Sicilia: “Vorrei ma non posso” fa come il gambero. In 10 anni perso lo 0,4% del Pil

Studiare l’andamento del prodotto interno lordo della Siciliasignifica raccontare una storia fatta di unpotenziale enormerimasto per lo piùinespresso. Tra il 2013 e il 2022, riporta l’Istat, il Pil della nostra Isola, anziché crescere, è diminuito dello 0,46 per cento, passandoda 87,6 a 87,2 miliardi di euro. Il valore preso in esame è quello depurato dall’inflazione, cioè a prezzi di mercato, valori concatenati anno di riferimento 2015. Il dato siciliano è ilsecondo peggiore di tutto il Mezzogiorno. Maglia nera all’Abruzzo che nello stesso periodo ha perso per strada l’1,25 per cento del suo Pil. La regione italiana che tra il 2013 e il 2022 si è distinta per una maggiore crescita in termini percentuali è laBasilicata(+15,1 per cento). Quella che, invece, nello stesso intervallo di tempo ha avuto una maggiore crescita in valore assoluto è laLombardiacon 44,9 miliardi di euro in più. La Sicilia perde Pil ma lo dicevamo poc’anzi: non le mancano i mezzi per esprimere una crescita di ben altro livello rispetto a quella certificata dall’Istituto nazionale di Statistica. Dopo la Campania, con 108,4 miliardi, l’Isola ha ilvalore più alto di ricchezza prodottain tutto il Mezzogiorno. Il suoPil, pari al 22,4 per cento di quello dell’intero Mezzogiorno, vale quasi quanto quello di Molise, Sardegna, Calabria e Basilicata messi insieme. Il potenziale è enorme, dicevamo. A cominciare dalle eccellenze dell’agroalimentare ma ilmade in Sicilysi scontra con le gravilacune infrastrutturaliche condizionano pesantemente le dinamiche dell’export. Pensiamo alturismo: le presenze nei primi nove mesi del 2023 sono cresciute del 5,8 per cento (siamo sui 15 milioni) rispetto allo stesso periodo del 2022. Incoraggiante la sempre più numerosa componente straniera di turisti. Non dimentichiamo però che la “piccola” Bolzano da sola surclassa la nostra Isola con 33,6 milioni di presenze turistiche. Leggi anche –Sanità: i siciliani si curano fuori e portano al Nord 230 milioni di euro Il “peso” del prodotto interno della Sicilia si riduce quando guardiamo alNord, la cuiricchezza prodotta vale undici volte e mezzo quella dell’Isola. Nel 2013, rileva ancora l’Istat, il Pil della Lombardia valeva quasi quanto quello di tutto il Mezzogiorno, rispettivamente 358,1 e 373,6 miliardi. Dieci anni dopo abbiamo assistito al sorpasso: il Pil dellaLombardia ha sfondato quota 400 miliardi, superando quello del Mezzogiorno di 14,4 miliardi e attestandosi a 4,6 volte il Pil siciliano. Il Nord, ancora, in dieci anni è cresciuto del 10,4 per cento. Il Mezzogiorno si è dovuto accontentare di un più modesto +quattro per cento. Numeri che la dicono lunga su un divario che condiziona la crescita dell’intero Paese.La ricchezza a livello nazionale è cresciuta, la Sicilia è rimasta ferma.Perché? Anche in questo caso le ragioni sono molteplici e sono tutte riconducibili a quel divario Nord-Sud che non è mai stato colmato. Ungap che riguarda leinfrastrutture, lasanità, l’istruzione, per fare alcuni esempi e che ha allontanato dalla Sicilia la sua risorsa più preziosa: igiovani. L’assenza di adeguati investimenti ha condannato la nostra Isola al sottosviluppo. Leggi anche –Infrastrutture in Sicilia: scarsissime per treni e auto, va meglio per i porti E per il futuro la situazione non sembra proprio rosea. Non abbiamo fatto in tempo a riprenderci dallo shock pandemico che letensionigeopolitichesono subito entrate prepotentemente nelle dinamiche della nostra economia. La Sicilia aveva mostrato i primi segnali di ripresa dopo la grave crisi del 2008 ma l’attuale quadro di graveinstabilità internazionalepesa sui tessuti produttivi, soprattutto i più fragili. A dimostrazione del fatto che nell’era della globalizzazione, che ci ha dato l’illusione di una compressione facile dei costi, anche le sorti dei paesi più remoti hanno iniziato ad essere affar nostro e hanno influito sui ritmi di crescita del nostro Paese e della nostra Isola. Una cosa è certa, con una crisi dopo l’altra, qualunque obiettivo di crescita del Pil rischia di diventare irraggiungibile.