Spesa meno cara ma salgono le bollette. L’inflazione è stabile ma preoccupa

Una rondine non fa primavera, si sa. E uncalo di pochi decimalinon vuol dire che la curva dell’inflazione stia rallentando.Anche perché, se da un lato frena quella sulcarrello della spesa,dall’altro torna a crescere quella suenergia e carburanti.Eppure inSicilia,a maggio 2024, l’inflazione è cresciuta meno chenel resto d’Italia,più 0,7% contro una media del più 0,8% del Paese. Rispetto ad aprilenell’Isola caladello 0,1%, mentrein Italia rimane stabile.Sono i dati dell’ultimo rapporto sui prezzi al consumo pubblicato da Istat.Sull’inflazione crescono meno della media nazionale leIsole(più 0,7%) ilSud Italiae ilNord-Ovest(più 0,6%), mentre la superano ilCentro e il Nord-Est(entrambe in crescita dell’un per cento). Anche nel confronto con il mese precedente ilMezzogiornofa meglio del resto d’Italia. Come detto la Sicilia migliora diun decimale rispetto ad aprile.Il calo riguarda anche leIsole(meno 0,1%), ilSud(meno 0,2%) e ilNord Ovest(meno 0,1%). IlNord-Este ilCentro,invece, confermano lostesso dato del mese precedente(più 1%). Leggi anche –Più occupati, meno inflazione. Ma la crescita è zero. Gli ultimi dati Istat Se a livello nazionale l’inflazione resta stabile(più 0,8%, come nel mese di aprile) lo si deve ad alcuni fattori. Secondo Istat “lastabilizzazione del ritmo di crescitasi deve principalmente al venir meno delle tensioni suiprezzi dei beni alimentari lavorati(più 1,8% da più 2,5% di aprile) e di alcunetipologie di servizi(di trasporto e relativi all’abitazione)”. Anche la dinamica su base annua dei prezzi del “carrello” “continua la sua discesa (più 1,8% da più 2,3%)”. Insomma, l’inflazione pesa meno sulla spesa. Si tratta diuscite fisse con cui le famiglie devono fare i contigiorno dopo giorno, la cui riduzione può dare unaboccata d’ossigeno dopo mesi di aumentiincontrollati. L’effetto positivo, osservano tuttavia i tecnici, è limitato dall’aumento di altri parametri. A partire dall’energia,che dopo mesi di calotorna a crescere preoccupando le famiglie.Infatti si assiste “all’affievolirsi delle spinte deflazionistiche provenienti dal settore energetico, dove i prezzi mostrano unprofilo tendenziale in netta risalita,pur restando suvalori ampiamente negativi(meno 11,6% da meno 12,1%)”. Leggi anche –Più inflazione, meno potere d’acquisto. Persi in Sicilia 4 mila €a famiglia Restando sull’energia,alcuni indicatori mostranoaumenti molto significativi.A preoccupare gli esperti è in particolare “l’evoluzione dei prezzi del gasolioperriscaldamento(da più 1,8% a più 4,4%; meno 1,7% da aprile), delgasolio per mezzi di trasporto(da più 2,4% a più 4,9%; meno 2,5% sul mese) e dellabenzina(da più 1,8% a più 3,8%; meno 0,6% rispetto al mese precedente)”. Incrementi che pesano sulle tasche dei cittadini, anche se almeno quello deiriscaldamentiè ammortizzato dal fatto che si avvicina l’estate. Altriindicatori del comparto energeticomostrano un andamento meno preoccupante. “Resta stabile iltasso di crescita dei prezzi dell’energia elettricamercato libero (a meno 31,2%; meno 1,9% la variazione congiunturale) mentre si accentua la flessione di quelli delgas di città e gas naturalemercato libero (da meno 33,1% a meno 35,9%; meno 0,2% da aprile)”. Secondo gli espertioccorrerà aspettare i prossimi mesiper capire se queste tendenze si consolideranno o il comparto energia vivrà unanuova fiammata di inflazione. Leggi anche –Inflazione e tassi alti: rallenta il mercato immobiliare, ma non in Sicilia Il rapporto analizza nel dettaglio l’inflazione dei comuni capoluogo di Regionee con più di 150 mila abitanti. In Sicilia due su tre registrano unacrescita inferiore rispetto alla medianazionale. Si tratta diMessina,dove l’inflazione aumenta “soltanto” dello 0,5%, e diCatania,dove l’incremento è dello 0,7%. Un segnale di speranza, insomma, anche se la situazione resta critica per gliaumenti continuativi registrati nei mesi precedenti.Sopra la mediaPalermo,dove l’aumento tocca un punto percentuale, contro lo 0,8% registrato in media in tutta Italia. Rispetto alle circoscrizioni, che mostrano undivario abbastanza nettotraNord, Centro e Sud,l’andamento dell’inflazione nelle grandi città è a macchia di leopardo. Quella più elevata, annotano i tecnici dell’Istat, “si osserva aRiminieParma(più 1,6% entrambe) e aCagliari(più 1,5%)”, cioè nell’Italia settentrionale e nelle Isole. Viceversa i comuni che registrano il calo maggiore sono “Ancona(meno 0,2%),Campobasso(meno 0,5%) e adAosta(meno 0,6%)”, rispettivamenteal Centro, al Sud e al Nord.