Tumori nei giovani, aumentati dell’80% in 30 anni. Al Sud poca prevenzione

La profondadisparità, anche in campo sanitario,tra Nord e Sudnon è certo una novità. Si riscontra, in particolare, nella  piaga dei viaggi della speranza che in termini economici costano alle Regioni del sud –Sicilia, Campania e Pugliain testa –svariati miliardi di euro l’anno chefiniscono nelle casse delle regioni più ricchee organizzate, soprattuttoLombardia ed Emilia-Romagna, anche se va detto che nel complesso,secondo i dati dell’Agenas del 2022, nell’isola migliora la Rete oncologica. Ma proprio in questi giorni questa disparità che non accenna a finire è tornata in auge attraverso le parole del dottorMichele Caruso, responsabile del settore della ricerca di Humanitas Catania. Leggi anche –Sanità: i siciliani si curano fuori e portano al Nord 230 milioni di euro Caruso, riferendosi ai dati in possesso del centro oncologico etneo, ma anche di quelli emessi dalla Regione, evidenzia comein Sicilia, ma in generale in quasi tutto il Sud, ci sia unaprofonda correlazione tra le percentuali di cittadini che si sottopongono o rispondono a politiche di prevenzione e l’incidenza di tumori. E per far capire meglio di cosa di tratta nel campo del tumore alla mammella, uno dei più diffusi, la Sicilia si trova tra i fanalini di coda col circa27 per cento delle donne che rispondono alla prevenzionecontroil 75 per centoin Lombardia. Occorre quindi insistere sugli screening di massa, soprattutto per quanto riguarda i tumori di mammella, collo dell’utero e colon. Tanto per restare nel campo dei numeri l’Humanitas Catania nel 2022 ha operato e curato oltre 700 donne col cancro alla mammella. A questo contesto si aggiungono i dati di alcune ricerche effettuate negliStati Unitidove negli ultimi vent’anni si è vistoun aumento di molte tipologie di tumori tra i più giovanie i relativamente giovani. Dati che mettono la situazione in correlazione con gli stili di vita, la prevenzione e soprattutto l’avvelenamento del nostro pianeta. Negliultimi 30 anni, il numero di casi di cancro in tutto il pianeta tra lepersone di età inferiore ai 50 annièaumentato di quasi l’80 per cento. Lo scrive il Guardian. Il numero di diagnosi di tumore è cresciuto da poco più di1,8 milioni nel 1990 a oltre 3,2 milioni nel 2019, secondo lo studio pubblicato su una rivista specializzata in medicina oncologica,BMJ Oncology. Ogni anno muoiono oltre un milione di giovani malati di cancro. Gli scienziati ritengono che l’aumento sia legato alla cattiva alimentazione, all’alcol, al tabacco, all’inattività fisica e all’obesità. Si presume che i casi in questa fascia di etàaumenteranno di un ulteriore 21 per cento entro il 2030. “Che ci sia un aumento dei casi di tumore in generale, dovuto principalmente all’età e all’aspettativa di vita, è un fatto acclarato – aggiunge Caruso -.Più si vive più andiamo incontro a tumori.Purtroppo, però, l’aumento di casi lo riscontriamoanche in età giovanili, soprattutto per quanto riguarda il tumore alla mammella e, seppure in percentuali minori,  anche in altre tipologie di tumori. Devo aggiungere, però, che la sopravvivenza migliora, grazie alle nuove tecniche”. “Il problema maggiore – ha proseguito il ricercatore – , parlando principalmente del cancro alla mammella è la percentuale di prevenzione. In Sicilia sono ancorapoche le donne che fanno prevenzione. E questo gap negativo  poi incide sul numero di nuovi casi che vengono diagnosticati quando la malattia è andata avanti. Oltre alla carenza di prevenzione questo aumento di patologie  ce lo spieghiamo vedendo quello che ci circonda. Siamo in un pianeta dove l’ambiente compromesso contribuisce a sviluppare patologie. Inoltre si mangia tanto e si mangia male e un mondo malato contribuisce a questa incidenza”. Sul punto relativo alla prevenzione, se si osserva l’andamento nel cancro della mammella, il valore medio italiano della proporzione di donne che hanno eseguito la mammografia rispetto a quelle aventi dirittonel 2020si era attestato al30 per cento, nel 2021è tornato in linea (46,3 per cento) con i valori di copertura del periodo 2018-2019. I livelli di copertura sono differenti tra le macro aree ed evidenziano un evidente gradiente Nord-Sud. Al Nord i valori di