TARI, eliminata immediatamente: milioni di italiani la stanno pagando per errore | il Comune non può chiederti un euro su questi spazi
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La tassa sui rifiuti torna a far discutere: milioni di cittadini italiani stanno versando la TARI anche su spazi che, per legge, non dovrebbero essere tassati. Ecco quando il Comune non può chiedere nemmeno un euro.
Ogni anno, con l’arrivo degli avvisi di pagamento, migliaia di contribuenti si ritrovano a dover pagare importi che includono anche superfici esterne come giardini, cortili, balconi o terrazzi. Tuttavia, secondo le norme chiarite dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalle recenti sentenze della Cassazione, la TARI non è dovuta su tutte le aree della proprietà, ma solo su quelle in cui si producono effettivamente rifiuti urbani. In altre parole, pagare anche per spazi dove non si genera immondizia è un errore, e i Comuni non possono applicare l’imposta in modo automatico.
La TARI – acronimo di Tassa sui Rifiuti – serve a coprire i costi del servizio di raccolta e smaltimento, ma il presupposto del tributo è la “potenziale produzione di rifiuti”. Per questo, le aree come giardini, prati, autorimesse aperte, terrazze e balconi non dovrebbero rientrare nel calcolo, a meno che non siano effettivamente utilizzate per attività domestiche che generano rifiuti. Molti Comuni, però, includono ancora queste superfici nei conteggi automatici, costringendo i cittadini a pagare importi maggiorati rispetto al dovuto.
Le regole ufficiali e cosa dice la legge
Il calcolo della TARI deve basarsi solo sulle superfici coperte e operative. Secondo la disciplina vigente, le aree scoperte accessorie o pertinenziali, non operative, non sono soggette a tassazione. Ciò significa che giardini, spazi verdi, cortili o terrazzi privi di copertura non devono essere inclusi nel computo della metratura tassabile. L’Agenzia delle Entrate e il MEF hanno più volte chiarito che l’unica eccezione riguarda i casi in cui tali spazi siano effettivamente usati per attività che generano rifiuti urbani, come un laboratorio o un esercizio commerciale.
Le amministrazioni comunali hanno l’obbligo di verificare la corretta applicazione del tributo, ma il contribuente può sempre presentare una richiesta di rettifica se ritiene che siano stati inclusi metri quadrati non dovuti. Chi ha pagato indebitamente può richiedere il rimborso delle somme versate entro cinque anni dal pagamento, presentando istanza formale al proprio Comune e allegando la planimetria catastale aggiornata.

Come verificare se stai pagando troppo
Il primo passo è controllare l’avviso TARI ricevuto: l’importo è calcolato sulla base dei metri quadrati dichiarati e delle categorie d’uso. Se nel conteggio compaiono spazi come giardini, garage aperti o terrazze, è possibile che l’imposta sia stata applicata in eccesso. In questo caso, occorre recarsi presso l’ufficio tributi comunale e chiedere la revisione della posizione, specificando le aree escluse dal tributo secondo le disposizioni di legge.
Molti contribuenti scoprono solo dopo anni di aver pagato la TARI su superfici non dovute. Per questo motivo è importante non limitarsi a pagare automaticamente, ma verificare ogni voce della bolletta. Il Comune non può richiedere la tassa su spazi dove non si producono rifiuti, e chi ha già versato importi eccessivi ha pieno diritto a chiederne la restituzione. Con un controllo attento e la giusta documentazione, è possibile ridurre l’importo della TARI o addirittura eliminarlo per alcune porzioni di proprietà. Una buona notizia per milioni di italiani che, per troppo tempo, hanno pagato più del dovuto senza saperlo.
