Un Consiglio dei Ministri slittato a causa dei nodi politici sul Recovery Fund, poi sospeso con la notizia della positività al Covid-19 della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. È la sintesi della giornata politica a Palazzo Chigi, dedicata al piano nazionale di “ripresa e resilienza”, che nei progetti del governo nazionale dovrebbe ammontare a centonovantasei miliardi di euro. La notizia della positività di Lamorgese sarebbe arrivata proprio durante il Cdm, costringendo alla sospensione dei lavori. In auto-isolamento i ministri Bonafede e Di Maio, seduti accanto alla titolare dell’Interno. Ma ad eseguire il tampone, adesso, saranno tutti i componenti dell’Esecutivo, compreso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Il piano: 74 miliardi per il “green deal”
Tra i capitoli più cospicui, come si evince dalle prime bozze non ancora definitive circolate in queste ore, quello dedicato alla Transizione ecologica, il cosiddetto “green deal”, cui sarebbero destinati oltre 74 miliardi. Al comparto Digitalizzazione e innovazione, circa 48 miliardi. Quasi 28 per Infrastrutture e mobilità sostenibile, 19 a Istruzione e ricerca, 17 alla Parità di genere. Solo 9 i miliardi per la Sanità. Manca per il momento l’accordo sulla governance del piano: la struttura immaginata dal governo prevede una cabina di regia a Palazzo Chigi, con il ministro dell’Economia Gualtieri e il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, affiancata da una squadra di sei tecnici con relative task force. Una proposta che non convince tutta la maggioranza e in particolare Italia Viva, che nelle scorse ore ha dichiarato, tramite la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, di non voler approvare “un testo al buio”.
Nuovo Cdm forse mercoledì
L’approvazione del piano è quindi slittata, verosimilmente a un nuovo Consiglio dei Ministri che potrebbe tenersi già mercoledì. “Per uscire da questa crisi e per portare l’Italia sulla frontiera dello sviluppo europeo e mondiale – scrive il premier Conte nella bozza del Piano, visionata dall’Ansa -, occorrono un progetto chiaro, condiviso e coraggioso per il futuro del Paese, che permetta all’Italia di ripartire rimuovendo gli ostacoli che l’hanno frenata durante l’ultimo ventennio. Che Paese vorremmo tra dieci anni? Da questa domanda è partita la riflessione del Governo. Dietro al ritardo italiano ci sono problemi strutturali noti, ma mai affrontati con sufficiente determinazione. Questo è il momento di farlo”.