Avviare un nuovo business non è mai cosa semplice, ancora di più se i tratta di una starup innovativa. Al di là delle faccende burocratiche c’è bisogno della giusta idea, del giusto team e, soprattutto, di capire bene cosa si vuole e dove si vuole arrivare. In mezzo c’è il come fare tutto questo e gli investimenti necessari. Per aiutare i nuovi imprenditori e accompagnare le startup innovative nel muovere i primi passi dopo essere nate c’è la nuova misura di Invitalia: Smart money. Il nome stesso ne suggerisce l’obiettivo e come le aziende a cui si rivolge ha appena viso la luce. Una strada che è precorritrice della misura Smart&Start Italia che si rivolge alle startup innovative già avviate. Il via alle domande parte il prossimo 24 giugno, ma intanto si può già capire meglio di cosa si parla e arrivare preparati all’appuntamento tra poche settimane. FocuSicilia dà il suo contributo con l’intervista, dettagliata e con alcuni suggerimenti, all’esperto Invitalia Massimo Calzoni.
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Favorire le opportunità
Smart money vuole accelerare la crescita e la capacità d’ingresso nel mercato delle giovani startupo italiane, ovvero che quelle che hanno meno di 24 mesi di vita o che hanno già avviato l’iter per per essere iscritte nel registro speciale delle Camere di commercio. Per raggiungere l’obiettivo si vogliono dunque favorire delle opportunità d’incontro tra le Startup innovative e la rete dei principali attori dell’innnovazione. Ovvero “gli incubatori certificati, gli acceleratori d’impresa, gli innovation hub, agli organismi di ricerca”, come specifica Massimo Calzoni. Nessuna premialità prevista, a differenza di altre misure di Invitalia. Le regole sono uguali per tutto il territorio nazionale. “Uno strumento molto importante che va a colmare un vuoto, un bisogno non adeguatamente soddisfatto dai molteplici interventi di finanza agevolata pubblica e privata durante le prime fasi di vita di una startup. Che poi sono quelle più delicate, quelle più importanti”, afferma Calzoni. In questa fase è difficile trovare investitori o sponsor basandosi sui numeri dell’azienda, non li ha ancora. Insomma, uno strumento fondamentale per le fasi del Sid e pre Sid così che una idea possa davvero trasformarsi un qualcosa di concreto.
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L’intervento con il capo due
La procedura è a sportello ovvero non si tratta di un bando per cui quando finiscono i soldi sono anche finite le opportunità d’accedervi. Opera secondo due linee di intervento: capo due e capo tre. Con il secondo si possono realizzare progetti che abbiamo una soluzione innovativa da proporre sul mercato e che necessita di consolidare gli aspetti più operativi per eendere il progetto scalabile. O anche progetti che prevedano l’impegno diretto da parte dei soci o del team dell’impresa proponente dotati di cacapità tecniche e gestionali adeguate, oppure ancora progetti per la realizzazione di un prototipo. La durata del piano di attività, dalla data di presentazione della domanda, non deve essere inferiore ai 12 mesi e non superare i 18. Sono ammessi a finanziamento tutti quei servizi specialistici forniti dai soggetti abilitati come la consulenza organizzativa, operativa e strategica, ma anche servizi per la gestione o per l’autovaluzione della maturità digital per fare degli esempi.
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Fondo perduto o investimento nel capitale di rischio
Il fondo perduto per il capo due può arrivare a 10 mila euro per la copertura fino all’80 per cento delle spese ammmissibili attraverso il meccanismo dei Sal, stato avanzamento lavori. Attenzione alla tempistica pena la decadenza. Si tratta di un contributo riconosciuto ai sensi del rispetto dei limiti e dei vincoli del regolamento dei minimis quindi per ciascuna impresa unica c’è un aiuto massimo di 200 mila euro nell’arco di tre esercizi finanziari. C’è anche la possibilità di un investimento nel capitale di rischio ed è legato al cosiddetto capo tre. Per arrivarci non è possibile saltare il secondo, perché possono accedervi quelle startup che abbiano completato il piano d’attività ammesso con la prima linea d’intervento, il capo due appunto. L’obiettivo è finanziare i prorpi piani di sviluppo e per questo, in questa fase, si può richiedere un secondo contributo a fondo perduto, questa volta di 30 mila euro. “Pari al 100 per cento dell’investimento effettuato nel loro capitale in cambio di equity da parte di quelli che abbiamo definito i soggetti abilitati e, in aggiunta, gli investitori qualificati e i business angels”, spiega Massimo Calzoni. Tre i requisiti fondamentali per il capo tre: l’investimento deve essere maggiore di 10 mila euro; non deve raggiugere una quota di m aggioranza nel capitale sociale; garantire una permanenza dell’investitore per almeno 18 mesi. La raccolta fondi deve essere diretta. Tutte le modalità sono pubblicate sul sito Invitalia.
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