. Una situazione che affonda le sue radici nel cambio di politica economica a cavallo degli anni Duemiladieci, il cosiddetto “federalismo fiscale”. “A pesare sono i ritardi nei trasferimenti nazionali e regionali, ma soprattutto l’incapacità degli enti di riscuotere le tasse locali”, sostiene il segretario regionale dell’Anci. I Comuni, infatti, mostrano una difficoltà finanziaria complessiva. “Lo dimostra il numero delle procedure di dissesto e predissesto, il più alto in Italia”. A settembre 2020, ad aver avviato l’iter erano 46 enti, oltre il dieci per cento del totale. “Pensiamo anche alla difficoltà di approvare i bilanci consuntivi e di previsione, puntualmente certificata dal Dipartimento delle autonomie locali”.
Leggi anche – Anci Sicilia: “Bilanci comunali al palo. Governo intervenga sui crediti dubbi”
Le disparità tra i territori
Per Alvano la classe politica nazionale “non ha una piena consapevolezza degli effetti del federalismo fiscale”. L’aver affidato agli enti la riscossione dei tributi, ad esempio, ha generato disparità. “La Sicilia non ha il tessuto economico della Lombardia”, sottolinea Alvano. Malgrado ciò, le norme sulla riscossione sono uniformi in tutta Italia. “Ciò che cambia è la condizione di partenza dei territori. Nel Centro-Nord ci sono realtà che hanno livelli di riscossione che superano ampiamente il 90 per cento. In Sicilia non è un’esagerazione dire che siamo intorno al 50 per cento”. Naturalmente non bisogna generalizzare. “Anche da noi ci sono Comuni che hanno livelli di riscossione strepitosi”. Tanti altri invece soffrono, “in particolare per quanto riguarda la tassa sui rifiuti”. La crisi economica generata dalla pandemia da Covid-19, naturalmente, ha aggravato la situazione.

Trasferimenti insufficienti
I provvedimenti economici varati dal Governo centrale per contrastare la crisi hanno previsto delle risorse per gli enti locali, ma non sembrano essere sufficienti oltre che mal ripartiti. “È vero, sono state trasferite delle somme per ripianare i mancati introiti”, dice il segretario dell’Anci. I ristori, però, non sono stati pensati per sostituire integralmente la mancata riscossione. “Inoltre essi sono concepiti sulla base di indicatori che hanno spinto la maggior parte delle risorse verso i Comuni del Centro-Nord e solo limitatamente al Sud”. Per Alvano problemi complessi come quello delle finanze comunali “necessitano di risposte complesse”. Per cambiare seriamente rotta bisogna rimettere mano ai rapporti finanziari tra Stato, Regioni ed Enti locali. “Naturalmente ciò richiede una volontà politica”, sostiene il segretario dell’Anci Sicilia.
Leggi anche – Scuola, Anci Sicilia: “Vaccinazione del personale degli enti locali”
“Occorre invertire la rotta”
“Bisogna rivedere l’intero sistema, modificando le modalità di riscossione, superando alcune cattive politiche sul personale”. Per questo l’Anci guarda con grande attenzione alla nuova stagione di assunzioni per gli enti locali avviata dal Governo. “Speriamo che queste forze arrivino presto. Spesso, parlando di riscossione, si rivolge l’attenzione soltanto alle amministrazioni. Invece ci sono una serie di figure tecniche coinvolte”. La politica, ribadisce Alvano, non è esente da responsabilità. “È chiaro che non tutto abbia funzionato a dovere. È anche vero che c’è chi in questi anni ha costruito politiche di bilancio virtuose”. La strada per cambiare, insomma, è lunga. “Invertire la rotta è possibile, ma servono scelte coraggiose. Vedremo nei prossimi mesi cosa accadrà”.