Tradegia in Autostrada, investita e uccisa a soli 2 mesi: trovato l’assassino ma l’indagine si inceppa tra fughe e versioni opposte
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Le indagini, coordinate dalla procura di Ivrea, stanno cercando di restituire un quadro chiaro di quanto accaduto in quei secondi drammatici. A rendere la situazione ancora più complessa sono le parole del guidatore del furgone coinvolto nello scontro, che fin da subito ha fornito una spiegazione che appare in contrasto con i primi riscontri investigativi. Il suo comportamento dopo l’impatto, stando a quanto riferito da chi ha assistito alla scena, è ora al centro dell’inchiesta.
La versione del cinghiale e i racconti dei testimoni: due verità che non combaciano
Secondo quanto riportato da La Stampa, l’uomo alla guida del furgone ha raccontato ai suoi datori di lavoro e agli investigatori di aver avuto un problema con un animale selvatico. «Ho avuto un incidente con un cinghiale», avrebbe ripetuto più volte, sostenendo che i danni alla carrozzeria fossero compatibili con un urto improvviso su un tratto di autostrada poco illuminato. Una versione che, a prima vista, sembra voler attribuire la responsabilità a una circostanza casuale e difficilmente prevedibile.
Nel corso dell’interrogatorio, però, il suo racconto cambia sfumature: quello che inizialmente viene descritto come un “lieve impatto” assume contorni più marcati, pur rimanendo ancorato alla presenza del presunto cinghiale. A pesare, però, sono le parole di due testimoni che avrebbero assistito alla scena del tamponamento tra il furgone e la Fiat 500X guidata da Costanza Flora. Secondo la loro ricostruzione, dopo l’urto il furgone si sarebbe fermato, il conducente sarebbe sceso per osservare cosa fosse accaduto, per poi risalire a bordo e ripartire senza prestare soccorso.
È qui che la vicenda assume contorni ancora più drammatici. L’impatto con il furgone avrebbe provocato lo sbalzo del seggiolino con la piccola Lucia, proiettato fuori dall’abitacolo insieme all’ovetto. La bambina sarebbe finita sull’asfalto e un’altra auto, non ancora identificata con certezza, l’avrebbe quindi travolta. Una sequenza di eventi di inaudita violenza che ha portato la procura a indagare il conducente del furgone per omicidio stradale e omissione di soccorso, mentre si lavora per dare un nome e un volto anche al secondo veicolo coinvolto.

Autopsia decisiva, seggiolino sotto esame e troppi punti ancora oscuri
Uno dei passaggi più delicati delle prossime ore riguarda l’autopsia sulla piccola Lucia. L’incarico al medico legale sta per essere formalizzato e l’esame dovrà stabilire, con precisione scientifica, se la morte della bambina sia avvenuta a causa del successivo investimento o se fosse già deceduta nel momento in cui è stata sbalzata fuori dalla vettura. Una distinzione dolorosa ma fondamentale, che avrà conseguenze non solo sul piano giudiziario, ma anche sulla comprensione complessiva della dinamica.
Parallelamente, gli investigatori stanno analizzando il seggiolino di protezione che avrebbe dovuto trattenere la bambina all’interno dell’auto. Il dispositivo si è sganciato al momento dell’urto, e su questo punto gli accertamenti tecnici saranno determinanti. L’ipotesi ritenuta più probabile è quella di un errato aggancio, ma non si escludono altre possibilità: un malfunzionamento del sistema di fissaggio o un distacco provocato dalla violenza dell’impatto. Ogni dettaglio può pesare, perché da esso dipende anche la valutazione delle condizioni di sicurezza in cui viaggiava la piccola.
Intanto, il quadro complessivo resta pieno di ombre. La presunta presenza del cinghiale non trova al momento riscontri solidi, mentre le testimonianze che descrivono la fuga del conducente dopo il tamponamento appaiono nette e circostanziate. A questo si aggiunge la necessità di individuare con certezza l’auto che avrebbe investito per seconda la bambina, completando così il mosaico di una notte che ha lasciato sull’asfalto non solo i segni di uno scontro, ma una ferita aperta nell’opinione pubblica.
La sensazione, a distanza di giorni dalla tragedia, è che la verità completa sia ancora lontana dall’essere ricostruita. Tra versioni che si modificano, dettagli che non coincidono, lacune da colmare e responsabilità da accertare, la procura prova a tenere insieme ogni elemento per dare una risposta a una famiglia distrutta. Nel dolore di chi ha perso Lucia, resta almeno la speranza che la giustizia riesca a illuminare ogni punto oscuro di quanto accaduto su quel tratto di A5, restituendo alla vicenda un senso che oggi sembra impossibile trovare.
