Un giro d’affari potenziale da decine di milioni di euro, in una delle mete turistiche più ambite della Sicilia. Parliamo del casinò di Taormina, chiuso nel 1964 e mai riaperto malgrado numerosi disegni di legge presentati a livello regionale e nazionale, mai andati in porto. Un nuovo progetto, nelle scorse settimane, è stato presentato da Francesco Gallo, deputato di Sud chiama Nord, partito che fa capo all’attuale sindaco di Taormina Cateno de Luca. I numeri sembrano dare ragione ai proponenti. Secondo Agimeg, agenzia specializzata nel mercato dei giochi, i quattro casinò attivi in Italia – Venezia, Sanremo, Saint-Vincent e Campione d’Italia – hanno incassato nel 2022 circa 250 milioni di euro, e attratto oltre mezzo milione di giocatori. Un altro mercato florido per le case da gioco, usato spesso come termine di paragone per un eventuale casinò a Taormina, è Malta. Quantificare è difficile, perché i numeri “solitamente non vengono diffusi”, dicono gli esperti di Agimeg. Nel primo semestre 2019, periodo per cui sono disponibili gli ultimi dati certi, “l’industria del gioco ha contribuito per circa il 13,6 per certo al valore aggiunto maltese”.
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I numeri dei casinò italiani
Secondo Agimeg, la casa da gioco più “ricca” d’Italia lo scorso anno è stata quella di Venezia, con un incasso annuo di oltre 104 milioni di euro. Il dato, sottolineano gli esperti di Agimeg, risulta “in crescita rispetto ai due anni pandemici (54,4 milioni nel 2021 e 41,5 nel 2020)”. Al secondo posto troviamo Saint-Vincent, in Valle d’Aosta, con un incasso annuo di 62,4 milioni di euro. I giocatori sono stati oltre 220 mila, e hanno speso i loro soldi principalmente alle slot machines (33,4 milioni) e ai tavoli da gioco (29 milioni). Al terzo posto si posiziona il casinò di Sanremo, in Liguria, con un incasso annuo di 43,5 milioni di euro. La struttura non ha fornito i numeri dei giocatori, ma ha comunicato che i soldi sono stati spesi principalmente nelle slot (34,5 milioni) e solo in minima parte ai tavoli (nove milioni). Fuori dal podio il casinò di Campione d’Italia, in provincia di Como, riaperto nel 2022 dopo il fallimento del 2018 e una lunga vertenza sindacale. Gli incassi hanno raggiunto i 42 milioni di euro, ma non viene fornito il dettaglio.
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La proposta di legge Gallo
Nello specifico, nella proposta di legge presentata da Gallo viene sottolineata “la rilevanza e l’importanza che l’apertura di una casa da gioco può avere per lo sviluppo turistico dell’Isola”. Il deputato osserva che “la città di Taormina ha una grande rilevanza strategica nella politica turistica regionale anche per la sua notorietà internazionale”, e ricorda l’esperienza degli anni Sessanta, quando la perla dello Jonio fu “l’unica sede di casa da gioco in Sicilia”. Un nuovo casinò, scrive il deputato, “costituirebbe ad un tempo un’attrattiva turistica e una fonte di finanziamento”, ma rappresenterebbe anche “un importante ed efficace strumento per investimenti economici e fornirebbe occasioni di lavoro e di benessere per numerosi addetti professionali qualificati”. Da non trascurare, naturalmente, l’impatto sull’economia locale. “Una casa da gioco nel comune di Taormina produrrebbe ricchezza che verrebbe distribuita sul territorio stimolando l’economia locale”. Da qui la richiesta di un intervento “importante e qualificante” per l’apertura del casinò, considerato strumento “di elevazione e di riqualificazione dell’offerta turistica”.
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I problemi tecnico-giuridici
Gallo solleva anche la questione dell’esodo turistico verso Malta, “le cui strutture sono promosse e legalizzate”. Una situazione che comporta “danni e svantaggi per la Sicilia”, che l’apertura di una casa da gioco risolverebbe. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo un mare di norme. Il deputato ricorda come “l’istituzione delle case da gioco nel territorio del nostro Paese sono avvenute mediante atti legislativi che ne hanno autorizzato l’apertura in singoli comuni in deroga alle norme del codice penale”. Quest’ultimo, dall’articolo 718, prevede che “chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, o in circoli privati di qualunque specie, tiene un gioco d’azzardo o lo agevola è punito con l’arresto da tre mesi ad un anno e con l’ammenda non inferiore a euro 206″. A sottolineare la difficoltà ad aprire altri casinò è anche la Commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco illegale. Per farlo infatti “è necessaria una specifica autorizzazione del Ministro dell’Interno”, ma la disciplina “è molto intricata in quanto coinvolge anche le autonomie locali”. Non è un caso che tutte le proposte per una nuova struttura a Taormina si siano arenate.