“Dobbiamo fare in modo di potenziare sempre più il fondo di garanzia nazionale; che i flussi di risparmio dei Pil arrivino anche alle imprese non quotate con collaterali di garanzie immobiliari; agire sul cuneo fiscale, che significa ridurre tasse e contributi sui salari dei lavoratori italiani, detassare e de-contribuire i premi di produzione per agevolare lo scambio salario-produttività nei contratti di secondo livello aziendale e costruire un grande piano di inclusione giovane”. Il tutto “evitando di cavalcare ansie e costruire un’idea di futuro insieme”.
È questa la ricetta che il presidente di Confindustria nazionale, Vincenzo Boccia, ha dato alla platea di imprenditori-soci catanesi guidati da Antonello Biriaco, che si sono riuniti in assemblea nell’azienda AAT-Oranfresh a Catania. Un incontro durante il quale l’attenzione è stata focalizzata su tre parole chiave: innovare, investire e, crescere. Presenti anche le forze politiche siciliane. Le parole del presidente Boccia durante il suo intervento vogliono essere un messaggio positivo che si potrebbe riassumere nelle parole “Ottimisti nelle aspettative e pessimisti nelle previsioni, con la consapevolezza che è la visone che determina la realtà e non la constatazione”. Ecco perché ha invitato tutti a darsi da fare per migliorare. Un impegno che deve essere portato a termine “allargando la nostra visione dei mercati del mondo in chiave di prodotto”, ha detto. “Perché la crisi economica non è sconfitta e questo significa dovere assumere un ruolo di responsabilità”, ha aggiunto. “Occorre tracciare nuove traiettorie che consentano di coniugare innovazione, ricerca e apertura ai mercati esteri senza perdere di vista la storia, le tradizioni e l’identità del territorio”, ha affermato Antonello Biriaco.
Due grandi sfide
Due le grandi sfide individuate da Boccia: ridurre i divari tra territori, persone e imprese e riattivare l’ascensore sociale. Individuati i problemi, il presidente di Confindustria mette accanto anche le soluzioni. Secondo lui, infatti, la prima sfida si risolve con il lavoro e l’incremento dell’occupazione, la seconda con la formazione.
Per la ripartenza dell’occupazione, oltre a essere una priorità di per sé per il Paese, sono indispensabili le infrastrutture. Boccia le guarda sia in chiave locale e nazionale che anche in chiave internazionale.
Fattore tempo
In entrambi i casi il fattore tempo è fondamentale. Non sempre è facile rispondere alla domanda “quanto tempo ci vuole?” eppure è lì la chiave di svolta. Una chiave che per essere girata ha bisogno di una doppia forza secondo Boccia, quella imprenditoriale e quella politica. “È finita la stagione dell’autosufficienza. Da soli possiamo fare tanto, ma da soli non ce la faremo. Dobbiamo cambiare metodo di lavoro e passare dal conflitto alla cooperazione per la competitività, agendo con il cuore e con la testa e non con la pancia. La Sicilia, il nostro mezzogiorno, il nostro paese non può essere una periferia d’Europa, ma è ponte verso l’Africa, aperta ad est e ad ovest e in questo la Sicilia ha una sua dimensione centrale”, ha affermato il presidente di Confindustria. Un concetto sposato anche dal presidente della Regione Nello Musumeci che ha snocciolato gli impegni presi in favore dell’economia regionale nei suoi 20 mesi di governo. In particolare attraverso l’accelerazione della spesa pubblica e gli incentivi alle imprese, soprattutto alle piccole e medie. Ha definito l’imprenditoria la vera ricchezza del territorio ed eroi gli imprenditori che hanno deciso di fare questo mestiere nella’isola. Musumeci individua poi tre grandi nemici storici della Sicilia e dei siciliani: la mafia, la rassegnazione, “tanto che nel nostro dialetto non esiste il futuro abituati nei secoli a vivere nell’aridità del pane quotidiano”, dice, e il terzo è la burocrazia, a qualsiasi livello. “Forse, tra le tre, – ha affermato – riusciremo a sconfiggere la mafia”.
Competizione internazionale
La competizione internazionale per cui la Sicilia dovrebbe avere un ruolo centrale passa dall’Unione europea. Ecco perché il presidente nazionale di Confindustria auspica “una Europa più integrata” che sappia rapportarsi e vincere le sfide con i giganti politici Cina e Usa. “Dobbiamo essere protagonisti della stagione riformista europea e andare a chiedere un piano trans nazionale massivo di infrastrutture che si aggiungano a quelle nazionali”. “Serve una politica anticiclica – ha aggiunto – e la prima, per definizione, è l’attivazione di cantieri. Potremmo farlo con risorse già stanziate che non attengono al deficit ordinario e non incrementano il debito pubblico”. Un attimo prima di guardare all’Europa però, occorre farlo in casa e tentare di abbattere i meccanismi divisori tra nord e sud. “Nella logica di costruire insieme una nuova identità di questione nazionale, il mezzogiorno diventa una delle grandi priorità del paese senza contrapporsi alla questione settentrionale. Il paese ha bisogno di coesione”.