Sostegni e ripartenza, niente certezze. Confesercenti: servono date sicure
Mistero fitto sul decreto Sostegni bis. Il testo ancora non c’è, mentre la crisi economica continua a mordere. Secondo l’Osservatorio Imprese e Covid di Ipsos, il 56 per cento delle aziende italiane ritiene che ci vorranno più di 18 mesi per ritornare alla situazione pre-Covid. Poco più del 20 per cento pensa che il peggio sia ormai alle spalle. Sei imprese su dieci pensano che il futuro possa riservare delle opportunità, ma per la maggior parte di esse rimane forte l’attenzione ai costi. “Le nostre attività, dall’inizio della pandemia, hanno ricevuto ristori pari al sette per cento delle perdite”, commenta Vittorio Messina, presidente di Confesercenti Sicilia e di Assoturismo. “Ormai la partita non si gioca solo sui sostegni, che sono importantissimi, ma anche su regole efficaci e certe sulla ripartenza”. A mancare sono proprio le certezze. La bozza del decreto Sostegni che circola in questi giorni ne offre poche. Certo, si tratta solo di una bozza, come detto, ma l’arrivo e i tempi del testo definitivo rappresentano un’ulteriore incertezza. In teoria, il nuovo decreto avrebbe dovuto essere finanziato con l’ultimo scostamento di bilancio da 40 miliardi, approvato dal Parlamento lo scorso 15 aprile. Nuove risorse a debito, che avevano fatto schizzare il rapporto Deficit/Pil al 12 per cento, a fronte del tre per cento previsto dalla normativa europea “in tempo di pace”. Un atto che il premier Mario Draghi ha definito “investimento sul debito buono”, da bilanciare “con la crescita derivata dagli investimenti”. Buona parte di quelle risorse, però, sono già state impegnate. Circa 30 miliardi di euro sono finiti infatti nel “fondo di accompagnamento” al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per il nuovo decreto Sostegni restano circa dieci miliardi, a meno che il Governo non decida di chiedere un ulteriore scostamento. Leggi anche –Approvato il decreto “Sostegni”. Alle imprese 11 miliardi, stop ai licenziamenti In questo caso i tempi si allungherebbero e non di poco. Un nuovo scostamento dovrebbe essere approvato in Consiglio dei Ministri e successivamente autorizzato dalle Camere. Passaggi che richiederebbero giorni preziosi, facendo slittare il nuovo decreto. Nelle scorse settimane, tuttavia, il Governo ha escluso questa strada. “I sostegni al sistema economico per il 2021 saranno pari a 72 miliardi, superando il quattro per cento del Pil”, ha detto il ministro dell’economia Daniele Franco. Parole che sembrano chiudere a nuovi indebitamenti, dopo i 32 miliardi chiesti a gennaio dal Governo Conte e i 40 chiesti dallo stesso Draghi. Per il ministro “l’auspicio è che questo sia l’ultimo intervento di tale portata”, assicurando però l’impegno dell’esecutivo “a sostenere l’economia per tutto il periodo che sarà necessario”. Leggi anche –Decreto Sostegni, “rimborsi massimi del 5 per cento”. L’analisi dei commercialisti Se la dotazione finanziaria non è chiara, sul contenuto del provvedimento è buio fitto. Le bozze non aiutano a far luce, anzi. Il ricalcolo dei sostegni sull’utile anziché sul fatturato, auspicato da molte categorie produttive, alla fine potrebbe non essere inserito. Inoltre, dalle ultime versioni è sparita la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, con la quale si puntava a dare un po’ di respiro al contribuente. Se si tratti di una mossa deliberata del Governo o di una semplice dimenticanza che sarà corretta alla fine, impossibile dirlo. L’ultima volta che Draghi ha riunito i ministri a Palazzo Chigi era il 29 aprile. Il Cdm per le nuove decisioni economiche era previsto per oggi, ma al momento non è stato ancora convocato. Un quadro di incertezza che non fa bene al tessuto produttivo alle prese con le prime, timide riaperture. Leggi anche –Decreto Sostegni, la guida dell’Agenzia delle Entrate. Ecco come ottenere i ristori In Sicilia la zona gialla dovrebbe slittare al 16 maggio, con tutte le conseguenze del caso sull’economia e soprattutto sulla stagione turistica. “Avevamo accolto come un’iniezione di fiducia le parole di Draghi e della Von der Leyen sulla necessità di ricominciare a viaggiare in Europa”, dice Vittorio Messina. Un passo avanti che non deve restare soltanto un annuncio, “ma trasformarsi in azioni concrete”. Per farlo, sottolinea Messina, servono date certe e misure economiche puntuali. Inoltre, bisogna intervenire su alcune regole. “Bisogna allungare il coprifuoco, portandolo almeno fino a mezzanotte”, spiega il presidente. “I protocolli sanitari vanno seguiti in modo rigido, e le nostre imprese hanno dimostrato di farlo. Pensare che un turismo venga in Italia per rincasare alle dieci è assurdo”. Leggi anche –Sfratti, nel decreto Sostegni ulteriore proroga. I dubbi del Sunia “Ogni giorno che il Governo perde nel comunicare date e regole è un calo di prenotazioni”, ribadisce Messina. La ripartenza dell’economia siciliana passa dalla filiera del turismo, “che prima del Covid rappresentava il 22/23 per cento del Pil regionale”. Senza date certe, il rischio è che i turisti vadano in altri Paesi. “Penso alla Spagna e soprattutto alla Grecia, che ha lanciato una campagna di vaccinazioni a tappeto”. Da questo punto di vista, le vaccinazioni delle isole minori in Sicilia “sono un passo avanti”, ma per ripartire davvero “serve una strategia complessiva”. Messina fa l’esempio degli europei di calcio. “Ancora non sappiamo i protocolli e come ci dovremo comportare. Se crediamo veramente nella ripartenza, dobbiamo mettere gli operatori in condizione di lavorare”.