TARI stangata, la tassa sui rifiuti esplode ovunque | Sicilia nel caos con cifre record mai viste

TARI stangata, la tassa sui rifiuti esplode ovunque | Sicilia nel caos con cifre record mai viste

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L’aumento colpisce quasi tutte le città italiane, ma è nel Mezzogiorno – e soprattutto in Sicilia – che la situazione diventa insostenibile per migliaia di famiglie

Il 2025 porta con sé un nuovo e pesante fardello per i bilanci domestici italiani: la TARI aumenta ancora, e questa volta in modo tanto esteso da far vibrare l’intero Paese. In un clima già segnato da inflazione, bollette elevate e rincari diffusi, la tassa sui rifiuti aggiunge un altro tassello a un mosaico economico sempre più difficile da sostenere per molte famiglie. A livello nazionale, la TARI cresce del 3,3%, portando la spesa media annua a 340 euro per una famiglia tipo composta da tre persone in un’abitazione di cento metri quadrati.

Si tratta di un aumento medio, ma dietro questa cifra si nasconde una realtà molto più variegata. Ben 95 capoluoghi su 110 registrano ritocchi al rialzo, indice di un rincaro generalizzato che si inserisce in un quadro di costi operativi crescenti per i Comuni: logistica, carburanti, energia, manutenzioni e gestione degli impianti continuano a pesare sempre di più. Una crescita silenziosa ma costante, che avviene mentre tanti cittadini già faticano a rispettare le scadenze fiscali.

Perché la TARI aumenta: differenziata, infrastrutture e un’Italia spaccata

Il quadro nazionale rivela un divario netto tra Nord e Sud che si accentua proprio con l’aumento della TARI. Nelle regioni settentrionali, dove la raccolta differenziata funziona con maggiore efficienza e le infrastrutture di riciclo sono più moderne, le tariffe restano contenute. Cremona, con i suoi 196 euro annui, è il simbolo di questo modello virtuoso che permette ai cittadini di pagare meno pur garantendo un servizio di qualità. Anche molte città del Veneto, del Piemonte e dell’Emilia Romagna si mantengono sotto la media nazionale.

Al Sud, invece, il meccanismo si inceppa. Le tariffe aumentano a causa dei costi più elevati di trasporto, delle criticità nella gestione degli impianti e di filiere del riciclo che non riescono ancora a raggiungere livelli competitivi rispetto al resto del Paese. L’infrastruttura, più fragile e spesso sovraccarica, rende il sistema più costoso e meno efficiente. Ma è soprattutto una regione a concentrare l’allarme: la Sicilia.

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Sicilia sotto pressione: TARI fuori controllo e famiglie allo stremo

La Sicilia è oggi l’epicentro del caro-rifiuti nazionale. Qui la TARI raggiunge le cifre più alte d’Italia, diventando una vera emergenza economica per migliaia di famiglie. La città simbolo del problema è Catania, dove il costo annuale della tassa supera i 600 euro per una famiglia tipo. Un divario enorme rispetto alle città più virtuose del Nord, con una differenza che arriva a sfiorare i 400 euro annui.

Ma il capoluogo etneo non è un caso isolato. Anche Messina e Palermo rientrano nel gruppo dei Comuni con i costi più alti del Paese. Qui il peso degli impianti insufficienti, dei trasporti costosi e dei continui interventi straordinari di raccolta si traduce direttamente nelle bollette dei cittadini. Per molte famiglie, la TARI è ormai una delle spese più difficili da sostenere, soprattutto in un contesto economico dove gli stipendi non crescono con la stessa velocità dei costi.

È un divario che non accenna a diminuire: senza investimenti strutturali, la Sicilia rischia di rimanere il territorio più penalizzato d’Italia per ancora molti anni. I Comuni chiedono risorse, le famiglie chiedono trasparenza e servizi migliori, mentre l’isola continua a pagare il prezzo più alto per un sistema dei rifiuti che fatica a diventare competitivo. Una situazione che, anno dopo anno, conferma la necessità urgente di riformare in profondità la filiera siciliana.

Il 2025 segna dunque un’ulteriore frattura nella geografia economica italiana: mentre alcune città riescono a contenere i costi, in Sicilia la TARI diventa un’emergenza strutturale. E senza interventi mirati, la distanza tra le regioni italiane non potrà che crescere ancora.