Un interscambio commerciale da 38,4 miliardi di euro, con importazioni pari a 22,8 miliardi di euro, in crescita del 33,8 per cento, e un export che segna un più 56 per cento, fermandosi a quota 16,6 miliardi di euro. Il dato è contenuto nel primo bollettino del 2023 di Srm Centro Studi e Ricerche che, ampliando i dati Istat diffusi a fine marzo, restituisce un quadro dell’economia siciliana in ripresa. Cresce infatti l’occupazione, del 2,2 per cento sul 2021, così come si riduce il tasso di sofferenza bancaria fino al 2,4 per cento. Ma in una Sicilia che si candida a diventare “l’hub energetico green” dell’Europa, a fare notizia è soprattutto il risultato del settore “coke e prodotti petroliferi”, che segna in un export complessivamente in crescita il valore record: più 85,4 per cento.
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Export: il petrolchimico vale oltre 12 miliardi di euro
Su 16,6 miliardi di euro di export totale siciliano nel 2022, la maggior quota è occupata dai Paesi dell’area Euro con 5,2 miliardi di euro (più 48,5 per cento sul 2021), seguiti con 4,5 miliardi (e una crescita del 126,4 per cento) dall’area Med, ovvero Marocco, Algeria, Tunisia, Liba, Egitto, Israele, Libano Siria Turchia e Giordania. Le importazioni verso il resto del mondo valgono 4,6 miliardi di euro (in crescita del 55,5 per cento). E sul totale, i soli prodotti della raffinazione del petrolio pesano per oltre 11 miliardi di euro. Si tratta di quasi due terzi dell’export totale siciliano nel 2022, ai quali vanno aggiunti 1,15 miliardi di euro (più 25,5 per cento sul 2021) provenienti dall’export di sostanze e prodotti chimici. La produzione dei tre poli industriali di Siracusa, Gela e Milazzo vale quindi in totale poco meno di 12,2 miliardi di euro su un totale di 16,6 nel 2022.
La dipendenza dell’export siciliano dal petrolchimico non è certo una novità, ma il risultato arriva dopo un anno di pessimi risultati, nel 2020, conseguenti alla pandemia, e nel 2022 alle incertezze nel settore energetico dovuto alla guerra in Ucraina, e alle conseguenti sanzioni sulla Russia. Il riferimento è alla più grande azienda siciliana, Isab srl di Priolo, passata ufficialmente lo scorso 4 maggio dalla russa Lukoil (tramite la controllata svizzera Litasco) alla cipriota Goi Energy, parte del fondo Argus New Energy Group. La cessione all’azienda, guidata dal sudafricano Michael Bobrov che è a anche azionista di maggioranza del gruppo energetico israeliano Bazan Group, era stata già annunciata a gennaio dopo l’interessamento del governo nazionale che ha riconosciuto l’area come di “interesse strategico” e annunciato – e non ancora pubblicato, da febbraio – il “decreto Priolo” che dovrebbe consentire non solo il proseguimento delle attività in un’area, quella di Augusta, che dà lavoro a quasi 10 mila persone, ma anche una accelerazione della conversione “green” degli impianti, a partire dalla risoluzione dell’annoso problema del depuratore che dovrebbe limitare l’ancora altissima incidenza di tumori nella zona.
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Bene alimentari, elettronica e trasporti, male la metallurgia
Nel frattempo, pur con valori assoluti nettamente inferiori, l’export siciliano dà segnali di ripresa in più settori. Crescono infatti l’alimentare, unico settore al di fuori del petrolchimico che supera il miliardo di euro e che segna un più 19,9 per cento sul 2021. Segue, a quota 951 milioni, il settore “elettronica, computer e strumenti di precisione” con una crescita del 44,6 per cento. Seguono, in valore assoluto, i ricavi dell’export per “gomma, plastica e prodotti non metalliferi” per 331 milioni di euro (più 4,8 per cento), e gli apparecchi elettrici a quota 311 milioni (più 28,2 per cento). Per quanto riguarda le percentuali di crescita è invece il settore dei mezzi di trasporto a segnare, dopo l’export di petrolio, il risultato migliore con un più 83,4 per cento pari a 185 milioni. In calo sono invece il settore farmaceutico (meno 7,2 per cento, con export per 217 milioni di euro), e quello metallurgico che con 239 milioni perde il 25,2 per cento sul 2021.
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Aumentano l’occupazione e le società di capitali
Il report Srm fornisce un quadro più generale dell’economia siciliana. L’occupazione nel 2022 è in crescita del 2,2 per cento, portandosi a un milione e 302 mila unità pur con un calo della forza lavoro complessiva dello 0,5 per cento (un milione e 567 mila persone). I dati significano anche un calo dei disoccupati, 265 mila nel 2022, il 12 per cento in meno del 2021. Il tasso di disoccupazione scende così dal 21,3 al 19 per cento, mentre quello di occupazione sale dal 41,1 al 42,6 per cento.
Aumenta, pur se solo dello 0,3 per cento, anche il totale delle imprese nel 2022 a quota 383.520 unità. Una crescita dovuta all’aumento delle società di capitali del 4,3 per cento, a quota 77.772, mentre diminuiscono imprese individuali (meno 0,7 per cento, per un totale di 255.957), e società di persone (meno 1,2 per cento per un totale di 32.315). Buone notizie anche dal settore del credito, dove nonostante una diminuzione tendenziale del totale degli impieghi nel IV trimestre 2022, a quota 57,5 miliardi di euro (meno 0,7 per cento sul III trimestre), si segnala un tasso di sofferenza ha registrato un calo portandosi a quota 2,4 per cento, in linea con il resto del Mezzogiorno ma lontano dal livello del Centro-Nord che è del 1,1 per cento.