Tir: difficile fare attività, anche in Sicilia. Troppi costi e pochi autisti

Guidare un tir non è facile, fare la vita da camionista altrettanto. Farlo in Sicilia è ancora più complicato. Il settore degliautotrasportinell’Isolanon gode di buona salute. Lo spiegaAssotir. E non solo guardando all’andamento del2023appena concluso. Fin dal periodo post pandemia le aziende private sono messe alla prova dalblocco delle tariffe dei trasporti, che rendono poco remunerativa l’attività, ma anche dall’introduzione dinuove tasseche vengono “scaricate” sui piccoli trasportatori. Mancano poi, anche in Sicilia, gliautistidei tir. I lavoratori diAlbania,Ucraina,Bulgariastanno “colmando il vuoto” lasciato anche dai siciliani. Accade nonostante gli incentivi dellaRegione Sicilianaper il conseguimento dellapatente. Il governo nazionale potrebbe invece fare di più, secondoAssotir. “Questo governo è dalla parte dei forti – ha spiegato ilvice presidente nazionaleGiuseppeBulla– non spieghiamo altrimenti il mancato recepimento dellalegge europea sul cabotaggio“. Bene invece il recupero delle somme daMare Bonus. Leggi anche –Sicilia “tra le regioni più disastrate d’Europa”. Il quadro impietoso di Cgil In attesa della costruzione delPonte sullo Strettoil passaggio di tir tra Sicilia e Calabria prevede un contributo. È una certezza da anni per le imprese, ma non sembra sufficiente a sostenere l’attività. La seconda fase delcontributo a fondo perdutoper sostenere gliautotrasportatoriche attraversano loStretto di Messinaè operativa. Il programma offre un sostegnodel 50 per cento. L’avviso pubblico (scade il 31 gennaio 2024) prevede aiuti alle imprese di autotrasporto con sede in Sicilia, che operano iltrasporto merci per conto terzi. Viene concesso per l’imbarco dei mezzi destinati al trasporto di cose, con massa a pieno caricosuperiore a 3,5 tonnellate, accompagnati dagliautisti, su qualunque vettore che svolge servizio diattraversamentodel tratto di mare che collega la Sicilia alla Calabria. “Questi rimborsi esistono da anni, nel tempo sono stati ridotti, ma funzionano restituendo una percentuale commisurata alla grandezza dell’azienda.Il problema restano le tariffe ditrasporto e abbiamo problemi con i pagamenti. Sono tutti sordi, non vogliono sentirci. I costi aziendali stanno lì. Allora ogni tanto ilministero dei Trasporti lancia un messaggio. Un messaggio che sembra rivolto alla committenza, dove si ricorda che i costi per gli autotrasportatori stanno aumentando. Vuoi per il prezzo del gasolio o per il costo dei dipendenti. I pagamenti delle tariffe di trasporto si sono spostati a 90-120 giorni”. Leggi anche –Pedaggi più cari sullo Stretto: Regione stanzia dieci milioni per camion e tir Lo scorso novembre ilministero delle Infrastrutture e dei Trasportiha reso noti i dettagli relativi alla terza finestra di presentazione delle domande per gliincentiviagliinvestimenti ad elevata sostenibilità. Le risorse destinate ammontano a8 milioni di euro. Sono ammesse le spese che comprendono l’acquisizione di automezzi commerciali a nuova trazione. Cioèmetano,ibrida(diesel/elettrico) edelettrica(full electric). Ilcontributo variada 4mila euro per ogni veicolo a metano e ibrido, 14mila euro per ogni veicolo elettrico di massa complessiva tra 3,5 e 7 tonnellate. 24mila euro per quelli superiori a 7 tonnellate. A gennaio è invece entrata in vigore laDirettiva Europea 2023/959 dello scorso 5 giugno, che ha inserito il settore marittimo in un nuovo sistema di tassazione delleemissioni di CO2chiamato UeETS (European Union Emissions Trading Scheme). “Un novità normativa che si è tradotta all’atto pratico – spiega Giuseppe Bulla – in unaumento delle tariffe dei noli marittimida parte delle compagnie di navigazione. E dal momento che le stesse sono obbligate a compensare le emissioni prodotte attraverso l’acquisto di quote sul mercato regolamentato della CO2, scelgono di “scaricare” il costo sull’autotrasportatore. E’ una situazione serissima da affrontare”. Tutto questo mentre i pagamenti dei corrispettivi relativi ai trasporti sono fermi da diversi anni tra i 90 e i 120 giorni”. Leggi anche –Ponte sullo Stretto, Uniontrasporti commissiona uno studio di valutazione L’unica cosa che va riconosciuta a questo governo – spiega il vice presidente siciliano di Assotir – è l’attività direcupero delle somme di Marebonus”. Incentivo a sostegno del trasporto merci via mare, inserito nellaLegge di Stabilità 2016su richiesta dell’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio. “Nel 2023 erano scomparse risorse daMarebonus– racconta Giuseppe Bulla – diamo atto al governo di averle recuperate”.42 milioni di euro sono già disponibili per il 2024, stando alle informazioni condivise dalvice ministro dei Trasporti Edoardo Rixilo scorso novembre. “Bene dunque, ma di fronte a tariffe di trasportopoco remunerative. Di fronte aitempi di pagamentoindecenti, l’introduzione dell’Ets, il quadro resta complesso. Inoltre – prosegue il vice presidente Assotir Bulla – Salvini l’ha dichiarata una svista,ma la mancata applicazione della norma sul cabotaggio, noi lo consideriamo un servizio a favore dei potenti. È stata fatta scadere volutamente ladelega governativa del Parlamento“. Bulla fa riferimento sia all’attività svolta con i propri veicoli che a quella svolta con i lavoratori dipendenti.Questo che definisce “giochetto”, spiega ancora Bulla “incide per alcuni miliardi. La batosta più grande va alle piccole aziende”. A febbraio del 2023 laRegione Sicilianaaveva messo a disposizione un contributo a fondo perduto per conseguire lapatente C, C1E, CE e le Carte di Qualificazione del Conducente. Quindi guidare anche i tir. Il fondo garantiva lacopertura all’80 per cento delle spese, fino ad un massimo di 2.500 euro. La misura era riservata ai giovani under 35. “Ai giovani è stata offerta un’opportunità a spese dello Stato, di dotarsi delle patenti adeguate. Hanno un costo di migliaia di euro e che quindi vengono risparmiati. Nonostante, nonostante anche l’impegno della Regione Siciliana – analizza Bulla di Assotir -, i giovani non si sono mai voluti avvicinare a questo mondo. L’allarme è lanciato non solo dalla Sicilia, ma anche dal resto d’Italia e l’Europa. Mancano gli autisti. In Italia sopperiamo il 30 per cento degli autisti mancanti con l’ingaggio di lavoratori albanesi, rumeni, tunisini, bulgari o ucraini. Senza il loro supporto sarebbe ancora più grave il discorso”.