copertura, stabili sono intorno  al 61 per cento nel biennio 2018-2019. Si sono ridotti drasticamente al 40 per cento nel 2020 per poi ritornare, nel 2021, ai valori pre-pandemici. I valori di copertura della macro area Centro nel periodo 2018-2019 si attestavano intorno al 50 per cento, per ridursi al 38 per cento nel 2020 e riposizionarsi quindi intorno al 48 per cento nel 2021. I valori di copertura nell’areaSud e Isole sono sempre stati decisamente inferiorialle altre due aree (intorno al20-21 per cento), con un sensibile peggioramento nel 2020 (12 per cento) e un recupero al 23,2 per cento nel 2021. Ilcarcinoma della mammella è il tumore più frequentemente diagnosticatoin tutte le fasce di età dai 18 anni agli over 80 ed il trend di incidenza appare in continuo leggero aumento (più 3 per cento per anno AIOM LG 2021) con una sopravvivenza a 10 anni del 70 per cento circa in tutti gli stadi. “Se consideriamo la malattia allo stadio precoce I, II e III- spiega il dott. Caruso – lasopravvivenza a 5 anni supera ormai il 93 per centoarrivando quasi al 100 per cento allo stadio I. Il carcinoma mammario rappresenta la patologia tumorale in cui sono state sviluppate le principali  innovazioni in ambito oncologico, dagli screening, ai trattamenti conservativi, alle terapie neo adiuvanti, e adiuvanti ivi comprese lo sviluppo delle terapie a bersaglio molecolare e finalmente, anche nella mammella, l’utilizzo della immunoterapia. Unaevoluzione continua in termini di strategie terapeutiche e di nuovi farmaci, che ha permesso fondamentali ed esaltanti miglioramenti nella cura della malattia mammaria. I continui miglioramenti della sopravvivenza delle pazienti sono dovuti ai progressi della ricerca clinica con l’applicazione dei risultatidi studi clinici “practice changing”correttamente applicati da un gruppo multidisciplinare che pianifica la corretta terapia personalizzata.  Se la paziente non viene presa in carico da una breast unit che applichi in maniera corretta il giusto percorso, questa paziente ha unrischio di sopravvivenza inferiore del 18 per cento”. Leggi anche –Tumori ginecologici, a Catania arriva la “live surgery”. Il congresso Humanitas Un altro tumore che sta avendo un aumento esponenziale tra i giovani anche siciliani è quello della pelle. Circa l’85 per cento dei melanomi cutaneiche insorgono annualmente nel mondo interessa le popolazioni diNord America, Europa e Oceania. L’incidenza è maggiore nella razza caucasica. Si tratta di uno dei principali tumori che insorge in giovane età. In termini d’incidenza, nella popolazione italiana costituisce il secondo tumore più frequente nei maschi sotto i 50 anni e il terzo più frequente nelle donne sotto i 50 anni. In Italia, nel 2022 sono state stimate circa12.700 nuove diagnosi di melanomadella cute (maschi 7000; femmine 5700). Il rischio di sviluppare un melanoma nel corso della vita è dell’1,5 per cento nei maschi e dell’1,2 per cento nelle femmine. Iltrend d’incidenza appare in aumento statisticamentesignificativo sia nei maschi (più 4,4 per cento per anno), che nelle femmine (più 3,1 per cento per anno). Esiste tuttavia unanotevole variabilità geografica nell’incidenza del melanomacutaneo nel nostro Paese con un evidente trend decrescente Nord-Sud: itassi di incidenza sono fino a due volte più bassi nel Sud Italiarispetto a quelli nelle aree del Centro-Nord. “Il nostro sole è malato – ha concluso Caruso – . C’è quindi un aumento di melanomi.  Ma il dato può essere letto anche in senso positivo perché vengono scoperti tumori della pelle in stato iniziale, quindi in uno stato più curabile. Questo perché c’è una maggiore sensibilità alla prevenzione che per questa tipologia di patologia si è diffusa anche nei giovani. Per questo noi da tempo premiamo  affinché il governo sanitario insista sugli screening e sul corretto di stile di vita della popolazione. Bisognaagire anche sui medici di famigliache devono prendersi carico dei propri pazienti sul tema della prevenzione. Da noi ad Humanitas arrivano pazienti che non hanno effettuato alcuna prevenzione, ma quando vengono da noi sono già malati. Bisogna agire prima per impedire che si ammalino, insistere sul territorio. Anche lì si vince la partita per ridurre la percentuale di casi”.