Prima le nomine, poi i ristori (forse). Nelle scorse ore il presidente del Consiglio Mario Draghi ha scelto i sottosegretari e i viceministri che comporranno il Governo. Il giuramento dovrebbe arrivare nelle prossime ore. Poi l’Esecutivo dovrà correre per affrontare le urgenze economiche. A partire dall’approvazione del nuovo decreto Ristori. L’ultimo decreto – il quarto – risale al 30 novembre 2020. Il provvedimento atteso ha avuto un iter travagliato. Lo scostamento di bilancio da 32 miliardi per finanziarlo è stato approvato il 20 gennaio 2021. Subito dopo è arrivata la crisi di governo e tutto si è bloccato. “Un ritardo che pesa sulle spalle delle imprese”, dice Maurizio Attinelli, coordinatore regionale degli ordini commercialisti di Sicilia.
Nuove modalità di ristoro
La situazione è tutt’altro che semplice. “Ci sono parecchie imprese che rischiano di non riaprire”, ricorda Attinelli. Il nuovo decreto sarebbe dovuto arrivare entro dicembre, al massimo nella prima decade di gennaio. Con alcune novità rispetto ai precedenti, a partire dalla quantificazione del ristoro. Il calo di fatturato andrebbe calcolato su base annua invece che mensile. Il perché è presto detto. “Ci sono imprese che tra dicembre 2019 e dicembre 2020, per esempio, non hanno registrato un grosso calo di fatturato. Al contrario, nell’intero anno, il danno economico è molto più evidente”. Fare riferimento a quest’arco temporale, dunque, “può rendere più adeguato e sostanzioso il ristoro”. Una richiesta che gli ordini professionali “avevano già sottoposto all’ex premier Conte, e sulla quale il precedente Governo ha lavorato”.
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50 milioni di cartelle in arrivo
Ristori economici a parte, il decreto dovrebbe contenere altre norme fondamentali. Si va dal potenziamento della sanità, necessario per proseguire con la campagna vaccinale, al rinnovo della cassa integrazione e di altri ammortizzatori fiscali. La norma più urgente, però, riguarda il fisco. “Domenica 28 febbraio scadranno 50 milioni di cartelle esattoriali”, ricorda il coordinatore dei commercialisti siciliani. “Bisogna sospenderle, perché l’aiuto alle imprese non può essere certo quello di sommergerle di tasse”. I tecnici del ministero dell’Economia e il neo-ministro Daniele Franco sono al lavoro, ma il Consiglio dei ministri per l’approvazione del decreto non è ancora stato convocato. “Il rischio concreto è che le cartelle scadano prima”, avverte Attinelli. Al di là della sospensione, la questione tasse resta scottante. Sospensione, infatti, non significa non doverle pagare. “Per questo il Governo Conte II stava studiando la rottamazione delle cartelle”, dice il commercialista. “Altrimenti il problema si trascinerà all’infinito e prima o poi i nodi verranno al pettine”.
Aiutare le imprese a rifondarsi
Molta carne al fuoco, insomma. L’attenzione è alta anche sulla “visione” economica del nuovo Governo. Qualche anticipazione si è avuta nel discorso pronunciato dal presidente del Consiglio alle Camere, in occasione del voto di fiducia. “Il professor Draghi ha annunciato che bisognerà scegliere ‘quali attività proteggere e quali accompagnare al cambiamento'”, ricorda Attinelli. In altre parole, gli aiuti non dovrebbero più arrivare “in maniera indiscriminata a tutte le imprese”, ma con una valutazione “più attenta e ponderata, sul medio/lungo periodo”. Parole che hanno suscitato inquietudine tra i cittadini, ma che il coordinatore dei commercialisti non legge negativamente. “Le imprese non più funzionali, invece di avere un generico contributo a pioggia – che non sarebbe comunque sufficiente – dovrebbero ricevere aiuti diversi”. Il sostegno dello Stato “non deve limitarsi a poche centinaia di euro di sussidio”, ma deve mettere le aziende “in condizione di rifondarsi, dal punto di vista normativo e strutturale”.
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Proposte per la riforma del fisco
Sulle riforme istituzionali che il nuovo Esecutivo dovrebbe affrontare, Attinelli si mostra moderatamente fiducioso. “Il fatto di avere una forte maggioranza parlamentare è indice di stabilità. Non c’è più la possibilità che un singolo partito faccia venire meno la fiducia”, nota il commercialista. Condividere il progetto riformatore, dunque, significa che “potrebbe essere davvero realizzato”. I commercialisti si sono già mossi per dare il loro contributo. “Abbiamo istituito un’apposita commissione, guidata dal professor Carlo Cottarelli, che ha redatto un corposo documento con le nostre proposte di riforma fiscale”. La notizia che l’esperto farà parte della task force del ministro Renato Brunetta per la riforma della Pubblica amministrazione, “non può che essere un fatto positivo, poiché si tratta di un economista di primissimo livello”.