“Si può affermare con sicurezza che oggi la civiltà di un Paese si misura anche dal grado di digitalizzazione raggiunto”. Così il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, ha introdotto l’ultimo “Referto in materia di informatica pubblica”. Il documento, che mette in luce carenze e difficoltà della digitalizzazione della Pubblica amministrazione nel nostro Paese, sottolinea come il processo sia fondamentale per raggiungere una “reale e pervasiva semplificazione, agevolazione e accelerazione dei procedimenti necessari alla gestione ottimale della cosa pubblica e del rapporto del cittadino con essa”. La Pubblica amministrazione, insomma, non può più sottrarsi alla digitalizzazione. Vero, e vero ancor più per quegli enti che, almeno sulla carta, dovrebbero essere più vicini ai cittadini: i Comuni. Ma nei fatti, come procede il loro cambiamento? E come se la cavano in siciliani?
Comuni in fondo alla classifica
Un quadro della situazione arriva dall’ultimo rapporto ICityRank realizzato da ForumPa. Il report analizza le performance dei Comuni attraverso l’utilizzo di un set di indicatori relativi alla trasformazione digitale (servizi online, digital e social pa, accesso a banda larga, app municipali, trasparenza digitale, digital openness). Ne risulta una classifica nazionale che vede gli enti locali siciliani piazzarsi, nella maggioranza dei casi, agli ultimi posti. Nessuno compare tra i primi dieci. Il primo Comune in classifica è Palermo, alla posizione 24. Seguono Catania al 52esimo posto, Siracusa al 55esimo, Ragusa al 65esimo, Trapani all’81esimo, Caltanissetta all’88esimo, Enna al 90esimo e Messina al 93esimo. Fanalino di coda, Agrigento alla 107esima posizione. L’ultima. L’unica nota positiva arriva da Trapani. Nonostante il pessimo piazzamento in classifica, infatti, il Comune è tra quelli che si sono maggiormente distinti nell’ultimo anno per progressi in termini di Pa Social, incrementando quindi la presenza nei social network.
PagoPA poco utilizzato
Un passo avanti nella digitalizzazione delle amministrazioni comunali è rappresentato dai servizi che permettono ai cittadini di restare informati in tempo reale e di effettuare operazioni e pagamenti online, evitando file, lungaggini e ritardi. Tra questi PagoPa e Spid. La prima è una piattaforma digitale che prevede, tra l’altro, anche un risparmio concreto per le Pa, sollevate da ogni costo di pagamento. L’adesione a PagoPa è obbligatoria per legge. E, in effetti, tutti e nove i capoluoghi siciliani vi hanno aderito. Il sistema, però, rimane ancora poco utilizzato. Secondo gli ultimi dati messi a disposizione dalla piattaforma (aggiornati al 9 dicembre), infatti, solo il 2.9 per cento delle transazioni complessive effettuate tramite PagoPa arriva dalla Sicilia (meno di 2 milioni su 67 milioni).
Spid, questo sconosciuto
Ancor più complicata è la questione relativa allo Spid. Il Sistema pubblico di identità digitale che permette di accedere con le stesse credenziali a tutti i servizi della Pubblica amministrazione è attivo (secondo l’elenco riportato dal sito ufficiale) solo in due capoluoghi su nove: Enna e Siracusa. In totale, nell’Isola, i Comuni aderenti sono 170 su 390. Nemmeno la metà.
Leggi anche – Sicilia a banda ultralarga: la copertura c’è, gli utenti no
Siti, manca trasparenza
Qualche nota dolente, infine, arriva anche dai siti internet ufficiali. Non tutti, infatti, superano le verifiche di trasparenza. Una fotografia eloquente in tal senso arriva dalla Bussola della Trasparenza. La piattaforma, sponsorizzata dal ministero per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, monitora le strutture dei siti web istituzionali verificando l’adempienza (o l’inadempienza) agli obblighi di trasparenza fissati dalla normativa vigente. Per ogni sito vengono analizzate 94 “sezioni” (tra le altre: personale, posizioni organizzative, piano della performance, disposizioni e atti generali, bilanci, dati relativi ai premi, patrimonio immobiliare, dati sui pagamenti, opere pubbliche). Più sezioni vengono trovate dalla “bussola”, più un sito è da considerarsi trasparente. La piattaforma non da indicazioni sul contenuto concreto di ogni sezione a livello informativo, ma verifica solo la loro esistenza. Non è quindi detto che esserci sia sufficiente. Al netto di questa considerazione “di metodo”, nessuno dei Comuni capoluogo siciliani raggiunge l’obiettivo 94 sezioni trovate su 94. Ad andarci molto vicino, però, è Trapani con 93 sezioni trovate. Seguono nella classifica siciliana Catania e Messina (entrambe 90/94), Palermo (87/94), Enna (86/94), Caltanissetta (83/94). Male Ragusa con sole 53 sezioni trovate. Impietosa, la situazione del sito web del Comune di Agrigento: su 94 sezioni ricercate, ne sono state individuate solo due. La trasparenza, insomma, resta ancora un miraggio.